di Mario Lunetta
Un dettaglio, oggi
Suppone lo scrivente che solo che
avesse avuto
la fortuna di incontrare su un asse
qualsiasi di questa
zattera sconnessa che ha nome
Europa Meister
Hans Magnus il cui nom de plume è semplicemente
Enzensberger avrebbe potuto nascere
tra loro magari
solo un attimo prima del naufragio
un’intesa, se non
un’amicizia.
Del poeta tedesco lo scrivente ha
sempre ammirato
certe opere selvaggiamente
scintillanti come La fine
del
Titanic, Musica del futuro, Più leggeri dell’aria,
o certe altre piene di cinica
consapevolezza come ad es.
Questioni
di dettaglio – e, in termini generali, la taglienza
dell’ironia politica dentro una
spietata gentilezza
nei confronti della stupidità dei
sottomessi verso
la ferocia aggressiva dei più
forti, che corrisponde solo
allo spessore del loro portafoglio:
il che, con l’aria
che da sempre tira in questo nostro
mondo ottenebrato
di cui anche Poesia e Critica
letteraria e d’arte sono
perlopiù parte connivente, non gli
pare cosa da poco.
Piluccando nei giorni scorsi qua e
là tra le pagine
di Colloqui con Marx ed Engels lo scrivente ha capito
che quella mancata amicizia s’era
trasformata da parte sua
in pura e semplice devozione, nel
momento in cui
il Meister riporta un incredibile
brano del rapporto
informativo della polizia prussiana
da Londra
sul “capo dei comunisti”, città in
cui Marx visse
con la famiglia dal 1850 al 1856,
in un appartamento
all’ultimo piano di Dean Street 28:
“Marx abita
in uno dei peggiori quartieri di
Londra, e di conseguenza
anche dei più economici. Occupa due
stanze; quella
che guarda sulla strada è il
salotto, quella che dà
sul retro è la camera da letto… In
mezzo al salotto
si trova un grande tavolo di età
veneranda, ricoperto
da uno spesso strato di cera mai
rimossa. Su di esso
si ammonticchiano i manoscritti, i
libri e i giornali
di Marx, i giocattoli dei bambini,
i lavori di rammendo
della moglie, tazze da tè dagli
orli sbreccati, cucchiai
sporchi, coltelli, forchette,
candelieri, calamai, bicchieri,
pipe di terracotta olandesi, cenere
di tabacco, tutto gettato
alla rinfusa su quell’unico tavolo…
Sedersi è veramente
un’impresa rischiosa. Qui una sedia
si regge solo più
su tre gambe, là i bambini giocano
alla cucina su un’altra
sedia, rimasta per caso intera.
Naturalmente la sedia
intera viene offerta al visitatore…
Ma tutto ciò non procura
a Marx e a sua moglie il minimo imbarazzo. L’accoglienza
è la più amichevole; la pipa, il
tabacco e tutto quello che
si trova in casa viene offerto con
la massima cordialità.
Una conversazione intelligente e
piacevole sopperisce
finalmente alle deficienze
domestiche, rendendo sopportabile
ciò che al primo impatto era solo
sgradevole. Allora
ci si può perfino riconciliare con
la compagnia, e trovare
l’ambiente interessante e
originale”.
Allo scrivente pare questo
documento un’istantanea
folgorante e paradossale: una
sequenza di teatro dell’assurdo
ante
litteram allestita dal Pericoloso Sovversivo con
la violentissima grazia della
normalità: uno sberleffo
contro il Capitale nell’onnipotente
capitale del sistema
imperiale di cui era ospite assai
poco gradito. Per cui,
si chiede il trasecolato scrivente,
come sia possibile
che la polizia prussiana di oltre
un secolo fa fosse
più intelligente della nostra attuale:
di quella, intende,
che gli pare abbia un tantino esagerato,
almeno
negli episodi della scuola Diaz di
Genova 2001
certo imparagonabile alla Londra
1850 d.c.s.
Quindi, onore all’esimio Gianni De
Gennaro:
promoveatur
ut amoveatur.
Amen.
11 aprile 2015
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Genova, 21 luglio 2001: l'assalto della celere alla Scuola Diaz. Un episodio di tortura poliziesca secondo la Corte Europea di Giustizia. |