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di Sarah Panatta
Non suonare la batteria, lascia che la batteria
suoni te.
Una frustata
un tocco una rullata, bop,
lash, loop. Quando la rincorsa del ritmo (del successo) stimola, cavalca, stordisce, brucia, e detta le resistenze dell'Io. Andrew desidera emergere come una
star del jazz, con la carica ormonalmente
disciplinata dei suoi ambiziosi 19 anni. Frequenta una prestigiosa scuola newyorkese e si prepara a scalare le orme dei classici
a sanguinosi distruttivi colpi
(bassi) di batteria.
Con Whiplash[1], rivelazione al Festival di Toronto, il fresco trentenne
Damien Chazelle firma la sua seconda regia
"musicale". Jam session
di formazione. Educazione fisico-psicologica di un giovane impastato della mitopoietica wasp, tanto masochisticamente prono all'umiliazione asfissiante del percorso autoreferenziale per la fama, quanto distaccato da qualsiasi solidarietà, rispetto o legame emotivo verso maestri
e affetti.
Assolutamente trincerato nel mito americano dell'autodeterminazione Andrew (un
ottimo Miles Teller, smorfia
perenne di un sudatissimo inseguimento del palco, che è apoteosi
vuota) se ne nutre fino alla sfida senza regole con se stesso
e il suo mentore bastardo senza gloria (un elettrico
vigoroso e imperdibile J. K. Simmons). Andrew si perde nella lotta
quotidiana con il suo insegnante
eccentrico, glaciale ma paradigmatico nella sua persecuzione
cieca e impassibile della perfezione come successo, esattamente quanto la famiglia medioborghese di Andrew,
che non comprende tuttavia la funzionalità pragmatica di una carriera da musicista nel cursus honorum
socio-economico standard, mentre idolatra l'"altro" figlio, lo sportivo inevitabilmente
babbeo.
Primi
piani stretti sull'accumulazione nervosa di epidermide, muscoli e secrezioni varie, tra le espressioni di sforzo, sdegno, disperazione, furia, eccitazione. Tutt'altro che improvvisato, il racconto di Chazelle performa il proprio "cigno nero", senza arrivare al parossismo patologico della Nina schizofrenica,
deturpata e uccisa dal barocco Darren Aronofsky nel capolavoro
oscuro Black Swan (USA 2010). Il batterista Andrew è un tronfio talentuosissimo sbarbato cadetto dell'America dei cecchini menomati e dei colletti bianchi
frustrati, inamidata da una violenza conservatrice
patriarcale che cementa e maschera il carattere di ogni potenziale leader. Andrew vuole lo scroscio
degli applausi e si lascia coercizzare da un maestro (in apparenza) brutalmente immemore
della propria gioventù prosciugata
dallo studio e dalla gavetta. Full metal jazz,
lo show individuale limitless, esercizi ferite vendette, fino all'occasione non calcolata e all'amplesso strumentale (e metafisico?) tra i nuovi ʽalmost famousʼ.
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Miles Teller e J. K. Simmons in una scena di Whiplash
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Whiplash, antro kafkiano interpretato con rara eleganza ed
energia da giganteschi comprimari, coreografia registica cool, che galoppa sulle sue
crome e biscrome di tagli radenti e velocissimi. Affascinante,
infantile, adrenalinico e fallibile
come il suo
protagonista, il film è smarrito eppure sospinto da una sceneggiatura che ritorna su se stessa
dilatando (deliberatamente)
senza misura i colpi di scena e le rivelazioni prevedibili, ma ha il pregio di non arrancare nella retorica dei ruoli,
sciogliendo la guerra sensuale e catartica del jazz nelle vene dei
suoi corpi.
Agli Oscar 2015 c’era la gara Whiplash
VS Birdman (vinta dal secondo). Ego maschile in affermazione contro ego maschile
affermato, backstage urbano
contro prove da camera, soliloqui allo specchio contro
svenimenti sui "piatti",
montaggio sincopato in interni sempre eguali, contro montaggio "interno" a piani sequenza metateatrali vorticosi, uomo uccello contro uomo bacchetta. Entrambi estensioni escoriate di un'arte solitaria e così pura da rischiare di perdere contatto con l'anima che
non la produce ma ne dipende.
[1] Un film di Damien Chazelle. Con Miles Teller, J. K.
Simmons, Melissa Benoist, Paul Reiser, Austin Stowell, Nate Lang, Kavita Patil, Michael D. Cohen, Tian Wang, Kofi Siriboe, Tarik Lowe, Marcus Henderson, C.J. Vana, Calvin C. Winbush, Adrian
Burks, Charlie Ian, Damon Gupton, Jayson
Blair, April Grace. Durata 107 min. USA 2014.
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