SPAZIO LIBERO
CINEPRIME – “WHIPLASH”
Se è la batteria
che suona l'uomo


      
Rivelazione all'ultimo Festival di Toronto, il film del trentenne Damien Chazelle racconta con scatti anfetaminici la formazione, l’educazione fisico-psicologica di un giovane bianco che aspira a diventare una star della musica battendo su tamburi, rullanti, timpani e piatti. Full Metal Jazz, lotta per la ribalta del cigno nero del ritmo, un nuovo 'bird' della percussione. L’ottimo protagonista Miles Teller si impegna allo spasimo in una sfida senza regole con se stesso e con il suo mentore bastardo senza gloria (un vigoroso e imperdibile J. K. Simmons, migliore attore non protagonista agli Oscar 2015).
      



      

di Sarah Panatta

 

 

Non suonare la batteria, lascia che la batteria suoni te.

Una frustata un tocco una rullata, bop, lash, loop. Quando la rincorsa del ritmo (del successo) stimola, cavalca, stordisce, brucia, e detta le resistenze dell'Io. Andrew desidera emergere come una star del jazz, con la carica ormonalmente disciplinata dei suoi ambiziosi 19 anni. Frequenta una prestigiosa scuola newyorkese e si prepara a scalare le orme dei classici a sanguinosi distruttivi  colpi (bassi) di batteria.





Con Whiplash[1], rivelazione al Festival di Toronto, il fresco trentenne Damien Chazelle firma la sua seconda regia "musicale". Jam session di formazione. Educazione fisico-psicologica di un giovane impastato della mitopoietica wasp, tanto masochisticamente prono all'umiliazione asfissiante del percorso autoreferenziale per la fama, quanto distaccato da qualsiasi solidarietà, rispetto o legame emotivo verso maestri e affetti.

Assolutamente trincerato nel mito americano dell'autodeterminazione Andrew (un ottimo Miles Teller, smorfia perenne di un sudatissimo inseguimento del palco, che è apoteosi vuota) se ne nutre fino alla sfida senza regole con se stesso e il suo mentore bastardo senza gloria (un elettrico vigoroso e imperdibile J. K. Simmons). Andrew si perde nella lotta quotidiana con il suo insegnante eccentrico, glaciale ma paradigmatico nella sua persecuzione cieca e impassibile della perfezione  come successo, esattamente quanto la famiglia medioborghese di Andrew, che non comprende tuttavia la funzionalità pragmatica di una carriera da musicista nel cursus honorum socio-economico standard, mentre idolatra l'"altro" figlio, lo sportivo inevitabilmente babbeo.

 

Primi piani stretti sull'accumulazione nervosa di epidermide, muscoli e secrezioni varie, tra le espressioni di sforzo, sdegno, disperazione, furia, eccitazione. Tutt'altro che improvvisato, il racconto di Chazelle performa il proprio "cigno nero", senza arrivare al parossismo patologico della Nina schizofrenica, deturpata e uccisa dal barocco Darren Aronofsky nel capolavoro oscuro Black Swan (USA 2010). Il batterista Andrew è un tronfio talentuosissimo sbarbato cadetto dell'America dei cecchini menomati e dei colletti bianchi frustrati, inamidata da una violenza conservatrice patriarcale che cementa e maschera il carattere di ogni potenziale leader. Andrew vuole lo scroscio degli applausi e si lascia coercizzare da un maestro (in apparenza) brutalmente immemore della propria gioventù prosciugata dallo studio e dalla gavetta. Full metal jazz, lo show individuale limitless, esercizi ferite vendette, fino all'occasione non calcolata e all'amplesso strumentale (e metafisico?) tra i nuovi ʽalmost famousʼ.





Miles Teller e J. K. Simmons in una scena di Whiplash


Whiplash, antro kafkiano interpretato con rara eleganza ed energia da giganteschi comprimari, coreografia registica cool, che galoppa sulle sue crome e biscrome di tagli radenti e velocissimi. Affascinante, infantile, adrenalinico e fallibile come il suo protagonista, il film è smarrito eppure sospinto da una sceneggiatura che ritorna su se stessa dilatando (deliberatamente) senza misura i colpi di scena e le rivelazioni prevedibili, ma ha il pregio di non arrancare nella retorica dei ruoli, sciogliendo la guerra sensuale e catartica del jazz nelle vene dei suoi corpi.

 

Agli Oscar 2015 c’era la gara Whiplash VS Birdman (vinta dal secondo). Ego maschile in affermazione contro ego maschile affermato, backstage urbano contro prove da camera, soliloqui allo specchio contro svenimenti sui "piatti", montaggio sincopato in interni sempre eguali, contro montaggio "interno" a piani sequenza metateatrali vorticosi, uomo uccello contro uomo bacchetta. Entrambi estensioni escoriate di un'arte solitaria e così pura da rischiare di perdere contatto con l'anima che non la produce ma ne dipende.

 

 

 



[1] Un film di Damien Chazelle. Con Miles Teller, J. K. Simmons, Melissa Benoist, Paul Reiser, Austin Stowell, Nate Lang, Kavita Patil, Michael D. Cohen, Tian Wang, Kofi Siriboe, Tarik Lowe, Marcus Henderson, C.J. Vana, Calvin C. Winbush, Adrian Burks, Charlie Ian, Damon Gupton, Jayson Blair, April Grace. Durata 107 min. USA 2014.




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