di Lamberto Pignotti
È
piacevole, pensava, leggere una storia come questa nella camera di una pensione
al secondo piano di fronte al mare, con una malcelata vena di umorismo. Cercò
di andare avanti nella lettura ma poi, girandosi lentamente, le disse con tono
assai infastidito:
“Signora,
se il suo sventurato consorte è deceduto per deperimento, pace all’anima sua, ma ora non mi infastidisca oltre il dovuto con
le sue continue e oscene profferte amorose…”
Lei
che stava succhiando una caramella sospirò allora in modo rassegnato:
“In
fondo non è la lussuria scatenata, bensì la pace
del cuore che io vo cercando, mammolone, fra le
tue bramose e lubriche braccia…”
Sbirciandola
con alquanta ostilità e grattandosi il mento, lui ribatté:
“Come
le devo dire che non voglio essere più palpato e brancicato da lei, signora? Mi
conceda almeno un momento di pace…”
Con
enfasi struggente lei si fece all’improvviso avanti e quasi canterellando
disse:
“Sia
detto con tua pace, coccolone: mi
ritorna una irrefrenabile voglia di morderti tutto!”
Dopo
un lungo silenzio carico di tensione e aspettando che si attenuasse la sirena
di un’autoambulanza:
“Ahimè,
signora”, si lamentò, “da quando lei, con la sua insaziabile lussuria, mi si è
buttata al collo non ho avuto più pace…”
“Deh!”,
giungendo le mani lei bisbigliò, “Concedimi ancora qualche inverecondo bacio
appassionato, e poi ti lascio in pace,
bambolone…
Barcollando
per un improvviso giramento di testa, lui si lamentò debolmente:
“Signora,
la smetta di stringermi con cotale foia… Mi ha già spremuto come un limone: mi
lasci riposare in pace, ora!”
Lungi
dal ritrarsi, ribatté lei in tono di sfida:
“E
così, ora che mi hai ripetutamente presa d’assalto e spudoratamente
conquistata, vorresti fare la pace,
eh, birbone…”
A
quel punto gli venne spontaneo un lungo respiro di disperazione, e facendo il
gesto di strapparsi i capelli, sbottò:
“Di
ninfomani come lei, signora, ne ho fin sopra i capelli! Amerei starmene in pace in camera mia, da solo, almeno un
paio di giorni…”
Con
lo sguardo fisso davanti a sé, lei andò a sedersi sulla sponda del letto,
accavallando le gambe:
“Quando
avrai raggiunto la pace dei sensi,
bischerone mio”, bisbigliò, “non ti rimarrà che sognare questa estenuante e
sregolata contesa d’amore…”
Alzando
le mani al cielo, lui provò ad ammansirla:
“Signora
sia buona, si metta il cuore in pace:
anche il numero delle combinazioni previste dal Kamasutra ha un limite…”
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Stefano Lanuzza, Stanza 520, 2013
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Sospirando
in modo rassegnato, lei si alzò dal letto:
“Cuoricino
mio, tu sei proprio irremovibile alle mie reiterate e dissolute richieste
d’amore! Sai che ti dico allora? Pace
agli uomini di buona volontà…”
Con
distacco, quasi con noia, anche perché cominciò ad avvertire la bocca secca, le
disse:
“Da
qualche tempo il suo temperamento focoso e francamente scostumato non mi dà più
pace, signora! La prego vivamente
perciò di rivolgersi ad altri…”
A
quel punto lei sorrise allungando con esitazione una mano:
“Dai,
vogliamo firmare la pace a suon di
baci particolarmente licenziosi, porcellone?”
Ritraendosi
con spavento, lui mise le mani avanti:
“Si
dia pace, signora… Non mi avrà mica
preso per il Divino Marchese!...”
Sempre
più impaziente, lei disse:
”Bello
mio, non posso rinunciare ai tuoi frenetici amplessi! Quella che tu
impietosamente mi chiedi sarebbe per me una pace
gravosa…”
Precipitandosi
verso la porta, da dove provenivano rumori di passi nel corridoio, lui gridò:
“Ora
si metta l’animo in pace, signora! Da
questo momento non intendo concederle più i miei favori…”
Fregandosi
piacevolmente le mani, lei disse:
“Farfallone
amoroso, prima di volare via, lasciati un’altra volta accarezzare
licenziosamente in santa pace!”
Facendo
un saluto con la mano, lui ribatté:
“Gi eccessi erotici in cui mi ha coinvolto m’inducono a
ritirarmi in convento… Pace e bene,
signora!”
Lei,
con simulato irrefrenabile furore lo minacciò allora di chiudere la storia con
un micidiale lieto fine:
“Tesoruccio,
se non accondiscendi ad essere ancora voluttuosamente mio, ti strangolo, ti dò
la pace eterna…”
Ma
lui non l’ascoltava più, stava leggendo. Lei si mise a guardare dalla finestra
le luci che si erano accese sul lungomare.
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