di Martha L. Canfield
Circa
tre anni e mezzo fa mi trovavo a Montevideo e ho incontrato Eduardo Galeano nel
solito bar della Ciudad Vieja, il Caffè Brasilero.
Nei miei ultimi viaggi ci eravamo visti soprattutto a casa di Mario Benedetti, ma ora
lui non c’era più, mancato nel maggio del 2009. L’abbiamo evocato, con profonda
nostalgia, e alla fine, per tornare sul presente e sulle cose pratiche, io gli
ho parlato di un progetto editoriale per il quale mi serviva un’intervista con
lui. Alla fine abbiamo concordato un appuntamento speciale per realizzare
l’intervista, «breve e registrata, non scritta perché mi stanco molto», tenne a
precisare; e così abbiamo fatto. Ma l’annunciata pubblicazione non andò in
porto, quindi io la conservai inedita finora.
Tu parli spesso del
diritto di sognare. In che rapporto lo vedi con i diritti umani in genere?
Credo
che sia il più umano dei diritti, ma non risulta in nessuna dichiarazione dei
medesimi. Credo che il diritto di sognare fornisca acqua fresca da bere, e se
non fosse per questo gli altri diritti morirebbero di sete. I sogni ci
forniscono un’inspiegabile capacità di mirare oltre l’infamia…
Il marxismo fa parte
di questo diritto – chiamiamolo così – “onirico”?
Perché
no? Il marxismo è realismo e la realtà è reale nella veglia, nelle ore del
giorno; ma è reale anche nella notte, quando la realtà dorme o fa finta di
dormire, quando sogna o ha gli incubi.
Che ruolo avrebbe il
Fondo Monetario Internazionale in questo diritto al sogno?
Il
Fondo Monetario pensa agli incubi.
La globalizzazione
può essere l’agonia del capitalismo?
Da
quando ero bambino sento parlare dell’agonia del capitalismo. È chiaro che ha
più di sette vite.
Cosa c’è dopo la
globalizzazione?
Il
capitalismo è globalizzato da molto tempo, quattro secoli, forse cinque, a
partire dalla conquista dell’America. E anche la resistenza al capitalismo è di
antica data, perché ogni cosa genera il proprio contrario. Così, quel lato
positivo della globalizzazione, che è l’internazionalismo, ci permette di
riconoscerci fratelli di tutti coloro che hanno volontà di giustizia e di
bellezza, non importa dove siano nati o in quale epoca siano vissuti.
Cos’è per te la
diversità?
La
cosa migliore del mondo è precisamente il fatto che esso contiene dentro una
quantità di mondi; ma oggi come oggi i padroni del mondo ci invitano a morire
di fame o di noia.
Eduardo
Galeano
nel Café Brasilero di
Montevideo
Cosa rappresenta o ha
rappresentato per te Fidel Castro?
Per
noi latinoamericani è un simbolo di dignità. Tuttavia a Cuba neppure le mosche
potevano volare senza il suo permesso. L’assillo imperiale lo costringeva ad
esercitare poteri monarchici. Con Raúl le cose
saranno sicuramente, almeno in parte, diverse.
Che sentimento hanno
suscitato in te il processo delle fucilazioni a Cuba?
Sono
contrario alla pena di morte in qualsiasi parte del mondo.
Cosa pensi del pensiero
Luxemburghista?
Io
amo quella donna. Il pensiero di Rosa Luxemburg non
tramonta. Anzi, quanto ci manca, che grande bisogno c’è di lei in questo mondo
in cui giustizia e libertà rimangono divorziati.
In che stato di
salute versa il mondo occidentale?
Quello
che chiamano mondo occidentale, ossia quella concentrazione di potere nelle
mani di pochi, gode di una salute sospetta, perché dipende dalla malattia di
tutti gli altri.
Qual è il futuro
prossimo dell’America Latina?
Non
ne ho la più pallida idea.
Come vedi il lavoro
svolto da Cristina Kirchner?
Continua
ad essere una buona sorpresa. La realtà è sorprendente, e non tutte le sorprese
sono cattive.
A cosa serve
l’utopia?
Secondo
Fernando Birri serve a camminare, è dentro l’orizzonte, non la raggiungeremo
mai, ma grazie a lei andiamo avanti.
Tu hai sostenuto che,
dei diversi movimenti guerriglieri dell’America Latina, apprezzi
particolarmente quello zapatista. Perché?
Perché
finora non ha confuso i mezzi con i fini e pertanto non è finito per
assomigliare al nemico contro il quale lotta.
Cosa pensi del
commercio equo e solidale e dei movimenti sorti dopo Porto Alegre?
Ho
la migliore opinione del movimento che rivendica il commercio giusto e anche
del foro nato a Porto Alegre. Il destino delle dita è
nella mano. Fuori dalla bocca, il dente non serve a nulla.
Per quale motivo hai
definito le Sinistre dell’America Latina come «buone università della destra»?
È
una riprova, non un’opinione. In tutto il mondo la sinistra è sempre stata l’università
della destra. Rupert Murdoch, nei suoi anni studenteschi, teneva soltanto l’immagine
di Lenin alle pareti della sua stanza. Si capisce: ci sono coloro che leggono Il
capitale per vivere dei suoi interessi. Ma per fortuna la sinistra non è
solo quello. È molto di più.
Se parliamo di Lula
in Brasile, ti sembrerebbe troppo definirlo un mezzo fallimento? Cosa ti
aspettavi tu dal governo Lula?
La
verità è che va di male in peggio. Mi duole per tutto quello che Lula e il suo
partito rappresentano per il Brasile e per il mondo.
Sei sempre dello
stesso avviso circa Chávez, ovvero «un tiranno inventato dai grandi mezzi di
comunicazione»? Perché tanta sinistra (anche italiana) lo ama?
Strano
tiranno, vero? Ha vinto nove elezioni. I grandi mezzi di comunicazione l’hanno
trasformato in un demonio.
Come leader
sudamericano, ti trasmette piena fiducia?
Sì,
per la sua dignità e volontà di giustizia.
Quanta fiducia hai
nella possibilità di vedere in futuro un miglioramento sociale nel mondo?
Io
lotto per un mondo senza leader, senza che ci siano padroni che comandano e
gente comandata, senza differenze tra chi dirige e chi è diretto. Ma questo non
significa che non possa avere un’alta opinione e rispetto per gli uomini e le
donne che incarnano la speranza collettiva e la volontà collettiva di
cambiamento. E ce ne sono.
Cosa rappresenta per
te la cultura?
Non
lo so. A volte mi sento come un ubriaco che nega l’evidenza e continua a credere
nell’incredibile. Mi conforta sapere che così come è il mondo non può andare
avanti: o cambia o è perduto, perché di questo passo il mondo rimarrà senza
mondo: senza aria, senza acqua, senza terra, senza anima.
Che senso ha la
scrittura?
Me
lo domando tutti i giorni, ma male che vada continuo a credere che non sia una
passione inutile. La cultura è comunicazione o non è niente. Le orme digitali di
una mano tesa in cerca di un’altra mano.
Nei tuoi scritti
spesso appaiono immagini di bambini. Che futuro consegneremo ai bambini del
terzo millennio?
Bisognerebbe
domandarlo a loro, che sono quelli che sanno.
Cosa ti ha regalato
nella tua vita la letteratura?
Poter
toccare gente che non conosco ed essere toccato da essa.