INTERVISTE
MASSIMO MORI
Per una pratica d’arte olistica sempre in movimento


  
In occasione della consegna, lo scorso 20 settembre, del Premio Lerici Pea, giunto alla 60° edizione, per la sua produzione nell’ambito della Poesia Intermediale, il poeta e artista mantovano-fiorentino è stato interrogato a proposito della novità, nel contesto italiano, di questo premio. Che finalmente apre le porte ad un articolato e pluridecennale movimento di ricerca e di intersezione tra poesia performativa, sonora, concreta, verbovisuale, gestuale-corporea etc. Insomma un ‘mixed media’ all’altezza del XXI secolo.
  



  

 

 

di Lucia Ianniello

 

 

Il Premio Lerici Pea, tra i più prestigiosi del nostro Paese, istituisce da quest’anno la sezione di ‘Poesia Intermediale’. Il Premio è stato assegnato il 20 settembre u.s. al CAMeC (Centro Arte Moderna e Contemporanea) a La Spezia al poeta ed artista Massimo Mori. Gli chiediamo di parlarci di questo importante riconoscimento.

 

Il Premio Lerici Pea è giunto alla 60ª edizione. Il suo prestigio in questo lungo percorso ha segnalato importanti poeti del panorama nazionale ed internazionale, come: Caproni, Ferlinghetti, Luzi, Achmatova, Sanguineti, Enzensberger. Quest'anno in alcune delle varie sezioni in cui il Lerici Pea è articolato, il premio è stato assegnato per l'opera edita al poeta Valerio Magrelli e, per la poesia dialettale, a Franco Loi. L’espressione poetica dalle avanguardie novecentesche fino ad oggi, parallelamente alle ricerche artistiche, si è espressa non solo per tendenze differenti ed a volte contrapposte, ma anche con modalità tra loro non confrontabili se non si opera un cambiamento della disponibilità di lettura, di ascolto ed osservazione delle stesse. Il premio Lerici Pea pertanto ha ritenuto opportuno aprire il ventaglio della propria attenzione critica alla ‘Poesia Intermediale’ e mi pare che, con questa dizione, si presenti come il primo istituito nel nostro Paese, completando un panorama che a livello internazionale è già ampiamente rappresentato.





Massimo Mori


Nello specifico cosa si può intendere con il termine di ‘Poesia Intermediale’ rispetto ad altre categorizzazioni come ‘Poesia Visiva’, ‘Poesia Sonora’ ecc.

 

Le categorizzazioni sono utili per orientarsi in una produzione quanto mai difforme, sempre che non vengano formulate con rigidità e siano anzi in grado, oltre a fornire specifiche possibilità di lettura, di posizionarle in un quadro complessivo dei percorsi della creatività. Questa rappresentazione complessiva deve tenere conto sia della contestualità attuale di ogni singola produzione che del suo significato nello scorrere trasformativo delle tendenze artistiche e delle modalità espressive. Nella postmodernità una presentazione critica sia diacronica che sincronica si impone. Questo vale per la letteratura come per le arti in generale. Dovendo schematizzare un panorama spaziale e temporale complesso, posso accennare che da oltre un secolo l’attenzione creativa, sia in letteratura che nelle arti, si è spostata dai contenuti dei messaggi delle opere  alle caratteristiche dei componenti espressivi, alle modalità di produzione e ai media che le veicolano. La parola come  parola valigia’ è stata ispezionata non tanto e non solo per il significato contenuto  ma anche come contenitore. Contenitore che per quanto riguarda la parola, può articolarsi nell’ oralità del fonema, nella visualità del grafema, nella gestualità che lo traccia o lo allude. Con pratiche trasversali sono bypassate diversità di genere, una poeticità intersemiotica viene espressa con modalità intercodice. Poesia Visiva, Sonora, Performativa ecc. utilizzano spesso ‘Mixed Media’ pertanto la ‘Poesia Intermediale’ le comprende e si apre dall’ambito letterario a limitrofi e meticciati campi di espressività che, quando raggiungono risultati significativi, rivelano potenzialità maggiori di un singolo codice comunicazionale. Il Premio Lerici Pea con questa nuova sezione si presenta così, sia in ambito letterario che meta letterario, innovativo ed aperto alle produzioni poetiche della contemporaneità. Apertura il cui merito credo debba essere fatto risalire a Grazia Beverini Del Santo che ha mostrato, negli anni del suo operare nella cultura a largo raggio d’azione, la capacità e la sensibilità di prestare attenzione ad ogni opera letteraria ed artistica degna di questo nome.    





Massimo Mori, La chiarità del testo, Mulino di Bazzano, 2008


Viste le molteplici interazioni, oltre la verbo visualità, può chiarire se, e in quale misura, la Poesia Intermediale esprima un rapporto più complesso e articolato con i suoni e la musica più in generale, rispetto a quanto accade per la Poesia Sonora?

 

È nota la distinzione tra rumori, suoni e musica e la voce dell’uomo ha la possibilità fonetica di esprimerli complessivamente. La sua domanda ripropone separazioni categoriali. Occorre quindi una preliminare distinzione tra ‘Poesia Orale’ e ‘Poesia Sonora’, anche se la distinzione è di comodo appartenendo entrambe alla poesia da udire. La prima sviluppa la ricerca sulla ‘voce’ della poesia, nello specifico la voce del poeta che nelle sue caratteristiche  (come la grafia nella scrittura) rivela aspetti psicologici e concettuali interessanti che accrescono  il significato letterale. Sono ormai diffusi importanti archivi della voce dei poeti ( che altrove ho chiamato impronta fossile vocale); nel nostro Paese quello de ‘La voce regina’ del poeta Enzo Minarelli e ‘L’archivio della voce dei poeti’ di MultiMedia91 di Alessandra Borsetti Venier, senza dimenticare le famose edizioni delle cassette sonore della rivista storica ‘BAOBAB, informazioni fonetiche di poesia’. La ‘Poesia Sonora’, a mio avviso, si differenzia da quella orale perché si allontana ulteriormente dal  significato letterale della parola parlata e mette in risalto ( come più sopra ho specificato per ‘la parola valigia’)  le caratteristiche fonetiche dell’emissione vocale. Non casualmente la ‘Poesia Sonora’ si è sviluppata con la possibilità della  registrazione della voce, dell’elaborazione elettronica con gli effetti dell’eco, del riverbero, dell’iterazione, della frammentazione del fraseggio ecc., con un’attenzione  ancora più rivolta allo strumento che emette la voce rispetto al contenuto verbale. La sperimentazione nella ‘Poesia Sonora’ si apre all’impiego dei rumori (la voce degli oggetti) e dei suoni (i segnali sonori). Si può  ricordare l’intonarumori di Russolo, il fondamentale testo di Giovanni Fontana ‘La voce in movimento’ o ‘Il colpo di glottide’. Per me non vi è un diretto rapporto tra ‘Poesia Sonora’ e produzione musicale ma una comunanza: campi distinti con indistinto confine. Questo si allarga e diviene terra di tutti e di nessuno. Nel multiverso udibile delle espressioni poetiche troviamo: i reading, la voce di Ungaretti, il canto dei trovatori accompagnati dalla ghironda, la voce impareggiabile di Demetrio Stratos, il recitar cantando, la prima voce poetica registrata nel ’900 di Oscar Wilde ecc. Anche  la produzione musicale, come la ‘Poesia Sonora’ per quelle fenomenologie di ricerca sperimentale  che hanno coinvolto le espressioni artistiche, si è arricchita di tutti i rumori ed i suoni possibili fin anche  del silenzio (Cage), similmente alla pagina bianca e alla scrittura cancellata (Isgrò) o alla tela bianca nell’arte fino alla sua effrazione (Fontana) ecc. Sicché la ‘Poesia Sonora’ e la ‘Musica Contemporanea’ sono campi differenti di ricerca e produzione che  utilizzano entrambi rumori e suoni, il loro confine  è stato abbattuto, ora è fluido e percorribile nei due sensi. I ‘creativi’ che provengano dall’arte, dalla poesia o dalla musica  navigano liberamente, a volte assieme, con i loro strumenti da un mare all’altro per rotte trasversali e commiste. Non posso non ricordare a proposito l’amico Giuseppe Chiari, artista di ‘Fluxus, che era poeta, musicista e artista visivo. Questo navigare liberamente tra le diverse espressioni artistiche, abbattuti i confini di separazione dei generi, connota sia il recupero di una tradizione rinascimentale ed antica dove ancora non vi era la separazione delle ‘due culture’, sia l’innovazione avanguardistica e neo avanguardistca. Quella che è stata chiamata ‘la tradizione del nuovo’. Una pratica olistica, una poesia totale, dove i creativi: poeti, musicisti, artisti, architetti, danzatori ecc. hanno la possibilità, e alcuni la capacità, di esprimere una ‘Poesia Intermediale’. Dove per poesia non si intende unicamente o solamente un esercizio letterario ma, nel senso etimologico del termine, un ‘poiein, un ‘fare’ creativo che si impossessa liberamente di ogni pratica, di ogni codice ed espressione intercodice. La ‘Poesia Intermediale’ stessa, quando l’opera è riuscita, esprime al meglio e riassume l’articolazione e la complessità delle interazioni; una risultante organica che è superiore alla sommatoria dei generi commisti (Poesia Lineare, Orale, Sonora, Visiva, In Azione, Performativa…), distinguibili ma non più separabili; questa la sua potenzialità. Una proficua dissezione appartiene alla critica e alla didattica per fornire gli strumenti alla fruizione dell’opera che tutto, da sola, esprime  e comprende.

 
Da molti anni è attivo nella produzione poetica intermediale, le chiediamo qual è lo stato dell'arte nell'ambito della sua personale ricerca, specie di quella che riguarda la verbo visualità.

 

Il premio mi è stato assegnato in specifico per il lavoro svolto nell’ambito della ‘Poesia Visiva e Concreta’, ma per quanto riguarda la ricerca in atto la mia attività si esprime effettivamente nell’intermedialità, praticando anche la ‘Poesia Sonora e Performativa’, cioè con una operatività intersemiotica tra il codice linguistico, quello visivo, sonoro e gestuale; i progetti non mancano, si vedrà.

Personalmente non ho simpatia per i concorsi letterari e artistici, ai quali non ho mai partecipato. Diversamente apprezzo, quando meritati, i riconoscimenti ad una produzione e ad un impegno che si sono fatti riconoscere nel tempo in un vasto rumore di fondo. I primi, i concorsi, sembrano inseguire un’idea di successo, i secondi, i premi, perseguire il riconoscimento di un merito. Il Premio Lerici Pea per l’operatività nella ‘Poesia Intermediale’ che mi viene conferito da Lucilla Del Santo mi rende lieto e grato, anche perché contestualmente è stata realizzata la mostra personale PerPoesia al CAMeC di La Spezia curato da Francesca Cattoi, e presentata da Stefano Pezzato del museo ‘Pecci’, con opere che ho realizzato negli ultimi vent’anni di lavoro. Opere che vanno da ‘pagine da muro’ al ‘libro oggetto’ alla ‘verbo visualità’ alla ‘installazione’. Sono lieto in generale  che le prossime edizioni possano riconoscere i meriti anche di altri poeti ed artisti che da tempo operano a livello nazionale ed internazionale con esiti importanti nella intermedialità. La strada è aperta.




Notazioni a La chiarità del testo. Scrive Eugenio Montale ne “Portami il girasole ch’io lo trapianti”  Tendono alla chiarità le cose oscure…. La poesia è chiara e oscura. Splende l’oscurità del testo e la pagina bianca tenta di rivelarne il senso. Solo l’opera in sé ha la potenzialità di celare e insieme illuminare la traccia della scrittura poetica.

 

 

 

 

 




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