Macerie delle democrazie
nelle
macerie delle democrazie
e
sempre nel posto sbagliato
c’è
un silenzio che parla di mele
e
suono macera transizioni
un
pasto di avanzi che avanza
tra
radici e memorie esiliate
una
risacca secca di barbarie
un
lutto che non abbrevia la vita
il
soggetto impastato nell’oggetto
oggetto
in pericolo che pericola
e
soglia un senso che deraglia
nelle
stanze obese di tensioni
non
stare, amore, peso appesa
a
un sole, compagna la gravità
ci
lega ai confini del precario
e
vulcanica è la terra e vita
doppio
vincolo il tempo macina
e
retroazione il giorno della notte
non
lascia la scena alle polveri fini
se
campa un granello di vento
che
sanguini il pensiero la decisione
qui
e ora è la continuità dell’ordine
sotto
l’azione e l’incisione che taglia
e
colpa è la verità sequestrata in coda
le
catene delle cause imprigionate
stagionate
come un ferro battuto
non
sono un balsamo per il sonno
e
la mafia così conta le sue giornate
nate
sono le ore e il disonore ora
conta
più di una vittoria al pallone
è
una festa nazionale (che pena)
un
bagno penale innaffia l’oratorio
1.12.
2010
Re di Forza Italia e Montelepre
Ginevra
aprì le porte e Artù re entrò
vibrazioni di carne
giavellotti e luna
a Portella andò il re
di Montelepre
e agguato a Ginestra il
piombo portò
sequestrandoli alla
guerra e ai solchi
dei polsi i sem terra
diede alla morte
o storia senza radici
che non ti rivolti
spocchia sei soap opera
senza cantastorie
due neuroni a specchio
e senza riflessi
alla verità confiscati
memoria tradita
neanche Edipo a Colono
il cieco
che solo non potè
cancellarsi alla vita
come il tempo sei e non
sei transito
ma lo spin volumen sa
dei poli all’asse
e non della taglia di
Roma-Berlino
quella che oggi di
nuovo raglia
dulce dunque mitra e
I(vi)taglia duce
e gabbana padoberlusca
canaglia cuce
l’ignoranza è cara al
conto degli affari
e
derratta più contadini che alla piana
Giuliano,
non l’Apostata, sia chiaro
ma
il sicario siculo americano cane
come
il guardiano re di Forza Italia
qui
psiconano basso e non spara piano
buongiorno
XXI Comune di Parigi
la
legge qui è pura kafkiana doléance
i
cahiers non hanno voce e patto
e
solo insurgente impatto è riscatto
e souffrance non è beanza dell’immane
catastrofe
che biforca magici forconi
ordo
idearum e ordo rerum orda
non
sono ma tordo di tante strofe
6.12.2010
Frattaglia d’Italia
correva
l’ano... frattaglia d’Italia
e
di scippo il cippo s’incista
(olè) del lezzo la taglia s’incinta
gonfia
e men che menscevica
piscia
nella cinta discinta il cazzone
è
la bocca del primero il kitsch
rasoterra
e-vaso vescica
un
caco-mania a pranzo fisso
è
il kit del premier stoccafisso
è
lui la voce trash di calimero
sempre
più nero e sporco
porco
bianco spino alla spina
e
l’ecclesia all’aspirina bene-
dicente
la ditta del maniaco
fisso
il menù per ogni video-
parata
rancida sibila la parola:
la
magistratura è mangiatura
jattura
è la sinistra dittatura
moschee
e mosche a non finire
comunisti
e centri sociali asociali
il
futuro è assente al momento
e
i sogni sono sospesi a divinis
torno
subito per il monumento
è
il sombrero di alì-banana
Obama è lontano e l’assicura
in
vaticano la pedofilia in fila
per
tre e con dio che non c’è
chiuso
per ferie e trentatre
col
bagnato e le intemperie
sul
dorso a confine con le palle
se
poi Moretti gira Celestino
per
Cannes e con le canne
in
ginocchio alla madonna
mastino
il papa si destina
e
del bordello la donna stima
a
Dante cara vergine o a clan-
destino
e camorra a festino
dura
è la lotta rottaglia d’Italia
il
filo s’è rotto l’Italia s’è scotta
obliquo
gelido è il manicotto
è
mafia pronta per l’indotto
il
nano nero al risotto milanese
tra
culo e dentiera la frontiera
non
conosce un resto di caffettiera
improvviso
un ictus di pensiero
potrebbe
farlo morire, pregate
devastante
per la nazione lo choc
Ratzinger con Bagnasco loschi
e
bruschi con Brusca sono in rotta
non
sono bene accetti al Signore
28 maggio 2011
Zen referendum
scalare
il fiume il tempo e le sere
cara,
un altro è il diario il dettato
il
calendario è degli specchi in eco
le
ore toujours dei deserti deserti
l’andare
che è anche un ritornare
e
un riandare con i pesi delle polveri
è
il non dirci del nocciolo nucleare
l’ardente
che illumina il cimitero
la
camera di combustione il reattore
come
il fumo dei cremati a forno
nella
pancia della storia nazi-feci
dirci
se il gheriglio che ci brucia
e
ci imbrina giorni è d’alta tensione
la
lava dei corpi che fatica ancora
il giocoso generare del capriccio
la
danza del caos innamorato
il
dirci la gioia ventura e subito
perché
il passato che ha un vuoto
il
passo del futuro lascia in agonia
dirci
è se Mosè può coprirsi il volto
e
ancora nascondere absconditus il dio
Isacco uccidere il padre e bile Abele
Caino
la bellezza del disordine
scavare
nell’ombra i fotoni e la vigna
eterni
fossili immobile leggerezza
dirci
soviet curvati ancora il big bang
come
un’orda che lascia le dune
e
sonar come un volo d’api il per-ire
il
domani a Parigi e poi oziare a Mozia
o
cantare ancora ciao bella ciao ciao
e
il passaggio di saionara a Mosca
spento
il timer war della confusione
il
nucleare inverno dei cristalli accesi
dirci
financo se possiamo l’ombra
ancora
incorporare di Hiroshima
e
la gioia degli occhi socchiusi
quel
navigare non so dove e con
e
chi al tuo albero di ciliegio il pardes
nega
la forma del verde e del rosso
dirci
ici ici e maintenant con la mente
che
la radiazione non valeva l’azione e
che
l’erezione è un gesto d’onda altro
l’ala
che taglia clinamen la tempesta
e
lascia al temporale le dis-cariche
il
colpo che grazia la vita e la cenere
il
riso cara è qui ora scalare il refrain
matter
virus i sogni matti e signore
i
serial killer temono la morte e la sorte
il
volo delle macerie acceso d’oriente
le
rovine sopravvissute alle invasioni
e
la sosta zen del voto si al referendum
il
confino infine che li confina a fine
4
giugno 2011