CHECKPOINT POETRY
ANTONINO CONTILIANO
 

 

 

Macerie delle democrazie

 

 

nelle macerie delle democrazie

e sempre nel posto sbagliato

c’è un silenzio che parla di mele

e suono macera transizioni

 

un pasto di avanzi che avanza

tra radici e memorie esiliate

una risacca secca di barbarie

un lutto che non abbrevia la vita

 

il soggetto  impastato nell’oggetto

oggetto in pericolo che pericola

e soglia un senso che deraglia

nelle stanze obese di tensioni

 

non stare, amore, peso appesa

a un sole, compagna la gravità

ci lega ai confini del precario

e vulcanica è la terra e vita

 

doppio vincolo il tempo macina

e retroazione il giorno della notte

non lascia la scena alle polveri fini

se campa un granello di vento

 

che sanguini il pensiero la decisione

qui e ora è la continuità dell’ordine

sotto l’azione e l’incisione che taglia

e colpa è la verità sequestrata in coda

 

le catene delle cause imprigionate

stagionate come un ferro battuto

non sono un balsamo per il sonno

e la mafia così conta le sue giornate

 

nate sono le ore e il disonore ora

conta più di una vittoria al pallone

è una festa nazionale (che pena)

un bagno penale innaffia l’oratorio

 

1.12. 2010

 

 

Re di Forza Italia e Montelepre

 

 

Ginevra aprì le porte e Artù re entrò

vibrazioni di carne giavellotti e luna

 

a Portella andò il re di Montelepre

e agguato a Ginestra il piombo portò

 

sequestrandoli alla guerra e ai solchi

dei polsi i sem terra diede alla morte

 

o storia senza radici che non ti rivolti

spocchia sei soap opera senza cantastorie

 

due neuroni a specchio e senza riflessi

alla verità confiscati memoria tradita

 

neanche Edipo a Colono il cieco

che solo non potè cancellarsi alla vita

 

come il tempo sei e non sei transito

ma lo spin volumen sa dei poli all’asse

 

e non della taglia di Roma-Berlino

quella che oggi di nuovo raglia

 

dulce dunque mitra e I(vi)taglia duce

e gabbana padoberlusca canaglia cuce

 

l’ignoranza è cara al conto degli affari

e derratta più contadini che alla piana

 

Giuliano, non l’Apostata, sia chiaro

ma il sicario siculo americano cane

 

come il guardiano re di Forza Italia

qui psiconano basso e non spara piano

 

buongiorno XXI Comune di Parigi

la legge qui è pura kafkiana doléance

 

i cahiers non hanno voce e patto

e solo insurgente impatto è riscatto

 

e souffrance non è beanza dell’immane

catastrofe che biforca magici forconi

 

ordo idearum e ordo rerum orda

non sono ma tordo di tante strofe

 

6.12.2010

 

 

Frattaglia d’Italia

 

correva l’ano... frattaglia d’Italia

e di scippo il cippo s’incista

(olè) del lezzo la taglia s’incinta

gonfia e men che menscevica  

piscia nella cinta discinta il cazzone

è la bocca del primero il kitsch

rasoterra e-vaso vescica

 

un caco-mania a pranzo fisso

è il kit del premier stoccafisso

è lui la voce trash di calimero

sempre più nero e sporco

porco bianco spino alla spina

e l’ecclesia all’aspirina bene-

dicente la ditta del maniaco

 

fisso il menù per ogni video-

parata rancida sibila la parola:

la magistratura è mangiatura

jattura è la sinistra dittatura

moschee e mosche a non finire

comunisti e centri sociali asociali

il futuro è assente al momento

e i sogni sono sospesi a divinis

torno subito per il monumento

 

è il sombrero di alì-banana

Obama è lontano e l’assicura

in vaticano la pedofilia in fila

per tre e con dio che non c’è

chiuso per ferie e trentatre

col bagnato e le intemperie

sul dorso a confine con le palle

 

se poi Moretti gira Celestino

per Cannes e con le canne

in ginocchio alla madonna

mastino il papa si destina

e del bordello la donna stima

a Dante cara vergine o a clan-

destino e camorra a festino

 

dura è la lotta rottaglia d’Italia

il filo s’è rotto l’Italia s’è scotta

obliquo gelido è il manicotto

è mafia pronta per l’indotto

il nano nero al risotto milanese

tra culo e dentiera la frontiera

non conosce un resto di caffettiera 

 

improvviso un ictus di pensiero

potrebbe farlo morire, pregate

devastante per la nazione lo choc

Ratzinger con Bagnasco loschi

e bruschi con Brusca sono in rotta

non sono bene accetti al Signore

 

28 maggio 2011

 

 

Zen referendum

 

 

scalare il fiume  il tempo e le sere

cara, un altro è il diario il dettato

il calendario è degli specchi in eco

le ore toujours dei deserti deserti

l’andare che è anche un ritornare

e un riandare con i pesi delle polveri

 

è il non dirci del nocciolo nucleare

l’ardente che illumina il cimitero

la camera di combustione il reattore

come il fumo dei cremati a forno

nella pancia della storia nazi-feci

 

dirci se il gheriglio che ci brucia

e ci imbrina giorni è d’alta tensione

la lava dei corpi che fatica ancora

il  giocoso generare del capriccio

la danza del caos innamorato

il dirci la gioia ventura e subito

perché il passato che ha un vuoto

il passo del futuro lascia in agonia

 

dirci è se Mosè può coprirsi il volto

e ancora nascondere absconditus il dio

Isacco uccidere il padre e bile Abele

Caino la bellezza del disordine

scavare nell’ombra i fotoni e la vigna

eterni fossili immobile leggerezza

 

dirci soviet curvati ancora il big bang

come un’orda che lascia le dune

e sonar come un volo d’api il per-ire

il domani a Parigi e poi oziare a Mozia

o cantare ancora ciao bella ciao ciao

e il passaggio di saionara a Mosca

spento il timer war della confusione

il nucleare inverno dei cristalli accesi

 

dirci financo se possiamo l’ombra

ancora incorporare di Hiroshima

e la gioia degli occhi socchiusi

quel navigare non so dove e con

e chi al tuo albero di ciliegio il pardes

nega la forma del verde e del rosso

 

dirci ici ici  e maintenant con la mente

che la radiazione non valeva l’azione e

che l’erezione è un gesto d’onda altro

l’ala che taglia clinamen la tempesta

e lascia al temporale le dis-cariche

il colpo che grazia la vita e la cenere

 

il riso cara è qui ora scalare il refrain

matter virus i sogni matti e signore

i serial killer temono la morte e la sorte

il volo delle macerie acceso d’oriente

le rovine sopravvissute alle invasioni

e la sosta zen del voto si al referendum

il confino infine che li confina a fine

 

4 giugno 2011

 




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