CHECKPOINT POETRY
SERGIO D’AMARO
 

 

 

 

al centenario

dell’Isabeau di Mascagni. Il ‘maestro’ di cui si parla

è proprio il grande musicista.

 

 

 

ADIÓS, MAESTRO, ADIÓS, QUERIDO PIETRO *

 

1.

Di notte, quando mi sdraio,

non so chiudere il ponte dei ricordi.

Non ho che filamenti, vecchi lacci

per stringere vapori di percorsi.

E la finestra che ho davanti

lascia filtrare spilli carichi di luce.

 

2.

Dove non so, ma vivere mi vedo

in un paese caldo, case alte

sull’onda estiva delle messi d’oro.

E non ho approdi, reti nemmeno

a raccogliere la voce dei miei abissi.

 

Di notte si prolunga l’Avenida

e chiedo al giorno che mai nasca.

Il sogno per sempre vi cammina

col passo che a San Juan si fa metallico

ed echeggia tra le case e le vetrine.

 

Il vento s’è levato che trascina

gialle carte trucioli lattine

e pare ch’io risenta distinguibile

il saluto che udii a Cerignola:

Adiós, Maestro, adiós, querido Pietro.

È ora che la nave parta

che si sciolgano i nodi della vita.

 

3.

Trenta giorni di nave a vapore

tanti lidi che ho attraversato

tante strade che ho cominciato

la mia patria chi più mi renderà

chi la mia terra di mille giardini?

Un popolo si è mosso di ricordi

un povero esercito di grida

e qui è approdato, al Mar del Plata.

 

4.

Un giorno t’ho giurato “più non parto!”.

Ma quante volte t’ho giurato invano.

La luna lo sapeva e silenziosa

vegliò tutta la notte luminosa

sull’alba che t’avrei lasciato in pegno.

 

5.

Mamma, dammi queste cento lire

che in America ora devo andare.

Ti prometto, mamma mia bella,

che un dì io ritornerò,

ti prometto com’è vera quella stella

che un dì io ritornerò.

Tu già mi esili, mamma,

già mi inondi di lacrime antiche

già mi dai una spada nel petto.

Allora, dammi, mamma, queste cento lire

che io all’America devo proprio andar.

 

6.

Il paese vidi partire come un treno

le case l’una all’altra agganciate.

Partiva Via Rosmini, Via Codogno,

Corso Cairoli e Piazza Re Umberto.

Partivano le scale del quartiere

le finestre della scuola elementare.

Salutavano i lampioni tutti in fila

i tetti traballavano sconnessi

e la banda del maestro Portinfante

suonava una marcia militare.

 

TA TAN…TA TAN…TA TAN…TA TAN

 

Erano attaccate estati e primavere

le chiese ai cortili e ai giardini

i nonni coi nipoti, coi padri i figli

una catena infinita di destini.

Non si fermarono più, partirono,

scomparvero oltre le onde immani dell’oceano.

 

7.

Perché non parli, Argentina?

Dimmi qualcosa dei tuoi fiumi

dei tuoi larghi spazi taciturni

delle tue mille cicale assordanti.

Dimmi qualcosa, Argentina, parla,

non farci schiavi in una lingua straniera.

Un giorno, vedrai, balleremo il tuo tango

nell’aria spargendo la triste coscienza

di una radice lontana, sepolta nel cuore.

 

8.

Già finisce quest’altro giorno australe?

La mia speranza cammina sempre ad ovest

e gli occhi si fermano all’ultimo disco del sole.

Mille e mill’anni così ancora sarà

ma oggi questa ci appare la vita

quella che, vedi, si estenua

e poi torna abbagliata da nuova aurora.

 

Già finisce quest’altro giorno australe.

Ed io resto nell’altra parte del mondo

in uno straniero oscillante me

che si dondola nel metronomo tenace

della mia ardente disperazione.

 

9.

Non voglio più viaggiare

ma solo ritrovare l’antico paese

le sue campane affidate ad un tempo

scandito dalla luce lenta dell’estate.

 

S’è tutto spento questo giorno australe.

Resto ferito dai primi istanti della notte

dal suo vorace annullamento.

E nulla può salvarmi

dall’essere diventato

un

altro

me.

 

 

 

* Il testo qui riprodotto è stato inserito nel concerto-spettacolo “Alla conquista della felicità! L’Unità d’Italia degli Emigranti – Pietro Mascagni da Cerignola a Buenos Aires”. Tale manifestazione si è svolta a Cerignola il 3 settembre 2011, nel quadro del Settembre Mascagnano - Premio Pietro Mascagni - Amici della Città di Cerignola (III Edizione 2011).

 




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