> Meditazione
orale (ascolta il file mp3 –
5’17’’ )
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Testo e voce: Pier Paolo Pasolini
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Musica: Ennio Morricone
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MEDITAZIONE ORALE
Che Roma fosse città
coloniale
dove venire in vacanza
Ne dimorarono molti, poeti
non socialmente determinati
liberi dalla burocrazia e con
un po’ di paura della polizia;
né mancarono i bei soli, in
questo secolo:
ciò che scompariva dava un
breve dolore,
l’unico vero dolore era nei
sogni; nei sogni in cui pareva
di essere costretti a
lasciare questa città per sempre!
Non si piange su una città
coloniale, eppure
Molta storia passò sotto
questi cornicioni
(col colore del sole calante)
e fu spietata;
fu una scommessa tra i
fascisti e i liberali:
inaspettatamente questi
ultimi, imbelli e anche un po’ buffi,
(meridionali delicati di
fegato)
l’ebbero vinta. I forti
furono battuti;
molta storia passò all’ombra
dei Ministeri,
ma che lacrime fossero sparse
in sogno per questa città
ciò sa di miracoloso, è quasi
incomprensibile;
lacrime violente, che
parevano sparse sul cosmo;
le lacrime degli addii alle
partenze senza ritorno
Poi ricominciava la vacanza
e una sete insaziabile di
solitudine
Molta storia passò su questo
asfalto
e lungo i muretti di pietra,
insensibili al sole d’agosto,
molta storia. I vecchi
parlamentari onestamente
con solennità sedentaria
ripresero il loro posto, or
ridenti or severi
verso i loro elettori,
condividendone la pace col mondo:
a ognuno il suo realismo!
Avevano vinto la scommessa
nel Settentrione eroico
nel Meridione segreto
e un sorriso popolare o una
serietà piccolo borghese
Insomma la ritrovata dignità
riportò pellegrinaggi di
poeti liberi da classe sociale,
senza obblighi né orari
sì che dopo il pianto, la
cosa più incredibile
fu quel desiderio di
solitudine,
che dava una felicità
completa e tenuta tutta per sé.
Gli occhi che avevano pianto
in sogno
ora guardavano
senza limiti di tempo o
scadenze,
con pomeriggi o notti intere
davanti,
in cui non accadeva che ciò
che la storia dimenticava.
Oh, certo, non fu serio;
fu una vacanza
Tutto doveva poi essere
ragione di rimprovero;
Roma fu sede di nuove
battaglie.
Da dove erano discesi questi
barbari?
Be’, erano nati qua, a via
Merulana, a piazza Euclide,
a Centocelle: e infatti
bastava che impallidissero un po’
ed ecco le faccie dei loro
padri, o sconfitti o vittoriosi,
ma tutti perduti nel passato
in cui le lacrime non contano
e il desiderio di solitudine
non è serio;
la storia ricominciò a
passare,
ma ai posteggi verso le
quattro del pomeriggio c’era calma e sole
dietro al Quadraro i prati
erano deserti.
(aprile 1970)
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