SPAZIO LIBERO
CINEPRIME – "THE ICEMAN"
Il thriller biografico
di un assassino a sangue freddo


      
Esce ora nelle sale italiane un film del 2012 del regista israeliano, trapiantato negli Usa, Ariel Vromen. Tratto da un romanzo-verità di Anthony Bruno, racconta la vicenda reale di un serial killer dalla doppia vita. Marito e padre amorevole e protettivo, irreprensibile agente di cambio che si trasforma in segreto in uno spietato sicario al servizio della mafia: "Se qualcuno vuole un morto, io non faccio domande". Michael Shannon è l’ottimo e convincente protagonista di questo inappuntabile biopic pulp.
      



      

di Sarah Panatta

 

 

My son, my son, what have ye done...

Figlio di chi? Figlio orfano. Di se stesso, e del proprio passato, rinnegato e insieme espiato in un conto alla rovescia perenne con la propria rabbia. Figlio estraneo. Discendente di immigrazione sfruttata ed educata (d)alla violenza come alibi/maschera/appiglio o meglio routine. Figlio di ghiaccio. Senza pentimento. Non una lacrima di disperazione trova rifugio tra le allarmanti pieghe del suo sguardo.

Serial killer. Discendente di una nazione nutrita da crimine e mazzette e stuccata da belle facc(iat)e. Family man, duplicatore di pellicole porno, quindi mercenario e sicario. Un lavoratore, colletto bianco, membro seriale di una civiltà/catena di montaggio. Richard Kuklinski, assassino efferato e pulito, padre amorevole e protettivo, marito sacralmente devoto e omicida a contratto. Ariel Vromen, regista israeliano pasciuto dal ventre dell'accademia losangelina e autore di alcuni cortometraggi e del thriller Danika, tenta la svolta decisiva con il biopic pulp The Iceman, prodotto nel 2012 e distribuito soltanto a febbraio 2015 in Italia.

Vicenda ampiamente vivisezionata dai riflettori scandalistici in USA e non solo, e incline a sollecitare pruriti macabri, che fa perno sul divismo dei killer che l'America, con i suoi "numeri", ha consacrato a culto di massa, The Iceman è sopra tutto una storia classica, quasi dickensiana, che esplode con calma davanti al pubblico, ʽin medias resʼ. La classica (wasp) dell'uomo comune che suda una gavetta moralmente discutibile e vive di una dicotomia identitaria indicibile, ma (necessariamente) impassibile. Dal magazzino sudicio all'auto di lusso sul retro. Un piede al caldo nella villetta con giardino, a guardare i pargoli che salgono sul pulmino della scuola privata (cattolica). Un piede nella tuta di plastica antischizzo, mentre si eviscera un cadavere.







Monumentale e discreto, ineccepibile nel ruolo del killer bifronte, Richard Kuklinski, lo spigoloso gigante Michael Shannon. Aveva debuttato per il "grande" pubblico, dopo anni di ruoli a margine o in secondo piano, nelle vesti schizofreniche e preveggenti dell'operaio di periferia in Take shelter (USA 2011), scritto e diretto con efficacia da Jeff Nichols, e nelle inamidate stoffe dello sbirro potente, doppio e laido nella serie cult Boardwalk Empire. Hollywoodianamente adibito a caratteri borderline, abituato ad armeggiarsi con le ire, gli scarti e i ripiegamenti di personaggi criptici, furibondi, melliflui, ingombranti, Shannon è la ragione e l'essenza di un film che si limiterebbe a scansionare ed ordinare con eleganza assonnata i files di una cronaca già vista letta spulciata.

Il reclutamento mafioso, il matrimonio con la bella, ingenua e unica fanciulla mai amata, la costruzione automatica e stabile di una vita ambivalente insospettabile (sicario ma anche agente di cambio), la crescita di due figlie adorate, la scalata verso uno status quo sociale accettabile, gli screzi con la cosca, il tradimento, il sodalizio con un collega psicopatico e solitario, la soffiata, l'arresto, il mancato pentimento. Tutto scandito da improvvise impercettibili fughe dalla realtà, dritte in una memoria corrosa dal desiderio di riscatto, vendetta, morte. Pazzo o savio? Semplicemente un ottimo "esecutore", un impiegato polacco efficiente per affari troppo sporchi per i cortili spazzati dal progresso "bianco"? Un mostro inglobato e ignorato dalla società? Una creatura "normale", con le sue inclinazioni, i suoi timori e la sua "freddezza"?





Michael Shannon è il protagonista di The Iceman diretto da Ariel Vromen


Vromen e compagnia studiano la figura/caso clinico nazionale. Scelgono un linguaggio classico, piano, uniforme, che incastra e incassa senza sussulti i pochi colpi di scena, e traducono il romanzo di un no regrets killer. In parte tracciando la parabola "a sangue freddo" già descritta nel libro di Anthony Bruno e in parte aspirando il carisma di Kuklinski dall'intervista che gli strappò James Thebaut. Declinare in oltre 100 minuti di scarno thriller biografico la vera storia di uno dei sicari più celebri d'America. Materia abusata, certo, ma pulsante nella nazione simbolo delle contraddizioni intestine continuamente materializzate da eversioni "improvvise", killer, stragi, attentati, terrori razzisti, scandali finanziari, sessuali, politici. 

Forte del magnetismo di Shannon, Vromen non cerca sbarchi psicologici o volate visionarie, non vuole scarnificare membra e sinapsi dei suoi personaggi che non siano i brandelli tarantiniani dei cadaveri ammucchiati da Richard e colleghi. Vromen non vuole erigere Kuklinski a simbolo, non vuole sublimare messaggi "altri". Non pedina infatti angoli d'ombra, non cerca linee di taglio. La materia del suo narrare resta compatta, monocorde, ovattata. Appunto, pulita.

Come Kuklinski, Vromen innesta carne e voci di corpi scottanti nel camion frigo di un'operazione senza sangue.

Senza pentimento. Un lavoro, come un altro.

 

 

 

 

The Iceman. Diretto da Ariel Vromen. Tratto dal romanzo "The Iceman. The true story of a cold blooded killer" di Anthony Bruno e dal documentario "The Iceman tapes: conversations of James Thebaut with a killer". Sceneggiatura di Morgan Land, Ariel Vromen. Con Michael Shannon, Winona Ryder, James Franco, Ray Liotta, Chris Evans, David Schwimmer. Montaggio di Danny Rafic. Direttore della fotografia Bobby Bukowski. Musiche di Haim Mazar. Distribuito da Barter Entertainment. USA 2012. Nelle sale dal 5 febbraio 2015.

 




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