di Anna Santoliquido
Il
2015 reca con sé terribili ricordi. Il Centenario della Grande Guerra in cui
perirono migliaia di soldati italiani e il Genocidio Armeno che falciò non meno
di un milione e mezzo di innocenti. La memoria del sangue versato e l’eroismo
dei martiri marchiano la storia dei popoli.
L’Armenia
è una giovane repubblica dalla fede incrollabile. La capacità di onorare la
tradizione e di guardare al futuro ne fa un Paese pronto a colloquiare e a tessere relazioni. In
Italia la diaspora è numerosa. In molte città vi sono comunità attente a
trasmettere la propria cultura. A Venezia, Milano, Roma, Bari vivono nuclei attivi.
La
scrittrice Antonia Arslan con i suoi fortunati romanzi, a cominciare da La masseria delle allodole, 2004 (un successo anche sullo schermo), ha fornito
un contribuito rilevante alla conoscenza del massacro del suo popolo e alla
diffusione dei valori etici e culturali della patria lontana. Alla Arslan si deve pure la traduzione e la
pubblicazione in Italia dei testi del poeta Daniel Varujan
(1884-1915), ucciso a soli 31 anni. Il
canto del pane è un’opera incompiuta e postuma che accende l’animo del
lettore.
Sono
stata più volte in Armenia e ho gustato appieno la bellezza dei luoghi e della
letteratura. Nell’aprile del 2013, a Yerevan, Levon Ananyan, giornalista, poeta
e Presidente dell’Unione Scrittori, mi regalò l’Antologia Contemporary Armenian Poetry,
pubblicata dalla casa editrice Apollon della capitale nel 2012. Fantasticavamo
di realizzarne una traduzione nella lingua di Dante, ma la morte lo ha improvvisamente ghermito, gettando nello sconcerto quanti lo
hanno conosciuto.
L’opera,
compilata da Levon Ananyan
e curata da Hermine Navasardyan,
offre un affresco interessante dei nomi affermati e delle tendenze della
giovane poesia. Jenya Kalantaryan,
nella Prefazione, pone in evidenza il cambiamento che si è avuto nella scrittura
dalla seconda metà del XX secolo e, soprattutto, dopo l’indipendenza. Da un
lato c’è stato lo sforzo di alleggerire la letteratura del ‘peso pubblico’, mentre dall’altro si è instaurata una visione
esistenzialista del mondo. La poesia civile procede di pari passo con quella
dei sentimenti. Lo scenario della città ha preso il sopravvento sulla campagna.
L’interiorità e la soggettività sono presenti nei componimenti che non sfuggono
all’ironia e alla satira. Il verso libero e l’incedere narrativo si avvalgono
di un linguaggio vicino alla cultura di massa, giacché incorpora lessemi della
cultura internazionale e dell’universo informatico e telematico.
Il
volume collettaneo (66 elementi di cui 17 poete), per
una estensione di 221 pagine, è stato tradotto in inglese da uno staff di esperti, in prevalenza da Meruzhan Harutyunyan e Diana Der-Hovanessian.
Voce
fuori dell’Antologia è Zabel Yesayan, che, con Silva Kaputikian (1919-2006), è
considerata una delle figure eminenti della scrittura armena. Sostenitrice della
liberazione e dei diritti delle donne si è formata alla Sorbona di Parigi e ha
insegnato letteratura francese e armena all’Università di Yerevan.
Esule in vari Paesi ha documentato le condizioni dei rifugiati e degli orfani
del genocidio. Accusata di ‘nazionalismo’ venne arrestata nel 1937. Morì in
Siberia, in circostanze misteriose. Ha pubblicato numerosi volumi.
I
testi delle dieci autrici proposte
sono una prima campionatura della poesia delle donne nella terra dei melograni
e delle ‘croci di pietra’. Un omaggio alle vittime dell’eccidio e una speranza
per le nuove generazioni. Un ringraziamento sincero si rivolge alle traduttrici
e ai traduttori che, con la loro professionalità, hanno permesso alla scrivente
il travaso dei versi in italiano.
ZABEL
YESAYAN
(1878 - 1943)
Narratrice,
poeta, traduttrice, docente di letteratura.
ODE ALLA NOTTE
Vieni,
oh notte, vieni, copri il mondo con le tue gonne nere, soffoca l’ultimo respiro
del tramonto
con la
freddezza, copri il mondo con la funerea oscurità.
Il
giorno penetra nella tomba del tuo scuro petto, trascinando con sé i sentimenti
e le preoccupazioni che vi germogliano.
I
cuori innamorati ti aspettano con ansia per immergere i sogni nell’oscurità.
Vieni, chiudi i loro occhi stanchi con le dita invisibili. Portali nelle
profondità del sonno per qualche ora.
Adagiati
sulle nere braccia, portali lontano dalla monotonia quotidiana che li ha
sfiniti. Nella tua
freddezza,
acquietali fino ad addormentarli con la dolce musica. Fa che le loro ansie si
sciolgano per
qualche
ora nel tuo regno solenne.
Il
tuo arrivo porta ricordi preziosi. Sei amica dei solitari. Sei tu che vedi
le
lacrime più intime.
Gli
insonni, gli infelici che passano davanti alle finestre aperte prendili nella fredda
oscurità.
I
loro pensieri e sentimenti vagano nel tuo petto. E tu prendili tutti,
seppelliscili
nella
consolante oscurità.
METAKSE
(Arevshat, Shirak, 1926)
Poeta,
traduttrice, narratrice. Ha pubblicato più di venti libri ed è stata tradotta
in molte lingue.
SOLO PER GLI UOMINI
Uomini,
ad ogni modo, qual è la vostra forza
nei
nostri confronti?
Non
avete ancora imparato
a
fare l’amore
in
tutti questi anni?
Spogliare
una donna
è
un’arte delicata, teppisti.
Non
potete solo muovere le dita come
cimici
striscianti. No.
Dovete
avere una strategia
per
ogni asola.
Dovete
sussurrare a ciascun orecchino.
Dovete
infiammare le forcine.
E
dovete formare
un
bouquet dai
fiori
di una camicia da notte.
Con
tenerezza. E non cogliere
quei
fiori per dovere.
Ma
perché ne desiderate
ogni
singolo fiore.
ANAHIT
PARSAMYAN
(Yerevan, 1947)
Poeta,
pubblicista e traduttrice. È autrice di oltre dieci libri tradotti in molte
lingue.
FRAZIONI
Sono
di quella terra montuosa,
in
parte fiorita e soprattutto pietrosa.
Le
nostre acque sono acque di montagna,
in
parte nuvola, soprattutto sole.
Sono
di quell’antica razza,
fatta
di argilla di montagna e di terra.
Sono
di quel luogo, di quella gente,
in
parte acqua, soprattutto sete.
LA TUA VOCE
La
tua voce chiara così melata,
le
tue parole balsamo e velo
alleviano
la ferita e la pena
che
esse stesse hanno causato.
HRIPSIME
(Yerevan, 1948)
Poeta,
pubblicista e drammaturga. Ha pubblicato una quindicina di libri.
MENTRE MANGIO LE MELAGRANE
Si
dice che il pugno sia esattamente della misura del cuore.
Come
può essere? Il mio pugno è così piccolo.
Mentre
la grande melagrana del tuo cuore
si
adatta nel mio dove è installata.
Tutto
è come dovrebbe essere;
sediamo
con una melagrana da condividere.
Tutto
va bene tranne che
la
mia chiave non apre la tua porta.
Tu
parli. Io ascolto.
Forse
siamo metà dell’intero.
Dici
che sono tua e che tu sei mio.
Perché
la tua chiave non apre la mia porta?
LENA
ANTARANYAN
(Odzun, Lori, 1950)
Poeta.
Ha all’attivo tre libri. I suoi versi sono stati pubblicati in varie lingue.
IL SOGNO IRRAGGIUNGIBILE
Che
ha sussurrato il vento
all’orecchio
del cavallo
Che
è corso all’impazzata sulla collina?
Il
vento gli ha toccato le ferite,
O
gli ha detto che c’è un altro amore?
Che
ha sussurrato il vento
all’orecchio
del cavallo
Che
è corso all’impazzata sulla collina?
Solo
l’erba e le rocce sapevano
Perché
il cavallo è corso all’impazzata sulla collina.
MARINE
PETROSYAN
(Yerevan, 1960)
Poeta.
Ha pubblicato sei volumi. È tradotta in molte lingue.
METAFISICA
nostro
padre, dissi…
ma egli
non mi fece continuare
piuttosto
strano
io
non dico mai nostro padre
forse
era un sogno
o
forse ero confusa
per
vedere che egli esiste
nostro
padre, dissi…
ma
come se sapesse
di
che cosa volessi informarmi
vacci
piano
queste
furono le sue uniche parole
poi
andò via
GOHAR
GALSTYAN
(Yerevan, 1964)
Poeta
e narratrice. Ha pubblicato cinque libri, con varie traduzioni.
DEVO SORRIDERE
Essendo
adusa allo scetticismo e all’austerità
Mi
manca l’ossigeno, oh, mi manca;
Subito,
preghiere e poi fame;
La
mia salvezza è il Solo Generato.
Ed
essendomi cotta al fuoco delle sofferenze e della morte
E
raddrizzata e onesta, sono umile di nuovo;
C’è
qualche umano che non abbia commesso
Il
peccato involontario di sorridere?
Il
Signore era felice quando mi impastava.
(Sorridevo
persino alla morte.)
E
quando non sorrido è innaturale.
Devo
sorridere! Devo sorridere!
HERMINE
NAVASARDYAN
(Lernadzor, Syuniq, 1967)
Poeta e traduttrice. È autrice
di due libri e di varie raccolte di traduzioni. Le sue poesie sono apparse in
molte lingue.
LA PACE
L’acqua
presta ascolto
alla
preghiera Cristiana, Buddista e Musulmana,
per
purificarsi;
I
cristalli azzurri, gialli e grigi
fluiscono
in
perfetta armonia.
Si
ascoltano meno le parole della preghiera;
attraverso
i secoli, si riempiono i mari e gli oceani
con
fragore e clamore di guerra.
Ora
le onde echeggiano un ritmo diverso,
il
cuore della gente palpita
con
un battito diverso.
“Al
principio fu la Parola,
e
la Parola era con Dio,
e
la Parola era Dio”.
Le
impronte di Cristo, Budda e Maometto
restano
sulle montagne, mentre i viaggiatori
attendono
ai loro campi ora.
Padre
nostro, che sei nei cieli,
dacci
la Pace,
concedi
la Pace
a
tutto il mondo.
IL NOSTRO PANE QUOTIDIANO
non
posso né levitare né volare;
i
terrestri sono legati alla terra
e
non si innalzano al cielo.
Ma
dal mio balcone, di giorno o di notte,
do
da mangiare ai piccioni selvaggi in volo
e
talvolta le loro ali mi feriscono
il cuore
mentre si nutrono o giocano,
e
due gocce di sangue si librano verso terra
mentre
gli uccelli selvaggi si allontanano velocemente.
ARMENUHI
SISYAN
(Yerevan, 1968)
Poeta
e narratrice. Ha pubblicato tre libri. I suoi testi sono apparsi in varie
lingue.
L’INNAMORATA
Lei
era pronta a rifiutare
I
piaceri di ogni genere
A
cui il suo amato non prendesse parte
E
a percorrere centinaia di miglia
Seguendo
le infinite sue orme
Perché
non lo vedeva da molto,
Da
secoli,
Da
ieri.
***
Qualche
volta
gli
angeli muoiono per vedere
ciò
che non è
loro
–
sono
puniti:
le
loro ali vengono
bruciate.
La
morale è che
la
curiosità uccide
l’angelo,
qualche
volta.
***
Tra
il mio ieri
e
il domani
l’oggi
mi terrorizza
dietro
la maschera dell’afflizione.
Tra
il mio entrare
e
uscire
la
scena mi pietrifica
con
lo spazio
senz’aria.
HASMIK
SIMONYAN
(Yerevan, 1987)
È autrice di due libri. I
suoi testi sono stati tradotti in varie lingue. Nel 2005 ha ricevuto il Premio
del Presidente della RA.
STORIA DI UNA BICICLETTA
c’era
una volta un uomo basso.
era
cattivo e invidioso.
e
montò su una bicicletta e andò da dio
che
dovrei fare, disse,
sono
cattivo e invidioso
e
dio disse
siediti
qui al mio posto in paradiso mentre io rifletto e ti faccio sapere
e
l’uomo cattivo, basso e invidioso si sedette su una nuvola
e
dio montò sulla bicicletta e pedalò verso la terra
e
non tornò mai più su.
* Traduzione
dall’inglese in italiano
di Anna Santoliquido