> Pepe - 3’ 42’’ ( ascolta il file mp3 )
Pepe
Per Alessandro Bencivenni
e Carlo Cenciarelli, primi
già nel primo terzo del suo corso
a ben vedere
mentre dormiva col nonno sul
giaciglio di sponze
nell’umidore crocchianti a ogni
girata
sembrava parlasse nel sonno
vomito rutti accessi di fol’amor
invece contava
le pere raccolte dalle figlie di
quarto letto le tramutava in talenti
non sapeva nemmeno il suo nome
quattro mogli e nessuna regina
pedicabo et inrumabo
l’ultima morta cadendo per colpa
d’un filologo sbronzo
in una taverna sfondata
con mezzo quintale in testa un feto
di pochi giorni
sarebbe stata mia madre il suo
cavallo Barone
correva al primo fischio
il figlio pareva più vecchio di lui
lo chiamava tatillo
toccandosi il petto col mento al
suo passare salutava
in istilo umilissimo e rimesso
rabdomando con l’asta di ciliegio
tralatizia
puoi camminare senza?
quel modo finisecolare quasi
villano
un pane rinfarciato due birre
roventi
fissi sul tavolo venerdì mercato
c’era quasi sempre
il sole le ragazze con gli orologi
dei fratelli
i nipoti guidavano i camion
secondo 4 sa di boschereccio funghi
troppo maturi
9 dice che al centro dell’aia c’è
una botola
coperta da un pezzo di bótte
schiacciato sotto cui
si spalanca tutto un mondo prova ne
sia che
il leppo i muri sbrecciati
la zia belga tornava solo per
tuffarsi a Calore
e portarne l’odore agli amici
minatori si tuffava
tre volte da un tronco poi sbatteva
le camicie
sui sassi le appastava dimenando
i fianchi per suo marito simbionte
appostato
sulla centrale i baffini grifagni
Charleroi
vibravano a ogni boccata
sassofono sul mignolo schiere di
bimbi
imparaci la musica
pesci da buche sporgevano i capini
a tempo di
fumava senza filtro tossendo con
pudore poi
ripartiva spargendo risi la macchia
d’umidità sul soffitto
fu il primo quadro che vide
com’è destino d’ogni precursore
proprio così ve ne ritrovo tutti
gli elementi
dal primo all’ultimo
sembra incredibile ma un etimo non
si cerca si trova
dal cerchio al centro da questo a
quello
conferendogli una sua propria
tonalità
svolte al difuori d’analisi di
stile
libero completamente scevro da
interferenze perburbatrici
con foga d’enigmista
sbrogliando il bandolo
dell’arruffata matassa
tutto un viluppo d’immagini
ciascuna con un suo
aroma quelle dei sogni non sono più
accese
s’organizzano in gruppi spesso in
conflitto fra loro
e pensare che non possono fare a
meno
l’uno dell’altro del resto si sa
i deboli cercano i deboli
forti non ve ne sono tuttavia le
corazze
parrebbero d’ottima lega
ma non bisogna credere che
l’ermeneutica
sia deformazione è un controsenso
dato che l’opera non è forma ma
tensione
si dice l’interpretazione è tanto
più autentica quanto
più evita di consegnarsi alla
distorsione
chiede perché l’opera deva
diventare parte
del nostro presente
non saprei ma sia chiaro fin d’ora
che lo sconfinato amore per la
lingua
rivendico il diritto d’affermare
in piena scienza e coscienza
è il primo movimento di un percorso
florebat olim
a raggiera in mille direzioni
che ne sarà del ciliegio?
Scarica in formato pdf