CHECKPOINT POETRY
STEFANO DOCIMO
 


I RAGAZZI DI VIA DELLA VETRINA

 

 

  E il mondo, grande femmina, che si dà con una risata 

al succubo che serra tra le ginocchia per stritolarlo,

gli diede estasi nuova, che lui ama,

ma non moriva Baal: guardava e nient’altro.  

(B. Brecht

 

 

I ragazzi di Via della Vetrina, un po’ troppo accademici, forse o troppo poco,

prestano servizio in questa via fluviale leggermente esposta sull’asse occidentale 

sulla rive gauche, tanto per non sbagliare. 

 

I ragazzi di Via della Vetrina sono l’ultima spiaggia, omphalos mundi,

allegoria di questa fine, o di quest’inizio.

 

I ragazzi di Via della Vetrina scrivono sui Quaderni di critica

e sono gli stessi Quaderni su cui scrivono. 

I ragazzi di Via della Vetrina sono Dialettici & Informali, sono ragazzi

che fanno tremare il mondo, o almeno ci provano, senza tramare.

 

I ragazzi di Via della Vetrina sono al Vetriolo, di punta sottile,  Loici & Speculanti,

sono anche eleganti, qualche volta. 

 

I ragazzi di Via della Vetrina portano occhiali, allegorie d’occhi poco lontani.

 

I ragazzi di Via della Vetrina sono poetanti, sono Tornanti & Torrenti in piena.

I ragazzi di Via della Vetrina destano sospetti perché son troppo svegli, o troppo poco.

I ragazzi di Via della Vetrina trangugiano cibo, imbrattano di carte e carne

l’inchiostro del mondo.

 

I ragazzi di Via della Vetrina sono sagome poliedriche, un poco astratte,

forse attratte dal mistero laico, autori in fieri, fumanti ma non fumosi,

Autocritici & Automobili,  di Vecchio & Nuovo conio, Pianoforti Indistruttibili,

truccati da Limousine.

 

I ragazzi di Via della Vetrina sono scribi un poco ebbri vivacchiano alla meglio,

o alla meno peggio. 

 

I ragazzi di Via della Vetrina hanno Vigore & Rigore hanno Sostanza & Forma,

hanno fretta e sono lenti.

 

I ragazzi di Via della Vetrina se la spassano come possono, più spesso s’inarcano,

e scoccano dardi, e simulano prede, s’inalberano, e trapassano cuori, e fiori e

picche e quadri, squadrano feroci gli abissi del senso collegando tropi, ai troppi

bastioni del Nuovo Capitale, al giovane vecchio Bertolt, compagno di cordata.

 

I ragazzi di Via della Vetrina sono Bislacchi & Bivacchi stanno al bar o giocano

a biliardo o a Baal.

 

I ragazzi di via della Vetrina spaccano laudi e adombrano fauci, dove riposano

 antiche vestali fraseggiano anche a dismisura, occhieggiano acclarati,

come se il mondo fosse una palla di vetro svuotata, come se dal vetro si vedesse

 

il mondo esposto in mille salse o ricamato a mano da volubili volute, da voluttà

profonde, veicolato in abisso, proprio alla fine, di questa strada, di questa via

lastricata da innesti spuri di fumanti rovine.

 

 

Assiettaquattro, giugno 1991

 

 

*  In ricordo di Filippo Bettini (1950-2012)




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