Mario Socrate, chi era il poeta che ha fatto parte della Resistenza

Mario Socrate è stato una figura poliedrica e significativa nel panorama culturale italiano del Novecento. Nato a Roma nel 1920 è morto nella Capitale nel 2012, Socrate ha lasciato un’impronta indelebile non solo come poeta e scrittore, ma anche come attivista politico e ispanista di spicco.

Macchina da scrivere
Macchina da scrivere | Unsplash @Patrick Fore – retidedalus.it

La sua vita è stata segnata sin dalle prime esperienze dalla partecipazione alla Resistenza durante la Seconda Guerra Mondiale. Dopo il conflitto, ha consolidato la sua presenza nel contesto politico e culturale romano, diventando una voce autorevole nel dibattito dell’epoca. Nel 1956 è stato uno dei cofondatori della rivista Città aperta, una pubblicazione che si distingueva per il suo impegno politico e culturale e che ha contribuito a creare una frattura nel Partito Comunista Italiano. La rivista radunava infatti intellettuali contrari alle posizioni filosovietiche del partito.

Come poeta, Socrate si è distinto per la sua ispirazione neorealista e per la capacità di narrare le lotte sociali e le condizioni del proletariato italiano. Le sue opere, permeate da un profondo senso di impegno civile e politico, hanno contribuito a delineare il panorama della letteratura italiana del dopoguerra.

Le opere

Una delle prime opere significative di Socrate è stata “Poesie illustrate” (1950), che segna il suo esordio poetico e riflette le tematiche sociali e politiche dell’epoca. In questa raccolta, Socrate dà voce alle lotte del proletariato italiano e alle ingiustizie della società, offrendo un ritratto vivido della realtà del suo tempo.

Successivamente, con “Favole paraboliche” (1961), Socrate approfondisce il lato allegorico e simbolico della sua poetica, offrendo una riflessione più profonda sulla condizione umana e sul significato dell’esistenza.

Nel corso degli anni, l’opera di Socrate evolve e si arricchisce, come dimostra “Il punto di vista” (1985), dove emerge una maggiore attenzione alla dimensione filosofica ed esistenziale. In quest’opera, l’autore si interroga sul significato della realtà e sulla percezione individuale del mondo, offrendo spunti di riflessione profondi e stimolanti.

Con la raccolta “Rotulus pugillaris e altre poesie” (2004), Socrate conferma la sua costante ricerca poetica anche nella vecchiaia, dimostrando una sensibilità e una creatività che hanno resistito al passare del tempo. Attraverso versi penetranti e suggestivi, l’autore continua a esplorare le grandi tematiche dell’esistenza umana, offrendo al lettore nuovi spunti di riflessione e contemplazione.

Il lavoro come traduttore

Oltre alla sua produzione poetica, Socrate ha svolto un’intensa attività di saggista e traduttore, distinguendosi soprattutto nel campo degli studi ispanici. La sua passione per la letteratura spagnola lo ha portato a diventare uno dei più autorevoli ispanisti italiani, con opere come “Il linguaggio filosofico della poesia di A. Machado” (1972) e “Il riso maggiore di Cervantes. Le opere e i tempi” (1998).

Tuttavia, la sua fama di traduttore ha raggiunto l’apice con l’incarico di tradurre le poesie di Boris Pasternak in appendice al celebre romanzo “Il Dottor Živago”. Questo incarico, affidato a Socrate nonostante non fosse un esperto di lingua russa, evidenzia la stima e la considerazione di cui godeva nel mondo editoriale dell’epoca.

Mario Socrate è stato anche un professore emerito presso l’Università Roma Tre, contribuendo alla formazione di numerose generazioni di studenti e consolidando ulteriormente il suo status di intellettuale di spicco nella scena accademica italiana.

Impostazioni privacy