Chi era Carlo Vincenti, artista e poeta morto a 32 anni

Pittore, poeta, scrittore, Carlo Vincenti era questo e molto altro. Scopriamo di più sull’artista viterbese scomparso prematuramente.

Carlo Vincenti, nato a Viterbo il 23 novembre 1946 da Margherita Calbi, insegnante, e Umberto, fisarmonicista, ha segnato il mondo dell’arte con la sua poliedrica produzione e il suo tragico destino, lasciando un’impronta indelebile nel panorama culturale italiano. Fin dalla sua giovinezza, Vincenti ha mostrato una straordinaria inclinazione verso l’arte visiva, manifestando un talento precoce nel disegno e nella pittura. I suoi primi anni di formazione presso la Scuola “Cesare Pinzi” si ricordano soprattutto per la produzione di uno Scudo di Achille che testimonia la sua abilità fin da piccolo.

Dall’adolescenza alla tragica morte di Fernanda

Tuttavia, gli anni dell’adolescenza di Vincenti sono stati segnati da un evento tragico: la lunga malattia del padre, che ha lasciato un’impronta indelebile sulla sua vita e sulla sua produzione. La morte di Umberto Vincenti nel 1959 è stato un momento di svolta nella vita di Vincenti, che ha dovuto affrontare le difficoltà della perdita e confrontarsi con le sfide della vita adulta già in tenera età.
Nonostante le avversità, Vincenti ha continuato a coltivare i suoi interessi culturali, mostrando una vasta curiosità per l’arte, la letteratura, l’architettura, la filosofia e le religioni.

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Pennelli | Unsplash @Laura adai – retididedalus.it

La sua formazione intellettuale è stata arricchita dalla lettura di autori russi, francesi e americani, le cui opere hanno influenzato profondamente il suo pensiero e la sua visione del mondo. Questi interessi si riflettono nella sua produzione, che spazia dalla pittura alla scultura, dalla poesia alla prosa. La figura di Fernanda, il suo grande amore scomparso tragicamente in un incidente stradale nel giugno del 1965, è stato un altro evento che ha segnato inevitabilmente la vita e l’opera di Vincenti. Fernanda è diventata un tema ricorrente nella sua produzione artistica, evidenziando la profonda influenza che ha avuto sulla sua vita emotiva e creativa.

La formazione

Durante i suoi anni di formazione, Vincenti ha frequentato il Seminario Diocesano come uditore, sviluppando una profonda amicizia con don Dante Bernini, che in seguito è diventato Vescovo ad Albano e Velletri. Questa amicizia ha influenzato profondamente la sua arte, ispirando opere come il trittico “Un Paradiso di specchi” e le sculture “Madonna con bambino”.
La sua formazione accademica lo ha portato a frequentare la facoltà di Architettura a Roma, dove ha approfondito i suoi studi su artisti come Paul Klee. Il testo “La teoria della forma e della figurazione”, prima edizione italiana del 1959, è diventato un punto di riferimento fondamentale per la sua ricerca artistica, mentre i suoi disegni e appunti sono stati inseriti nelle pagine del testo, evidenziando il suo approccio interdisciplinare alla conoscenza.

Una vita travagliata

Durante i suoi anni di studio, Vincenti ha visitato musei e gallerie, approfondendo il suo amore per l’arte e sviluppando la sua visione estetica. Il Museo d’Arte Orientale è diventato una fonte d’ispirazione fondamentale per la sua ricerca. Dimidiata’ e ‘Frammento’, nel senso di divisione, recupero e raccolta, diventano le parole-chiave della sua produzione e da quegli anni inizierà a firmare le sue opere col nome d’arte VescoVI, con riferimento alla numerologia.

La vita di Vincenti è stata costellata da sfide e difficoltà. Nel 1969, dopo una grave crisi personale, è stato ricoverato contro la sua volontà nell’Ospedale Psichiatrico di Siena. Questo periodo di crisi e rinascita ha segnato una svolta nella sua produzione, che è emersa rafforzata e arricchita da nuove prospettive e motivazioni. Non abbandonerà comunque l’olio e dal 1974 si lega con contratto al gallerista Alberto Miralli. Lavora con intensità esprimendosi attraverso vari linguaggi, compresa la poesia visiva, e sperimentando costantemente. La sua produzione è vastissima ma soffre l’emarginazione ed il disagio subendo ricoveri forzati in strutture psichiatriche. Muore tragicamente il 6 giugno 1978, non ancora trentaduenne.

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