Nuove sanzioni per lo streaming illegale di partite: multe fino a 16.233 euro e oscuramento dei siti in 30 minuti. Ecco come funziona il sistema di controllo e chi rischia di più.
La lotta allo streaming illegale delle partite di calcio entra in una fase più dura. Con il giro di vite normativo e l’introduzione di sistemi di blocco immediato, i rischi per chi utilizza il cosiddetto pezzotto aumentano sensibilmente. Le partite di Serie A, insieme ad altri eventi sportivi trasmessi in esclusiva, restano l’obiettivo principale delle indagini, sostenute dai principali broadcaster come Dazn, Sky e Lega Serie A, che negli ultimi anni hanno subito pesanti perdite a causa della pirateria online.
Il nuovo impianto sanzionatorio colpisce sia chi trasmette contenuti senza autorizzazione sia chi ne usufruisce, con multe che possono raggiungere cifre record. In parallelo, le autorità hanno rafforzato la cooperazione tra Agcom, Guardia di Finanza e Procure, velocizzando la chiusura dei siti pirata e il tracciamento degli utenti tramite indirizzi IP.
Come funziona il sistema di blocco e quali sono le sanzioni attuali
Dal 2024 è operativo il Privacy Shield, un meccanismo in grado di oscurare i portali che diffondono contenuti protetti entro 30 minuti dalla segnalazione. Questo strumento consente anche di risalire in tempi rapidi a chi guarda lo streaming illegale, utilizzando i dati di connessione forniti dai provider.
Per chi accede saltuariamente al pezzotto, la sanzione amministrativa parte da 154 euro e può arrivare a 1.032 euro. Ma per chi ne fa un uso abituale, la multa può toccare i 5.000 euro. La legge distingue nettamente tra l’utente occasionale e chi utilizza servizi Iptv illegali in modo sistematico, basandosi sulla frequenza e sulla quantità di contenuti fruiti.
Chi gestisce piattaforme pirata o vende codici di accesso commette invece un reato penale, con pene fino a 3 anni di reclusione e multe che possono arrivare a 15.493 euro. Nei casi più gravi, quando l’attività è organizzata e lucrativa, le indagini si allargano anche ai reati associati come l’associazione a delinquere.
Va ricordato che condividere lo streaming illecito con altre persone chiedendo un pagamento — anche minimo — rientra nella fattispecie penale. In sintesi, l’utente che guarda rischia una multa, chi vende o distribuisce rischia il carcere.
La proposta di legge per aumentare le pene dal 2025
Alla Camera è in discussione un progetto di modifica della legge sul diritto d’autore che punta a inasprire ulteriormente le sanzioni. Presentata dai deputati Marco Osnato e Federico Mollicone di Fratelli d’Italia, insieme a Luca Toccalini della Lega, la proposta prevede che la multa minima salga da 154 a 500 euro.

Per gli utenti abituali o per chi accede a contenuti pirata in grandi quantità, la sanzione massima verrebbe più che triplicata, passando da 5.000 a 16.233,77 euro. L’obiettivo dichiarato è rendere la pirateria uno scenario economicamente troppo rischioso anche per il semplice spettatore, così da ridurre la domanda e colpire la filiera alla radice.
L’iter parlamentare dovrebbe iniziare a settembre 2025, ma non è ancora certo che il testo arrivi in aula senza modifiche. In caso di approvazione, i nuovi importi renderebbero lo streaming illegale un’abitudine ben più pericolosa sul piano economico.
Le autorità, dal canto loro, stanno già intensificando i controlli: nel 2024 sono stati oscurati centinaia di portali e denunciati decine di gestori di servizi Iptv. Secondo dati Fapav, lo sport resta il settore più colpito dalla pirateria in Italia, con il calcio nettamente in testa.
L’equilibrio tra prevenzione e repressione sarà decisivo nei prossimi mesi. Le televisioni in abbonamento premono per tempi rapidi, mentre molti utenti non hanno ancora compreso che guardare una partita in modo illecito non è più un “rischio remoto” ma un problema concreto, con conseguenze immediate sul portafoglio.