Il blackout digitale che nessuno si aspetta: cosa succede se Google si spegne per 30 secondi

Google down.

Non solo ricerche: tutto si ferma, anche servizi pubblici. - www.retidedalus.it

Luca Antonelli

14 Agosto 2025

Dalla ricerca alle mappe, fino a interi servizi pubblici: bastano pochi istanti di buio per mettere in crisi gran parte del web.

Immagina una giornata qualunque. Stai cercando un indirizzo, ricevi una mail, apri una scheda per cercare qualcosa. Ma all’improvviso, tutto smette di rispondere. Nessuna risposta su Google Search, la posta Gmail va in errore, YouTube non carica nulla, Google Maps si blocca. Non è un problema tuo, ma globale. E inizia a succedere tutto in una manciata di secondi.

In uno scenario ipotetico — ma tutt’altro che irreale — il blackout improvviso di Google metterebbe in crisi gran parte della rete. Non solo per l’interruzione di servizi di svago o comunicazione, ma per l’impatto immediato su sistemi interconnessi che usano le sue API, i suoi DNS, i suoi algoritmi. In pochi secondi, il vuoto.

I primi effetti: caos invisibile ma reale

Nel momento esatto in cui Google smette di rispondere, milioni di richieste da tutto il mondo vanno in timeout. Sembra banale, ma una sola query non consegnata al server genera una catena di rallentamenti. I browser aspettano, gli utenti ricaricano, le app si bloccano o restituiscono errori generici. E nel frattempo, il traffico si moltiplica, perché le richieste ripetute affollano i nodi di rete e congestiona anche chi non usa direttamente Google.

Google down.
Il web dipende da Google più di quanto pensiamo. – www.retidedalus.it

In 30 secondi, oltre 100.000.000 di ricerche restano sospese. Servizi come Google Drive, Classroom, Meet si fermano. Le aziende che usano Gmail per la gestione interna si trovano improvvisamente scollegate. Alcuni siti web, che usano font, script o servizi di verifica firmati Google, smettono di funzionare correttamente.

Anche chi non pensa di usare Google in modo diretto ne subisce le conseguenze. Interi sistemi di autenticazione, tracciamento e monitoraggio (come quelli pubblicitari o di sicurezza) basati su Google Analytics, Google Tag o reCAPTCHA vanno in errore. Alcune app smettono di accedere ai dati, molte non caricano nemmeno l’interfaccia.

La fragilità dietro l’abitudine

Il vero impatto di uno stop così breve sta nella dipendenza collettiva da un’unica infrastruttura. Google non è solo un motore di ricerca: è un ecosistema tecnico e culturale attorno al quale ruotano miliardi di operazioni ogni giorno.

Molti operatori del settore considerano questa eventualità come “quasi impossibile”, ma episodi di down parziali sono già accaduti. Nel 2020 e nel 2021, brevi interruzioni di Gmail o YouTube hanno causato perdite di produttività, interruzioni scolastiche e segnalazioni di emergenza rimaste sospese.

In 30 secondi di blackout totale, non solo i servizi ma anche la percezione di affidabilità viene messa in discussione. Le persone non sanno a chi rivolgersi, gli strumenti alternativi faticano a reggere il picco di traffico, e si scopre quanto sia difficile “fare senza”, anche solo per poco.

Ciò che succede davvero, quindi, non è solo un vuoto funzionale. È un’interruzione del ritmo globale. La consapevolezza che tutto ciò che usiamo ogni giorno, in modo automatico, dipende da una sola infrastruttura centrale. Ed è questa la vera vulnerabilità.

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