Negli anni ’50 era il simbolo della fiducia nel futuro e del sogno americano. Oggi l’architettura Googie è riemersa come icona di stile retrofuturista, ispirando non solo designer e urbanisti, ma anche registi e scenografi del Marvel Cinematic Universe. Il ritorno di questa estetica audace e colorata racconta molto del nostro tempo: in un mondo incerto, abbiamo bisogno di forme che parlino di progresso, fantasia e possibilità.
Viaggi interplanetari e hamburger: la nascita di un’estetica spaziale
In piena Space Age, l’America sognava razzi, satelliti e avventure cosmiche. E lo faceva anche attraverso l’architettura delle sue città. Mentre le automobili si riempivano di pinne cromate, le periferie si popolavano di strutture ardite, pensiline fluttuanti, vetrate al neon, forme ispirate a UFO e astronavi. Nacque così lo stile Googie, definito nel 1952 dal critico Douglas Haskell come “architettura moderna senza inibizioni”.
Il nome deriva da un locale realmente esistito: il Googie’s Coffee Shop di West Hollywood, progettato nel 1949 da John Lautner. Fu proprio quella costruzione dalle linee anticonvenzionali a dare il nome a un intero movimento visivo. Lo stile fu ribattezzato anche Populuxe o Doo-Wop, ed è impossibile non riconoscerlo: è lo stile dei diner anni ’50, delle stazioni di servizio dinamiche, dei cartoni animati come I Jetsons.
La conquista del paesaggio americano: strutture che sembrano volare
I più grandi esempi di Googie non si limitano ai fast food. Questo linguaggio architettonico ha colonizzato cinema drive-in, piste da bowling, torri panoramiche, aeroporti. Basti pensare a monumenti come:
il TWA Flight Center del JFK di New York firmato da Eero Saarinen (1962)
il Theme Building del LAX di Los Angeles
la leggendaria Seattle Space Needle, costruita per l’Expo del 1962
A Los Angeles, lo studio Armet & Davis trasformò le tavole calde in opere spaziali: celebre il Norms Restaurant su La Cienega Boulevard, con la sua enorme pensilina inclinata e l’insegna luminosa a bandiera. Seguirono luoghi cult come Johnie’s Coffee Shop, Ship’s e Pann’s. In ognuno, fermare l’auto per un hamburger diventava un’esperienza da fantascienza.
Ma fu anche Disneyland a rafforzare il mito, con l’apertura di Tomorrowland, un’area interamente dedicata a progresso e fantascienza, costruita con lo stesso linguaggio visivo.
Declino e riscoperta: da kitsch a patrimonio culturale
Negli anni ’70, però, qualcosa si ruppe. Dopo l’allunaggio e l’avanzare di una coscienza ecologica più sobria, il linguaggio Googie venne bollato come eccessivo, troppo pop, troppo frivolo. Molti edifici furono abbattuti o lasciati all’abbandono, e solo pochi li considerarono meritevoli di essere conservati.
La riscossa arrivò lentamente. A partire dagli anni 2000, architetti e studiosi come Alan Hess (autore di Googie Redux: Ultramodern Roadside Architecture) e realtà come la Los Angeles Conservancy iniziarono a promuovere la tutela di queste opere. Le generazioni cresciute con i Jetsons e Star Trek iniziarono a vedere in quelle forme un’eredità affettiva e culturale, non solo estetica.
Il ritorno nel cinema: Marvel e il fascino retrofuturista
Nel film Marvel “I Fantastici 4: Gli Inizi”, l’architettura Googie è tornata in tutta la sua gloria. La pellicola, ambientata negli anni ’60 dei fumetti di Jack Kirby, sfrutta lo stile per costruire un mondo narrativo visivamente coerente con l’epoca ma carico di nostalgia.
Salottini incassati dai colori accesi, monitor incorniciati da gusci sferici, gadget lucidi dalle forme sinuose: la scenografia è un omaggio dichiarato alla Googie e all’immaginario della Space Age. Lo stesso stile era già stato esplorato dalla Marvel nella serie “Loki”, in cui l’estetica della TVA (Time Variance Authority) riecheggia chiaramente il TWA Terminal di Saarinen.
Questa scelta estetica si è rivelata una carta vincente, tanto da diventare il tratto distintivo del reboot. Un universo visivo fresco, ma allo stesso tempo ancorato a un passato idealizzato, che parla al pubblico con un linguaggio emozionale e visivo potente.
Oggi il Googie è ovunque: dalle serie TV al design d’interni
Nel 2025, il Googie è tornato ad essere un trend globale. Lo si ritrova nel design d’interni, nei set cinematografici, nelle copertine editoriali e persino nelle caffetterie di tendenza. Il suo mix di ottimismo, ironia e linee futuristiche si adatta perfettamente all’attuale desiderio di stupore visivo e storytelling emozionale.
È il trionfo di un futuro che non è mai arrivato, ma che continuiamo a desiderare. Un’estetica nata per vendere hamburger e sogni intergalattici, che oggi torna per vendere emozioni e ricordi. In un’epoca in cui tutto è digitale, il Googie ci ricorda che il futuro, a volte, ha la forma colorata di un’insegna al neon.