(…)

Trovandola in chiavamenti
con un domestico o un cavaliere
da Quintiliano invochi
qualche parola efficace. Ma anche lui
ammutolisce. Allora parli lei.
«Ricorda i nostri patti. Tu
avresti fatto a modo tuo e io
al mio. Grida quanto ti pare,
soqquadra cielo e terra,
sono un essere umano anch’io!»
Se le cogli sul fatto
la loro sfrontatezza non ha limiti.
La colpa eccita al massimo
il loro genio malvagio.
Queste infamie prodigiose
tu vuoi sapere come siano nate?
Avere poco, le donne latine
così virtuose faceva. Al riparo
da ogni vizio le case: si faticava,
i sonni duravano poco,
la lana etrusca rovinava le mani
e intorno alla città girava Annibale,
sulla torre Collina i mariti vegliavano.
La troppo lunga pace ci ha guastati.
Del mondo che abbiamo vinto
vendicatrice
la Profusione ci scarica addosso
le sue armi spietate.
La Povertà di Roma è morta
e il Delitto si è scatenato,
le Libidini più sinistre le abbiamo.
Sibari, Rodi, Mileto, e Taranto
l’orgiastica, la trincona sfrenata,
sui nostri colli sono volate.
Lo schifoso Denaro è stato:
ha introdotto costumi strani
e sotto l’urto della Ricchezza
più sfrollata, sfarzosa e oscena
tutto il passato si è frantumato.

Giovenale

(dalle Satire, Libro II, 6, trad. it. di Guido Ceronetti)


Sed iacet in servi complexibus aut equitis. Dic,
dic aliquem sodes hic, Quintiliane, colorem.
Haeremus. Dic ipsa. «Olim convenerat» inquit
«ut faceres tu quod velles, nec non ego possem
indulgere mihi. Clames licet et mare caelo
confundas, homo sum». Nihil est audacius illis
deprensis: iram atque animos a crimine sumunt.
Unde haec monstra tamen vel quo de fonte requiris?
Praestabat castas humilis fortuna Latinas
quondam, nec vitiis contingi parva sinebant
tecta labor somnique breues et vellere Tusco
vexatae duraeque manus ac proximus urbi
Hannibal et stantes Collina turre mariti.
Nunc patimur longae pacis mala, saevior armis
luxuria incubuit victumque ulciscitur orbem.
Nullum crimen abest facinusque libidinis ex quo
paupertas Romana perit. Hinc fluxit ad istos
et Sybaris colles, hinc et Rhodos et Miletos
atque coronatum et petulans madidumque Tarentum.
Prima peregrinos obscena pecunia mores
intulit, et turpi fregerunt saecula luxu
divitiae molles.



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