I PRIMI INCONTRI
I nostri incontri momento per momento
celebravamo come apparizione
divina, soli al mondo. Tu pił ardita
e lieve eri dell'ala di un uccello.
Gił per le scale, come una vertigine
saltavi a due i gradini e mi portavi
per l'umido lillą nei tuoi domini
dall'altra parte del vetro dello specchio.
Quando scendeva la notte, quale grazia
mi era donata, le porte di un altare
si spalancavano, nel buio risplendeva
la nuditą, e lenta reclinava,
e, risvegliandomi: "Tu sia benedetta!"
Dicevo, sapendo quanto ardire
nella mia benedizione: tu dormivi,
e a lambirti le palpebre d'azzurro
cosmico, il lillą del tavolo sporgeva,
e le palpebre lambite dall'azzurro
erano serene, calda la tua mano.
E nel cristallo pulsavano i fiumi,
fumigavano i monti, i mari risplendevano,
e tu reggevi la sfera di cristallo
fra le palme, sul trono addormentata,
e - Signore onnipotente! - eri mia.
Poi ti svegliavi e trasfiguravi
il quotidiano linguaggio degli umani,
e di vibrante forza la voce nella gola
si empiva, e la parola tu svelava
il senso nuovo che valeva: zar.
E tutto si trasfigurava, pure
Le cose semplici: la brocca o il catino,
quando stava fra noi come di guardia
l'acqua stratificata e dura.
Trascinati chissą dove, al nostro passo
come miraggi si facevano da parte
cittą miracolosamente edificate,
la menta si spargeva ai nostri piedi,
stormi di uccelli per compagni di strada,
branchi di pesci guizzavano dal fiume,
e il cielo si spalancava ai nostri occhi
Quando il destino seguiva i nostri passi
come un folle con un rasoio in mano.
Arsenij Aleksandrovic Tarkovskij
trad. it. di Guido Carpi
(questa poesia fu citata, come diretta ispirazione,
nel film Lo specchio, 1974, di Andrej Tarkovskij)
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