Taci, anima stanca di godere
e di soffrire (all’uno e all’altro
vai
rassegnata).
Nessuna voce tua odo se ascolto:
non di rimpianto per la miserabile
giovinezza, non d’ira e di
speranza,
e neppure di tedio.
Giaci come
il corpo, ammutolita, tutta piena
d’una rassegnazione disperata.
Non ci stupiremmo,
non č vero, mia anima, se il cuore
si fermasse, sospeso se ci fosse
il fiato…
Invece camminiamo,
camminiamo io e te come sonnambuli.
E gli alberi son alberi, le case
sono case, le donne
che passano son donne, e tutto
quello
che č, soltanto quel che č.
La vicenda di gioia e di dolore
non ci tocca. Perduto ha la voce
la sirena del mondo, e il mondo č
un grande
deserto.
Nel deserto
io guardo con asciutti occhi me
stesso.
Camillo Sbarbaro
(da Pianissimo, 1914)
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