I giardini di Villa d’Este
«Certamente avrai visto i
giardini di Villa d’Este»,
mi scrive uno dei miei amici italianofili.
Certamente, certamente, li ho visti d’ottobre,
costellati di tristi ornamenti coniferacei,
arborea elegia rappresentata dai cipressi.
E quelle fontane, ancora «come altrettanti spettri di cipressi»; ‒
(l’espressione mi sovvenne mentr’ero appoggiato
contro una vecchia balaustra, inspirando il tramonto,
assorbito dalla mia vocazione per i versi) ‒ come mi riportavano
a Byron,
Landor, Liszt, e Robert Browning! …
Un lieberstraum
di Liszt mi cantava per le vene,
il mio linguaggio si modellava su quello di Landor,
poeta casto e formale.
Il mio intelletto (benché alquanto in ombra)
lavorava su uno sfondo baironiano.
Ma poi Byron mi toccò il gomito, e senza cerimonie mi presentò
un dimenticato pittore di stinti affreschi
che adornano il crepuscolo murario della Villa.
Mentre vagavo pei giardini di Villa d’Este
ebbi queste sensazioni… e cercai nelle tasche il taccuino.
Siegfried Sassoon
(1886-1967, trad. Giorgio Miglior)
Villa d’Este Gardens
«Of course you saw the
Villa d’Este Gardens»,
Writes one of my Italianistic friend.
Of course;
of course; I saw them in October,
Spired with pinaceous ornamental gloom
Of that arboreal elegy
the cypress.
Those fountains, too,
«like ghosts of cypresses»; ‒
(The phrase occurred
to me while I was leaning
On an old balustrade;
imbibing sunset;
Wrapped in my verse
vocation) ‒ how they linked me
With Byron, Landor,
Liszt, and Robert Browning!...
A liebestraum of Liszt cajoled my
senses.
My language favoured Landor, chaste and formal.
My intellect (though
slightly in abeyance)
Functioned against a Byronistic background.
Then Byron jogged my
elbow; bade me hob-nob
With some forgotten
painter of dim frescoes
That haunt the Villa’s
intramural twilight.
While roaming in the
Villa d’Este Gardens
I felt like that...
and fumbled for my notebook.
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