LE FORESTE ROSA

Il proiettore del tiranno è puntato sui nostri visi.
Mangia la nostra carne.
Il treno sfreccia, sotto le nostre finestre,
trasportando stanze, nazioni, e rifiuti.
Urliamo dalla tristezza,
i nostri cuori oscillano come frutti su un albero
le nostre lingue sputano carbone e fumo.
Sotto la luce infestata,
beviamo marciume e sconfitta.
Un autunno malconcio vive nelle catapecchie
e oscura gli edifici.
Sotterriamo le teste negli angoli,
tossiamo e gemiamo,
mentre i cavalli dei passanti nitriscono e sbuffano.
Un aeroplano passa sotto le nostre terrazze.
Le foreste rosa sono invisibili al buio.
Fantasmi abitano i castelli disabitati
irraggiungibili da proiettori di luce o binocoli;
la loro sete è più grande della fessura
attraverso la quale entrano gli stranieri;
la loro pelle è irta di spine
i loro piedi sono bocche rapaci
che divorano qualsiasi cosa calpestano.


Saniya Salih (Siria - 1935-1985)

(da Non ho peccato abbastanza, antologia di poetesse arabe contemporanee, a cura di Valentina Colombo, Oscar Mondadori 2007)



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