Eros

 

 

Sul breve palcoscenico una donna 

fa, dopo il Cine, il suo numero.

                                                     Applausi,

a scherno credo, ripetuti.

                                         In piedi,

dal loggione in un canto, un giovanetto,

mezzo spinto all’infuori, coi severi

occhi la guarda, che ogni tratto abbassa.

È fascino? È disgusto? È l’una e l’altra

cosa? Chi sa? Forse a sua madre pensa,

pensa se questo è l’amore. I lustrini,

sul gran corpo di lei, col gioco vario

delle luci l’abbagliano. E i severi

occhi riaperti, là più non li volge.

Solo ascolta la musica, leggera

musichetta da trivio, anche a me cara

talvolta, che per lui si è fatta, dentro

l’anima sua popolana  ed altera, 

 

una marcia guerriera.

 

                                     Umberto Saba

 

                              (da Cuor morituro, 1926)

  




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