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Nerina ha voglia di ridere, perché
ride ogni tanto
adesso, con il figlio, Carla ha la
faccia seria mentre provano
allo specchío, mentre Nerina
insegna e Carla impara
a mettere il rossetto sulle labbra:
ci deve essere in un cassetto
un paio di calze di nylon,
finissime
bisogna provarle.
Questo lunedì comincia che si
sveglia
presto, che indugia svagata nella
piazza
prima di entrare in ufficio, che
saluta
a testa alta «Buongiorno» con l’aggiunta
«a tutti», che sorride cercando Aldo
con gli occhi
che gli dice «Bella ragazza e come
attenta ai tuoi discorsì» che
incomincia ‒ forse ‒ il lavoro
fresca.
Quanto di morte noi circonda e quanto
tocca mutarne in vita per esistere
è diamante sul vetro, svolgimento
concreto d’uomo in storia che resiste
solo vivo scarnendosi al suo tempo
quando ristagna il ritmo e quando investe
lo stesso corpo umano a mutamento.
Ma non basta comprendere per dare
empito al volto e farsene diritto:
non c’è
risoluzione nel conflitto
storia esistenza fuori dell’amare
altri, anche se amore importi amare
lacrime, se precipiti in errore
o bruci in folle o guasti nel convitto
la vivanda, o sradichi dal fitto
pietà di noi e orgoglio con dolore.
Elio Pagliarani
(da La ragazza Carla, 1960)
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