A la morte

 

T’hè portagia co’ me la vita intiera.

tra i fiuri in vaso,

in ogni baso,

nel svolo d’una nuvola lisiera.

 

E mai t’hè dito no,

tu me son vignúa vissina

ne l’aqua fonda là in marina.

nel grando mal che me ghiteva zo.

 

T’hè sentía solo cundimento

bon, de la vita quotidiana

e vision, la più biava in tramontana.

dei munti in muvimento.

 

No’ hè mai visto i vogi tovi svodi:

i rièva felissi de serenità:

la vita ’veva senpre nove età

e tu, la vita, tu la godi.

 

Co’ me, la vita intiera.

che s’ha fato lisiera

adesso che fa sera

e l’anema xe duta una lumiera.

 

 

Alla morte.  T’ho portata con me la vita intera, / tra i fiori in vaso, / in ogni bacio, / nel volo d’una nuvola leggera. // E mai t’ho detto no, / quando mi sei venuta vicina / nell’acqua fonda là in marina, / nel grande male che m’abbatteva. // T’ho assaporata solo condimento / buono della mia vita quotidiana / e visione la più azzurra, in tramontana, / dei monti in movimento. // Non ho mai visto i tuoi occhi vuoti: / ridevano felici di serenità: / la vita aveva sempre nuove età / e tu, la vita, te la godi. // Con me, la vita intera, / che s’è fatta leggera / adesso che fa sera / e l’anima è tutta una lumiera. 

 

 

                                                        Biagio Marin

 

                                             (da Pan de pura farina, 1976)

 

 

 

 




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