CHANGSHA

Solitario sto nel freddo autunno
e guardo il fiume scorrere verso settentrione,
al di là della costa dell'Isola d'Arancio;
vedo colline a miriadi tutte tinte di rosso,
e lunghe file d'alberi cosparsi di porpora.
Sulla larga corrente, coś intensa d'azzurro,
cento navigli stretti l'un l'altro navigano;
le aquile si scagliano nell'alto dei cieli,
volteggiano i pesci tra le secche;
milioni di creature, sotto il cielo rabbrividente,
lottano per la libertà.
E in questo immenso spazio, immerso in profondi pensieri,
io chiedo alla vasta terra, all'azzurro senza confini:
chi sono, chi sono i padroni di tutta la natura?

Qui sono stato coi miei compagni, nei giorni passati,
durante quei mesi pieni, quegli anni di fatiche:
eravamo studenti, tutti eravamo giovani,
fieri nel portamento, con i corpi robusti,
con i puri ideali di coloro che imparano a conoscere.
Integri e giusti, coraggiosi e leali,
il dito puntavamo verso la nostra terra
e i nostri scritti erano pieni di lodi e di biasimi.
Ma, dunque, non ricordi
come, a metà corrente, noi colpivamo le acque,
e come battevamo le onde contro le barche in corsa?


Mao Tse-Tung

(da Poesie, prefaz. di F. Fortini, trad. di Franco De Poli, Samonà e Savelli, Roma 1969)



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