ANNALES: 23
Quali sono i suoi delectabilia?
I segni in cui li compone?... –
non così semplicemente l’occhio spalancato
davanti all’Hotel Scribe o il rettangolo mentale
di blu scritto in bianco, la creduta foné
argentina che risuoni dall’altura
cittadina nella stanzuccia-cellula
di fiele. Forse Cavalcanti
il bell’averroista
vestito d’acqua luminosa dentro la Senna
in un bagno d’amore. Se si chiede d’ascoltare
il lungo crich dell’anno che gela sprofonda
a pochi passi da noi, dove è già finito
da tempo ogni sogno secolare;
è perché non si dà altro
Rappresentante della Rappresentazione.
(Frattanto s’è interrotta la logorrea
parapoetica spremuta a fatica
da rognoni di pietra o da circonvoluzioni
indurite nel cassetto frontale).
Un certo giorno anche un passaggio
di Genette sottolineato a matita blu.
Ma quanti di quei passages che non valicano
da una stazione di métro all’altra bensì
da un vivaio di parole a un ciuffo di robinie
alla lingua del sì alla lingua ergotica
che si gonfia verso un che – e finisce
con il lampo del cortocircuito.
«Mostra il tuo intuito! in che gioia della mente
ci imbrogli tutti, da bravo cretese
dici: io mento». Sul fondo dello spiazzo
i tronchi tremano dorati
dentro i loro profili, accomodati
alla delizia, come anime in purgatorio.
Io che ho scritto sugli zampilli
(ma io è una gocciola che brilla
per suo conto) io forse sterbe und werde
quando l’acqua trabocca dal bacino.
Giuliano Gramigna
(Annales, All’insegna del pesce d’oro, 1985)
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