Non
son chi fui; perí di noi gran parte:
questo
che avanza è sol languore e pianto.
E secco
è il mirto, e son le foglie sparte
del
lauro, speme al giovenil mio canto.
Perché
dal dí ch’empia licenza e Marte
vestivan
me del lor sanguineo manto,
cieca
è la mente e guasto il core, ed arte
la
fame d’oro, arte è in me fatta, e vanto.
Che
se pur sorge di morir consiglio,
a
mia fiera ragion chiudon le porte
furor
di gloria, e carità di figlio.
Tal
di me schiavo, e d’altri, e della sorte,
conosco
il meglio ed al peggior mi appiglio,
e
so invocare e non darmi la morte.
Ugo
Foscolo
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