79. [L’Anno Sessantaquattro. Poesia altrui.]
1.
Correvo in auto la luminosissima Brianza
e foglie
rotolavano pulite nella danza
d’aceri e tigli brune e gialle precipitose
ma cementi d’officine
piccole e stecchi di rose
robinie color volpe campings semidivelti
i tavoli dei
bar ristoranti capovolti
le piume d’un coniglio nella palta
di sangue
impresso e fisso sull’asfalto
le operaiette dei turni affollate allo spaccio
e lassú nel
turchino prealpino di ghiaccio
la notizia che l’anno finiva.
2.
Va’ via, getrübtes Jahr, va’ via mit deinen Schmerzen.
Stanotte
affili Bòrea le trombe delle feste.
Battano gli impiantiti di dancings e di casolari
le impiegate
tenui e le dure comari.
E anche la ubriaca magra dei muratori
che tra spini
di siepe scuote a sfida i colori
del viso decorato di nero bianco e rosso
e la gonna
che striano erba e creta di fosso
anche lei calchi e stritoli l’annata sotto il tacco
quando dai
poli sibili di radio la distacchino
e dormire nel grigio che viene.
Franco Fortini
(L’ospite ingrato,
De
Donato editore, 1966)
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