Elio Filippo Accrocca

 

 PORTONACCIO

 

 

                    Portonaccio è un ponte sulla ferrovia,

                     è un quartiere di povera gente.

                    Gli uomini, da vivi lo ignorano,

                    da morti lo abitano. 

 

                                               a Renzo Vespignani

 

E' questo il ponte che conduce all'isola

dei prati dove muore la città

d'uomini vivi, dove vive il campo

santo dei morti tra convogli radi

al fischio delle fabbriche.

 

A notte ì morti crescono coi tufi

che ardono alla luna.

 

E' questo il ponte che conduce all'isola

dei morti dove vive la pietà

degli uomini che vegliano nel grigio

di queste loro case in miniatura

sepolte dentro gli orti.

 

A notte i treni passano sui morti

 che ridono alla luna.

 

                                                   29 gennaio 1946

 

                      (Dalla raccolta Portonaccio, Scheiwiller,

                      collana “All’insegna del pesce d’oro”,

                      Milano-MCMXLIL)

 

 

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  RITORNO A PORTONACCIO

 

Mutato ponte e più mutate cose

dell'inesausto vivere

negli afoni mattini. Si fa monte

il ricordo degli anni quando ancora

intatta era l'immagine dei pini

densi di fumo e l'isola

di verde m'accoglieva

ogni giorno al passaggio contemplato

dei treni amici e delle amiche grida.

 

Oggi mutata è pure la mia vita

e i desideri, e il senso

delle parole s'è trasfigurato:

tanta merce è passata e tanto fiato...

Solo intatto mi resta

l'intramontato innesto (amore? odio?)

per il mio Portonaccio fatto mesto

e ilare, sconvolto e avvolto a un tempo

da memoria che rende l'ora desta.

 

                                                         (1955 – 1958)

 

               (Dalla raccolta Ritorno a Portonaccio, Mondadori,

                collana “Lo Specchio”, Milano, giugno MCMLIX)


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