(3)

Sapevo, e per virtù ridotta
non giunse mai nessuno.
Ora era calmo l'ordine, l'ardire
sopra uno sghembo tondo
che tagliò il viso d'autunno
sopra un trono.
            Non hai mai visto
nulla di simile nella tua vita
oltre un contadino che, oltre le sue terre,
numerò la febbre e il pube tuo
sulle tue dita, come un tuo racconto.
Nulla era vero o questo fu vero
e fu come un intoppo.
Ahi la sagoma alata densa della vita
o questa fu la strana, forse,
la strana origine del mondo.

(4)

Oggi; anzi altri
ti cercano.
            Non era formicolio una chiarità distinta
nell'azzurro della vita
quando uno era già estinto
ed altri era, ora, e ti segua.
Quel che non aveva meta
non aveva vita e così baci
l'azzurro immenso dello spazio
in un bianco triste segno:
così tergiversò l'immensità ridotta
o non avevi piu amanti.

Così celere, deserta, funerea
era nell'azzurro fatta densa,
deserta, desta la tua vita!

Il tuo vestito era di legno leggero,
ora era di lutto.
E ad altri innanzi
e accanto a cui cammini
presago era e a te mi lega
un patto innanzi tutto.

(5)

; e i mattini arsi dal gelo.
Ora è pallida terribile una distanza
e lo sussurrarono
e lo bisbigliarono a volte
i morti in una luce continua che li abbaglia,
essi così sotterranei, pallidi a volte
in una stanza.

(6)

e al pallido dolore umano,
forse sapevo per più vie
una via del sogno: vedi dal teatro strano
fermo erra al murmure di questo mare
una voce d'angelo
una voce di passeri a stormo.
Ma io non ti sapevo fra i murmuri
e gli sbagli. Ma ora liquido non posso,
non posso camminare.

(7)

... La morte - oh sì - la morte m'innamora
e 1a vorrei condurre a quel sito
in cui ella come amata amante
mi ama ancora....


Lorenzo Calogero

(dai Quaderni di Villa Nuccia [1959-1960], "Gli invisibili", La Finestra editrice, 2008)



Il sito dal 01/04/2006 al 30/11/2006 ha raggiunto n° 5200 visite