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di Alessandro Fabio Olivieri
Paolo Liberati è
un artista attivo su più fronti da non poco tempo. Nato a Terni nel 1957, vive
e attualmente lavora fra la capitale e l’Umbria. Ha studiato design, ha
frequentato a Roma l’Accademia di Belle Arti (è stato allievo di Toti Scialoja
e di Alberto Boatto), decenni fa ha abbracciato le posizioni del critico
teatrale Giuseppe Bartolucci per una scena fortemente incline alle forme
dell’arte e della poesia.
L’attività della
compagnia Tradimenti Incidentali, fondata da Liberati nel 1983,
prevedeva una scrittura che trascendesse la scena e debordasse nell’arte
pittorica, in fede a una concezione più vasta del fenomeno teatrale, una
concezione in grado di professare un sincretismo delle varie forme d’arte quasi
cultuale. Si è trattato di un sincretismo piuttosto innovativo per l’Italia di
allora e assolutamente radicale nelle scelte estetiche, esso tendeva a
trasformare la scena in un atelier o, per dirla con le parole di
Liberati (che a casa sua mi ricorda e mi cita Antonin Artaud e la sua crudeltà)
“in una palestra dell’artista-attore come atleta del cuore”. Liberati,
che in questa compagnia è stato anche regista, attore e scenografo, ha firmato
decine di opere teatrali sia in ambito nazionale che internazionale.
Ho scritto che
l’attività di Liberati conosce diversi fronti, ma la sua è sempre e comunque
arte d’avanguardia nell’accezione più pura del termine, sia che utilizzi le
strutture e le forme sceniche o filmiche (mi viene in mente Un fiume in
PENNA, l’interessante video, premiato a Videoland nel 2004, che reca
omaggio al lirico perugino) sia che si serva delle tele e dei pennelli.
Scriverò soltanto
alcune considerazioni personali sull’opera di Liberati, concentrando il mio
discorso sulla sola produzione pittorica, che comincia ufficialmente nel 1973 e
che, nella resa fotografica, è assolutamente apprezzabile anche visitando il
sito www.paololiberati.com. Le
tele, gli acquerelli e i disegni di Liberati non si prestano a una facile
comprensione intellettuale. Non ha torto, quindi, Valentina Gregori quando dice
che la sua arte è difficile, considerando anche il fatto che si tratta di un autore poliedrico, che non usa solo i
pennelli per esprimersi. Senza dubbio i suoi versi sono un’utile chiave
interpretativa per le tele che dipinge, come i suoi video lo sono per la vita
che vive. Ma, se ci si astiene da un primario tentativo di capire con la
ragione quest’arte, le cose cambiano. Quello che la pittura di Liberati non
riesce a fare a livello razionale lo compie egregiamente a livello empatico:
mitiga per un quarto d’ora, con una bislacca risata, le storture
dell’esistenza, nel comunicare essa chiama a sé con energia, ha una forza
cromatico-centripeta che fomenta la chiarificazione interiore e il piacere
emozionale, una volta che ci si è sintonizzati.
Credo che ciò che
contraddistingua un vero autore sia la conquista del proprio stile e l’onestà
intellettuale di rimanere fedele a esso nonostante tutto. Ciò non significa
precludersi strade naturali o percorsi evolutivi, significa semplicemente non
tradire se stessi. In un autore autentico c’è sempre un elemento che rimane
costante come un’impronta digitale e che non varia pur mutando tutto il resto.
A mio avviso, nel
caso di Liberati, credo che questo elemento sia il colore, esattamente la
tecnica personale sviluppata nel suo uso ironico e nell’accostamento cromatico,
perennemente in bilico tra una giocosità sognante e lo strambo disincanto. Lo
stile di Liberati si è organizzato attorno alla trattazione del colore nel suo
rapporto con la luce e nella gestione visibile della luce relazionata con la
materia stessa. Provo a spiegarmi meglio. La luce è considerata quasi come un
oggetto da intarsiare: essa è definita per questo tattile, riprendendo le
parole dell’autore, e si può toccare grazie alla disposizione movimentata e
corporea del colore. Il colore come luce evocata cromaticamente, dunque, e la
luce come solido da modellare: il risultato di questa ricerca personale è una
serie di superfici cromatiche che trascendono la geometria per sconfinare in
suggestioni organiche.
Sorgono così
campi di colore giustapposti secondo necessità profonde. Le opere di Liberati
non conoscono volgarità (semmai caustica ironia), ospitano distese cromatiche
che creano dipendenza visiva, sono lavori che, ho potuto notare nelle sue ultime
mostre, almeno per ora si rendono più disponibili a timidi accenni figurativi,
pur rimanendo sempre nell’ambito dell’astratto l’assidua ricerca cromatica del
loro autore.
Nonostante Paolo
si impegni nella carriera di bambino perfido (lui direbbe di ‘putto brutto’) è
e rimane uno straordinario sacerdote del colore, di matrice ellenica e
mediterranea nella modulazione della luce. Paolo è uno ierofante spietato e
candido (lo affermo senza scherzare), è uno che fa parlare il colore in maniera
più incline all’inno laico che all’elegia. Fa parlare il rosso e l’oro, fa
parlare il bianco sul bianco in modo audace, ingenuo solo in apparenza,
suscitando a tratti meraviglia, purezza, allegria, a tratti materico sarcasmo.
Da queste modalità è nato un colore laicamente sacro, baldanzoso e solare,
alchemico e beffardo, disinibito e disposto in soluzioni non prevedibili, non
scontate.
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Paolo Liberati ad una mostra di sue opere
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Principali esposizioni personali
1984 - “Giran Giran”, installazione a
cura di Ida Panicelli e di Giuseppe Bartolucci, Galleria Nazionale d'Arte
Moderna, Roma.
1987 - “Extramedia Teatro d'Arte”, a
cura di Lorenzo Mango e di Francesco Moschin, Galleria A.A.M. Architettura Arte
Moderna, Roma.
1991 - “Affilati pezzi di ricambio”,
a cura di Lorenzo Mango, Galleria Eralov, Roma.
1997 - “Opere recenti” a cura di
Paola Watts, Studio Watts, San Gemini (Tr).
1998 - “Pittura Croma”, a cura di
Adriano Ronchini, Galleria Ronchini Arte Contemporanea, Terni.
2001 - “Conca d'oro di luce tattile”,
a cura di Lorenzo Mango, Bibliomediateca, Terni.
2002 - “Viterbo nuda: dentro la
superficie c'è ciò che non è spazio” a cura di Lorenzo Mango, Galleria Miralli,
Palazzo Chigi, Viterbo.
2007 - “La lince rivisitata”, a cura
di Franklin Watts e di Bruno Toscano, Studio Watts, San Gemini (Tr).
2011 - “Grafite negativo dell'oro”, a
cura di Andrea Romoli Barberini, Galleria Di Vin Arte, Mentana (Rm).
2012 - “La 'clava' dell'artista”, a
cura di Valentina Gregori, Galleria dA.Co., Terni.
2014 - “La stanza dell'arte”, a cura
di Valentina Gregori, Galleria dA.Co., Terni.
2015 - “14 febbraio: San Valentino a
Romasummusamor”, a cura di Arianna Frasconi e di Elena Valeri, Monk Club, Roma.
Principali esposizioni collettive
1987 - Déjeuner sur l'herbe “Arte a
Teatro”, a cura di Tradimenti Incidentali, Palazzo Cesi, Acquasparta (Tr).
1988 - “Il Nuovo Teatro Italiano
1975-1988”, a cura di Oliviero Ponte di Pino, produzione Emmecinque
(Milano)-ETI (Roma)-Maison du Spectacle La Bellone (Bruxelles), mostra
itinerante: Milano (Teatro dell'Arte), Bruxelles (Maison du Spectacle La
Bellone), Cagliari, Treviso, Bari, Mosca (Taganka Theatre).
1989 - “Arte, Teatro e Ricerca”, a
cura di Giuseppe Bartolucci e di Cesare Milanese, Galleria Empirìa, Roma.
- “Arte in teatro, pittura in piedi”,
a cura di Lorenzo Mango, Chiesa di San Domenico, Narni (Tr).
1993 - “In cammino verso il
linguaggio. Conversazione con la pittura e la scultura”, a cura di Claudio
Cerritelli e di Lorenzo Mango, Auditorium Opera pia De Ferraris, Moconesi (Ge).
1994 - “Europa-America, 360 E-venti”,
a cura di Paolo Balmas, Pino Molica Art Gallery, Roma-New York.
2000 - “Viaggiatori sulla Flaminia”,
terza edizione “Porta di entrata & porta di uscita”, progetto a cura di
Giuliano Macchia e di Franco Troiani, Terni (Bibliomediateca), Spoleto (Chiesa
San Carlo), Trevi, Foligno.
2007/2008 - “Mater dulcissima”, a
cura di Anna Leonardi, Sale espositive di Palazzo Collicola, Spoleto (Pg).
2008 - “Fucina.Off '08, Simposio
sulle arti emergenti”, a cura di Offucina Eclectic Arts, Galleria Civica d'Arte
Moderna, Palazzo Collicola, Spoleto (Pg).
2014 - “Ricognizione 2014, una mappa
dell'arte in Umbria”, a cura di C.I.A.C., Centro Italiano d'Arte Contemporanea,
Foligno (Pg).
- “Baculus”, a cura di Emanuele De
Donno, di Gianluca Marziani e di Franco Troiani , Arti Visive Palazzo Collicola,
Spoleto (Pg).
riservato ogni diritto:
per il testo © A. F. Olivieri,
per l'immagine © P. Liberati
(cortesia di P. Liberati)
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