LUOGO COMUNE
SGUARDI CRITICI
“Noi Rebeldía” ovvero
la concreta esperienza
di un noi poetico antagonistico


      
Pubblichiamo un estratto da una tesi di laurea intitolata “Scritture collettive - Reti, anonimia e autoralità diffusa” dove viene indagato il fenomeno molteplice di organizzazioni di scrittura a più mani e in forma anonima (vedi Wu Ming e SIC), sviluppato anche su vari portali del web. Il brano che riportiamo si occupa in particolare del folto gruppo di autori che ha operato come ‘soggetto plurale in azione’ in primis sulle Reti di Dedalus. Rivendicando una prassi avanguardistica ‘disorganica’, prodotta attraverso la valorizzazione di una cooperazione letteraria.
      



      

di Silvia Ciancimino *

 

(…)

 

II. 3 Noi Rebeldìa (+ n)

 

 

No, non siamo per la rinuncia ma per la scelta

della traccia da lasciare, passo dopo passo,

perché è tempo di sapere da che parte stare

 

(Noi Rebeldìa 2010, we are winning wing)

 

Se la prassi letteraria di Wu Ming e SIC ha prodotto, ad oggi, narrazioni in prosa, la pratica agita dal soggetto collettivo Noi Rebeldìa, su un piano formale, è orientata alla produzione poetica. Una sezione dello studio condotto da Medaglia ne La scrittura a quattro mani (1) approfondisce la questione della scelta dei generi letterari in relazione alla scrittura a quattro (o più) mani (2). L’indagine statistica, compiuta in riferimento alla letteratura occidentale (3) e comprensiva delle pubblicazioni edite fino al dicembre 2013, risulta quantomeno rappresentativa e mostra, a partire dal XVIII secolo (come già citato, si ricorderà che la studiosa rintraccia il primo esempio di scrittura a più mani nel 1741), una decisa prevalenza della narrazione in prosa rispetto alla poesia, e, più in generale, una progressiva e significativa crescita della produzione di testi letterari ascrivibili a processi di scrittura non individuale.

 

Tabella I: Produzione complessiva per periodo (4).

 

V.A. %
________________________________________________________________________________
1700-1799 9 0,83
1800-1899 39 3,58
1900-1999 333 30,61
2000-2099 168 15,44
2010-2013 539 49,54
________________________________________________________________________________

Totale 1088 100

 

 

Grafico I: Rapporto della produzione poesia/prosa per periodo (5).

 

 

 

Noi Rebeldìa è un soggetto collettivo poetico anonimo; il progetto, avviato nell’aprile del 2010 da Antonino Contiliano (in collaborazione con Marco Palladini e Francesco Muzzioli) su «Le reti di Dedalus» (rivista elettronica consultabile all’indirizzo www.retididedalus.it) «esprime un consapevole intento politico-letterario […] [il cui] obiettivo è quello di realizzare un testo poetico collettivo, capace di orchestrare una pluralità di voci anonime e di fondere le individualità dei singoli in un […] soggetto e in una comune volontà politica, “alternativa e antagonista”» (6), scrive Marta Barbaro. Sarà opportuno, in via preliminare, fare chiarezza sul carattere strutturale dell’impianto collettivo Noi Rebeldìa. In primo luogo, la questione pseudonimica rivela, nella determinazione puntuale che in tale occasione assume, un orientamento critico, teorico, estetico che informa tanto sulle modalità d’azione poetica del soggetto collettivo quanto sulle referenze critico-teoriche che sembrano saldare la prassi di tale soggettività enunciativa plurale, anonima. Ad esser precisi, è stato fino a questo momento utilizzato il “nome” Noi Rebeldìa (dallo spagnolo, propriamente, insubordinati, rivoltosi) in maniera impropria al fine di semplificare l’organizzazione della materia trattata: Noi Rebeldìa è sempre, in ogni sua manifestazione, accompagnato da una sequenza numerica che si differenzia in relazione al processo di scrittura attivato in un momento determinato, tale sequenza numerica corrisponde all’anno a partire dal quale si innesca ogni nuovo flusso compositivo. Inoltre, ogni riformulazione e composizione scaturita dall’incipit preposto ad avviare la scrittura si differenzia secondo un’altra sequenza numerica d’ordine crescente. Le modalità organizzative della pratica sperimentata saranno esplicitate poco avanti; ci si limiterà, al momento, a una generale presentazione (al fine di esemplificare sinteticamente quanto su detto) dei progetti che ad oggi hanno trovato compimento: we are winning wing (7) avviato nell’aprile 2010 si è concluso nel dicembre dello stesso anno e Noi Rebeldìa 2010 è il soggetto collettivo che gli ha dato vita; nel 2012 ha trovato una sua collocazione editoriale presso la CFR Edizioni. L’ora zero (8) avviato nel maggio 2013 e conclusosi nel dicembre dello stesso anno è opera del soggetto collettivo Noi Rebeldìa 2013, titola una pubblicazione del 2014, edita dalla CFR Edizioni, che raccoglie, oltre al lavoro su citato, le innervature scaturite a partire da Gli infiltrati della poesia hacker del soggetto collettivo Noi Rebeldìa 2014.

Noi Rebeldìa (+n) (9): la significazione che sembra suggerire tale operazione può accogliere due direzioni non necessariamente escludentisi. La prima, orienterebbe verso il riconoscimento della volontà di preservare il singolare (nella sua opposizione all’individuale): il singolare si organizza per soggettivarsi nel comune. Così, a tutta prima, il riferimento puntuale di Noi Rebeldìa 2010 sembrerebbe da un lato agire sul simbolico in direzione di un potenziamento del “discorso” per la moltitudine, dall’altro condurre all’individuazione specifica delle singolarità che, in un momento dato, si sono istituite nel comune e l’apposizione numerica agirebbe, in tal caso, in una, seppur ambigua, funzione “identificante”. La seconda, più prassisticamente, corrisponde allo sforzo volontario e collettivo di affermazione, non soltanto di un “posizionamento” di tipo etico-politico nel molteplice e nella anonimia, ma, soprattutto, del suo collocarsi nel flusso della discontinuità degli eventi, dei processi di significazione e di soggettivazione del linguaggio, della comunicazione, della scrittura in direzione di un disvelamento del processo di ri-definizione ininterrotta a cui è soggetta l’identità. Il soggetto collettivo è inafferrabile nell’immediato linguistico come entità statica: si sottrae, in tal maniera, al maggiore dominante per farsi esso stesso “processo”, determinabile unicamente nell’astrazione del già dato e l’apposizione numerica diventerebbe, in questa ipotesi, funzionale a un reperimento puntuale in una fase determinata della sua esperienza complessiva. Ancor prima del suo manifesto programmatico, ancor prima della testualità, il dispositivo Noi Rebeldìa (+n) attiverebbe, a partire dalle implicazioni del nome svuotato del suo carattere apparentemente “essenzialista”, la “potenza” di una anonimia sine nomine. Coerentemente a tale orientamento, Noi Rebeldìa non possiede alcuna piattaforma telematica attraverso cui organizzare le progettualità immesse in rete, a differenza, ad esempio, dei due casi precedentemente esplorati. Opera attraverso l’incursione in siti che “ospitano” manifesti, scritture in progress, regole d’attivazione e di partecipazione; il sito ospitante, tramite la pubblicazione di un post dedicato, avverte dello stato di attività del collettivo permettendogli di ricorrere alla propria open call pubblica.





L'artista come RISHI, mostra, 2011


Ogni proposta di sperimentazione poetica collettiva si presenta in seno a un manifesto programmatico entro il quale sono anticipate le coordinate d’azione e l’intenzione poetica e politica che sorregge l’operazione nel suo complesso che sembrerebbe riattivare una prassi propria delle avanguardie del secolo scorso. Sebbene, pur nella sua formalità, l’evidenza non sfugga, il proposito avanguardistico trova una sua teorizzazione in taluni passaggi dei manifesti immessi in rete. Nell’aprile 2010, viene pubblicato su «Le reti di Dedalus» il primo programma teorico: Per un soggetto poetico collettivo. “Noi Rebeldìa 2010”: programma teorico e regole di partecipazione. Il soggetto collettivo poetico anonimo Noi Rebeldìa avanza una possibile “avanguardia del noi” «a partire dalla possibilità pratica che, nel degrado suicida e penale dell’individualismo neoliberista, le pratiche comunicative e dei linguaggi artistici possano e debbano agire come […] libera “open source” cooperativa oltre la logica della riduzione al “medesimo” (10). Configurandosi come “potenza” a un tempo annientatrice dello “stilo individual-individualistico”, a un tempo costruttrice del “comune in/di un testo poetico collettivo sine nomine”. Si riafferma la pratica di una testualità open source che si traduce, in ultima istanza, nel rifiuto del diritto di proprietà intellettuale, che risulterà, a questo punto, il cardine di esperienze che, pur nella specificità delle loro prassi, si situano entro un preciso orientamento pratico-teorico che affiora in tutto l’apparato pre-testuale, paratestuale, testuale e diviene, talvolta, occasione reale di soggettivazione attraverso la sua pratica ricorrente.

Le modalità secondo cui prende avvio il flusso compositivo e corpo l’anonimia del collettivo sono esplicitate all’interno del programma teorico che ritorna, puntuale, ad ogni nuova progettualità immessa nella rete. Ogni scrittura si attiva a partire da un incipit indicato dal soggetto proponente. Riferendoci, intanto, a Noi Rebeldìa 2010 le regole prevedevano due differenti fasi di articolazione del progetto: la prima contemplava una interpellatio per chiamata diretta di un gruppo di undici singolarità che avrebbe dovuto comporre un testo a partire dall’incipit indicato. L’incipit in questione è «we are winning wing» che ricalca il noto verso «we are winning» di Seattle 1999 (11). L’immagine della lotta di Seattle contro la conferenza del WTO emerge, esplicita, nel corpo del testo elaborato, in chiusa (mai definitiva):

 

non senti questa strana odience innanzi

questa odorance rating di sweat shop?

si pagano il funerale con il nostro suicidio

Fmi (fondazione dell’impiccagione mondiale)

e Bm ( Banda per monnezza e bordello ),

ma c’è una Waterloo per il Wto e per strada

è il teatro della biodiversità, action direct network,

un urlo alla luna e un gioco d’azzardo (12)

 

Il testo è tutto attraversato, tramite funamboliche giustapposizioni foniche e significanti, dalla concretezza della materia attuale e «il ritmo trionfalmente allitterante detta il motivo politico a cui gli interventi devono ispirarsi» (13). Una volta pubblicato il testo on-line, chiunque può procedere a prelevarne delle parti, dei frammenti al fine di integrarli con la propria composizione; il nuovo materiale dovrà essere inviato via e-mail a un indirizzo preposto per l’occasione. Il soggetto convocato a intervenire sul testo per chiamata diretta arriverà a elaborare la prima stesura in progress pubblicata secondo la dicitura Noi Rebeldìa 2010.1 – , la prima di sei differenti redazioni di we are winning wing. Disseminate e infiltrate tra le maglie del web, secondo i principi del no copyright, troveranno ricongiungimento nell’edizione cartacea di we are winning wing edita nel 2012 che testimonia i travagli, le modificazioni, le direttive del montaggio del testo nel suo complesso; la linearità su cui si svolge la lettura nel cartaceo ne facilita l’accorgimento. Le regole di partecipazione al progetto non prevedono limiti nella scelta di una precisa forma poetica, ogni singolarità che decida di confluire nel testo sine nomine avrà la facoltà di collocarsi in questo con il linguaggio e lo stile che più gli appartiene: il risultato converge in direzione di una coralità che piuttosto che disperdere le “voci” ne potenzia ed esalta le qualità espressive attraverso un sapiente lavoro di montaggio del frammentario. L’aggancio al testo in progress deve tuttavia limitarsi a un unico frammento partecipativo e la sua estensione deve essere contenuta tra i cinque e gli undici versi, in accordo con l’estensione delle strofe del testo incipitario. Se, come si anticipava, «da un lato è il richiamo all’impegno etico e politico a permettere l’accordo di tutti, come era nelle intenzioni dichiarate del soggetto proponente; dall’altro lato, si avverte l’intervento di una accorta regia che, coordinando i frammenti secondo suggestioni prevalentemente foniche […] realizza un perfetto arrangiamento intorno al verso “we are

winning wing”, che sale e scende con estrema fluidità» (14).

Da un punto di vista formale dunque, la difformità del materiale diventa pratica affermativa di contaminazione che ingloba il tema dell’“impegno”: il ricorso alle più diverse strategie di composizione attraverso il montaggio per frammenti evocano certe pratiche compositive benjaminiane, quasi a ricordare l’esserci nella modernità, il procedere per “scarti” significativi: Noi Rebeldìa narra il possibile che si fa sforzo collettivo, molteplice, corale.

 

è eccellente l’om che sé presume

d’aver ali al volo e alla mignatta

ma matta sei tu anche amore mio

che di fellatio ed altro che non dico

riempi le mie notti e la mia mente

che nullo altro sente e ad altro tende

al punto dove tutto coincide

la possa la fantàsia ed anche il velle

che come sempre è question di pelle

ma Luther mo’ saluta e corre a nanna

auguri agli amici ed ai nemici, quando felici?

[…]

Chi sei tu? Con l’occhio interno ti vedo muovere ma non ti conosco

[…]

È, forse, “la vittoria vera

su tempo e gravità: passare

senza lasciare tracce, senza

proiettare ombra

 

sui muri...

               Forse – con la rinuncia

prendere? Cancellarsi da ogni specchio?”

 

No, non siamo per la rinuncia ma per la scelta

della traccia da lasciare, passo dopo passo,

perché è tempo di sapere da che parte stare:

passando lasciare non solo tracce ma solchi

aprire varchi nei muri, buttarli giù tutti;

ribaltare lo specchio delle mie brame,

trasformarlo nello specchio da oltrepassare

 

o Marina Cvetaeva, del tuo mare è l’orgia

il solido del Capitale che evapora leggerezza

il dono della funeranza che avanza e m’imbrina

come una forca che lava il lavorosporco

quello di Sherasade al fin della freschezza





Gabriella Di Trani, Chiaro Scuro, 2012


Noi Rebeldìa 2013 e Noi Rebeldìa 2014 prendono avvio, così come è stato per il primo esperimento poetico (2010), a partire da un incipit proposto in chiusa al manifesto programmatico del soggetto collettivo affidato all’utenza della rete. L’esperimento recentemente conclusosi (2014) riceve ospitalità, questa volta, oltre che su «Le Reti di Dedalus» anche su altre piattaforme on-line (15). Gli incipit che danno avvio alle scritture sono, rispettivamente, L’ora zero e Gli infiltrati della poesia hacker, entrambi i testi, lanciati in rete, sono costituiti da undici “lasse” di cinque versi, esito dell’operato di un “soggetto plurale in azione”, anonimo, composto da undici voci poetiche. Come si accennava, l’esperienza complessiva di entrambe le progettualità è stata raccolta in un unico testo che prende il titolo da L’ora zero. A differenza di Noi Rebeldìa 2010, si ravvisano variazioni operative nel processo costituente il rinnovato multi-ego po(i)etico: mantenute le modalità che regolano la proliferazione del testo per frammenti a partire dall’input di una lassa estratta dal componimento “base”, mantenuto l’invito, ma espresso con più forza, a esprimersi attraverso linguaggi e competenze (verbali e non) differenti (in direzione di una trans-operatività nelle diverse prassi “artistiche”), mantenuta l’esortazione alla totale anonimia, in queste nuove occasioni si sollecitano le singolarità poetiche ad auto-organizzarsi in nuclei autonomi nel rispetto delle regole su esposte. Sintetizzando: undici poeti per undici lasse; colui che prenderà l’iniziativa e raccoglierà le singolarità che comporranno le cellule del soggetto poetico dovrà mantenere assoluta segretezza su coloro che al nucleo appartengono. Le indicazioni riguardano anche le modalità di diffusione e di pubblicazione dei testi scaturiti ed esposti a continue contaminazioni.

L’ora zero (ci si riferisce al volume che incorpora i progetti degli ultimi due anni) è un testo che, ancor più marcatamente, restituisce una idea dell’eterogeneo che si auto-organizza nella scrittura. Settantasei singolarità hanno aderito al manifesto de L’ora zero (differenti per età, sesso, locazione geografica) a partire dalla comune

tematica di fondo dell’intero impianto, l’anticapitalismo e «hanno scelto, e propongono, l’anonimato come possibilità reale di far parlare il “Noi” al posto dell’“Io” […] Vi è una rivendicazione della centralità della scrittura poetica. La parola plurale di questo “Noi” […] nel suo intreccio e montaggio poetico, non è […] segno di consenso, consolazione o assenza di conflitto. Anzi è un IMPEGNO, se è vero che la neo-ristrutturazione capital-liberistica odierna usa l’ordine simbolico e immaginario, il linguaggio, la parola/immagine come forza di produzione, di sfruttamento, di profitti e impoverimento globale» (16). La via, insieme al no copyright intellettuale, materiale e immateriale, sembra essere quella della sperimentazione di una prassi significante in direzione di un utilizzo “derealizzante” del linguaggio capace di istituire quella “dialettica allegorizzante” rispetto alla stabilizzazione degli «assetti del senso comune controllati dall’universale del capitale simbolico, ovvero monopolizzato dall’ordine capitalistico della produzione dei significati univoci» (17). I propositi avanguardistici si concretano attraverso una «progettualità di una scrittura poetica come messa-in-comune, vera

e propria “open source” anti-individuale, capace di sviluppare una alterità-estraneità rispetto all’ordine omologante del capitalismo digitale proprietario e di rete della modernità ‘liquida’» (18).

Particolarmente significativo il ricorso almeno a due categorie, a conferma di un preciso impianto critico che recupera l’asse critico Spinoza-Marx-Negri (19): quella del “bisogno” (e desiderio) e quella del general intellect marxiano. Tornando ancora a un passo del manifesto: «C’è bi-sogno cioè di una parola e di una volontà collettiva […] e la scrittura di ciascuno abbia ragione di essere solo nell’identità dinamica e ibrida di un comune “general intellect” poetico […] Un “general intellect” poetico cioè che non è proprietà di nessuno in particolare, ma di tutti, disponibile per tutti, e senza copyright, perché generato nel tempo dall’intelligenza sociale dentro cui solamente si differenzia quella delle singolarità di ciascuno» (20). Il riferimento al desiderio e all’intellettualità diffusa e di massa (21) orienta il “discorso” di Noi Rebeldìa verso quel “posizionamento”, di cui si anticipava, entro una precisa ipotesi sulla realtà ascrivibile a certe tendenze della filosofia politica che da Epicuro giungerebbe fino all’esperienza del post-operaismo italiano. Se, scrive Danilo Mariscalco (2012), le previsioni contenute nei Grundrisse di Marx hanno trovato conferma e «servito le pratiche del movimento [del ’77 italiano], così in anni più recenti [esse] hanno sostenuto l’ipotesi, esplicitamente incardinata nell’esperienza postoperaista, del cosiddetto “capitalismo cognitivo”, secondo la quale il modo di produzione oggi dominante sarebbe fondato “sulla conoscenza inquadrata e sussunta alle leggi dell’accumulazione del capitale”, sulla forza produttiva del sapere sociale generale, sulla valorizzazione delle pratiche relazionali e culturali» (22).

La critica al soggetto-autore avanzata nel collettivo e praticata attraverso una anonimia fluida, il rifiuto del diritto di proprietà intellettuale, la sottrazione alla molarità individuale, la possibilità della moltitudine come “tertium datur”, la denuncia degli odierni rapporti di capitale/lavoro e capitale/vita in sintonia con le acquisizioni del post-operaismo italiano definiscono la soglia di costruzione del soggetto collettivo che in una prassi avanguardistica disorganica, rivendica, tanto nella forma quanto nella sostanza del produrre la tensione alla valorizzazione della cooperazione sociale. Il “luogo” in cui tale azione, innanzi a tutto, si concreta è il linguaggio. Se «l’“intelletto generale” comprende, dunque, conoscenze formali e informali, immaginazione, inclinazioni etiche, mentalità, “giochi linguistici”» (23), potremmo affermare, il soggetto collettivo, che di esso è parte, ne mette a valore la potenza in direzione dell’espressione dell’«intelligenza sociale» e ne fa, allo stesso tempo, argomento ed espressione del narrare poetico. In conclusione, sembrerebbe che il molteplice è sine nomine non (solo) perché voglia occultare la presenza dei nomi che operano sul testo ma poiché il linguaggio di cui sono agenti sfrutta le possibilità e gli «assunti del “general intellect poetico” che, in quanto tale, è di tutti e

proprietà di nessuno in particolare. Sì che è il linguaggio poetico a parlare ed essere valorizzato prima che la singola voce o la firma di qualcuno» (24).





Sergio Ragalzi, Black Out, 2004


______________________________________________

 

1 Cfr. F. Medaglia, Scrittura a quattro mani, cit., pp. 19-84.

2 Cfr. infra, cap. I.1

3 L’indagine è stata condotta, nello specifico, relativamente a: Portogallo, Spagna, Inghilterra, Francia, Svezia, Danimarca, Germania, Italia e Stati Uniti d’America.

4 Cfr. F. Medaglia, Scrittura a quattro mani, cit., p. 270.

5 Ivi, p. 38.

6 Cfr. M. Barbaro, “Noi Rebeldìa 2010”: l’avanguardia gioca con la rete, in A. Contiliano (a cura di), we are winning wing (Noi Rebeldìa 2010), CFR, Piateda (SO), 2012 p. 73.

7 A. Contiliano (a cura di), we are winning wing (Noi Rebeldìa 2010), cit.

8 A. Contiliano (a cura di), L’ora zero (Noi Rebeldìa 2014), CFR, Piateda (SO), 2014.

9 D’ora in poi si utilizzerà il nome Noi Rebeldìa, salvo riferimento puntuale a una fase determinata del progetto, per riferirci al dispositivo Noi Rebeldìa (+n) nel suo complesso.

10 Noi Rebeldìa 2010, Per un soggetto poetico collettivo. “Noi Rebeldìa 2010”: programma teorico e regole di partecipazione (aprile 2010), www.retididedalus.it/Archivi/2010/aprile/LUOGO_COMUNE/4_soggettopoetico.htm .

11 A Seattle, dal 30 novembre al 4 dicembre del 1999, movimenti eterogenei organizzano una grande sollevazione contro la terza conferenza dell’Organizzazione mondiale per il commercio (WTO) convocata per dare avvio al Millenium round, un nuovo ciclo di negoziati al fine di potenziare la liberalizzazione dei mercati.

12 Cfr. A. Contiliano, we are winning wing (Noi Rebeldìa 2010), cit., p. 71.

13 Cfr. M. Barbaro, “Noi Rebeldìa 2010”: l’avanguardia gioca con la rete, cit., p. 74.

14 Ivi, p. 77.

15 Tra questi: RETROGUARDIA 2.0 (www.retroguardia2.wordpress.com); Poesia 2.0 (www.poesia2punto0.com), Nadia Cavalera (www.nadiacavalera.it), Argo, (www.argonline.it); Levania (www.levania.it).

16 Noi Rebeldìa 2013, Proposta del soggetto collettivo e anonimo “Noi Rebeldìa 2013”: modalità e testo poetico L’ora zero (maggio 2013), www.retididedalus.it/Archivi/2013/maggio/LUOGO_COMUNE/4_multitesto.pdf .

17 A. Contiliano, Avanguardia ‘open source’ possibile. Il soggetto “Noi Rebeldía” (maggio 2014), www.retididedalus.it/Archivi/2014/maggio/LUOGO_COMUNE/4_saggi.htm .

18 Noi Rebeldìa 2010, Per un soggetto poetico collettivo, cit.

19 D. Donatone, Poesia anonima, avanguardistica e di impegno civile, in Noi Rebeldìa 2014, L’ora zero, cit., p. 43.

20 Noi Rebeldìa 2010, Per un soggetto poetico collettivo, cit.

21 Specificamente: «Nella misura in cui si sviluppa la grande industria, la creazione della ricchezza reale viene a dipendere meno dal tempo di lavoro e dalla quantità del lavoro impiegato che dalla potenza degli agenti che vengono messi in moto durante il tempo di lavoro, e che a sua volta – questa loro powerful effectiveness – non è minimamente in rapporto al tempo di lavoro immediato che costa la loro produzione, ma dipende invece dallo stato generale della scienza e dal progresso della tecnologia, o dall’applicazione di questa scienza alla produzione. […] Il furto del tempo di lavoro altrui, su cui poggia la ricchezza odierna, si presenta come una base miserabile rispetto a una nuova base che si è sviluppata nel frattempo e che è stata creata dalla grande industria stessa. Non appena il lavoro in forma immediata ha cessato di essere la grande fonte della ricchezza, il tempo di lavoro cessa e deve cessare di essere la sua misura, e quindi il valore di scambio deve cessare di essere la misura del valore d’uso. Subentra […] la riduzione del lavoro necessario della società a un minimo, a cui corrisponde poi la formazione e lo sviluppo artistico, scientifico ecc. degli individui grazie al tempo divenuto libero e ai mezzi creati per tutti loro. […] Lo sviluppo del capitale fisso mostra fino a quale grado il sapere sociale generale, knowledge, è diventato forza produttiva immediata, e quindi le condizioni del processo vitale stesso sono passate sotto il controllo del general intellect, e rimodellate in conformità a esso. Fino a quale grado le forze produttive sociali sono prodotte, non solo nella forma del sapere, ma come organi immediati della prassi sociale, del processo di vita reale» [K. Marx, Grundrisse der Kritik der politischen Ökonomie (1857-58), Marx-Engels- Lenin Institut, Moskau, 1939-1941; trad. it. Lineamenti fondamentali della critica dell’economia politica, 1857-1858, La Nuova Italia, Firenze, 1997, vol. II, pp. 400-403].

22 Cfr. D. Mariscalco, Dai laboratori alle masse. Pratiche artistiche e comunicazione nel movimento del ’77, Ombre Corte, Verona, 2014, pp. 126-127.

23 P. Virno, General intellect, in A. Zanini, U. Fadini (a cura di), Lessico postfordista. Dizionario di idee della mutazione, Feltrinelli, Milano, 2001, pp.148-149.

24 A. Contiliano, Il fare poesia del soggetto collettivo anonimo “Noi Rebeldía” (maggio 2014), www.istitutoeuroarabo.it/DM/il-fare-poesia-del-soggetto-collettivo-anonimo-noi-rebeldia/#more-1462 .

 

 

 

 

*  Da Scritture collettive. Reti, anonimia, autoralità diffusa, tesi di laurea (di Silvia Ciancimino) non pubblicata, relatore Prof.ssa Laura Restuccia, Università degli Studi di Palermo, a.a. 2013-2014.

 

 

 




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