di Anna Santoliquido
Sono
trascorsi molti lustri da quando con l'italianista Jolka Milič di Sežana,
Slovenia, decidemmo di prodigarci per divulgare le opere letterarie delle
nostre rispettive nazioni, riservandoci il gusto della scelta e il brivido
della scommessa. La celebre italianista è diventata per me un punto di riferimento
oltre che un investimento affettivo. Mi sono giovata dei suoi consigli elargiti
con l'ironia delle menti illuminate.
Jolka
scrive anche versi, ma preferisce dedicarsi soprattutto alla traduzione di
testi di autrici e autori che sappiano far gioire e scombussolare i lettori.
Dalla sua scrivania sono transitati i componimenti del grande Tomaž Šalamun,
Brane Mozetič, Neža Maurer, Maja Vidmar e altre personalità. È membro
dell'Associazione degli scrittori sloveni (DSP) e dell'Associazione dei
traduttori letterari sloveni (DSKP), entrambe di Ljubljana. Ha tradotto e
curato una quarantina di libri di poesia. Ha vinto parecchi premi, tra cui nel
2005 l'onorificenza di Grande Ufficiale dell'Ordine della Stella della
Solidarietà Italiana, conferitale dal Presidente della Repubblica Carlo Azeglio
Ciampi e, inoltre, ha ottenuto l'ambito Diploma Lavrin dall'Associazione dei
traduttori letterari sloveni in riconoscimento della sua lunga attività di
traduttrice. Nel 2009, a Trieste, le è stato conferito un premio speciale per
il contributo offerto alla conoscenza e alla diffusione della letteratura
italiana e slovena attraverso la sua acuta e sensibile opera di traduzione.
Con
Jolka ho vissuto attimi indimenticabili a Sežana, Bled, Ljubljana e in altre
città slovene. L'atmosfera più suggestiva l'ho assaporata nella sua casa: un
museo di libri antichi e moderni, cumuli di carte, riviste, bozze e vassoi di
dolci da offrire agli amici.
Ho
avuto la sensazione che i numi tutelari della dimora fossero la creatività e la
generosità. Bottiglie di buon vino spuntavano da credenze e ripostigli per omaggiare
gli ospiti che restavano senza parole. Jolka possiede la grazia della
schiettezza.
Le
sue traduzioni in Italia sono apparse in libri e riviste. Per i periodici si
ricordano almeno "La Vallisa", "Le voci della luna", "Fili
d'aquilone", mentre vari volumi sono usciti per Multimedia Edizioni,
Edizioni ETS, Ibiskos Editrice Risolo, etc.
Per
la Sezione Contributi poetici di "Cocktail
diVersi" 2015 Jolka ha inviato quattro composizioni di Jana Putrle Srdić. L'autrice è nata nel 1975 a Ljubljana, dove vive.
Dopo aver conseguito a Kamnik la maturità scientifica, ha pubblicato insieme a
Katja Paladin una raccolta di poesia intitolata Pesmi (Poesie). Ha studiato russo, letteratura e biblioteconomia
alla Facoltà di filosofia, ma non si è laureata, preferendo occuparsi di
traduzione, film, saggistica. Nel 2003 è uscita la sua prima silloge Kutine (Mele cotogne); nel 2007 Lahko se zgodi karkoli (Può succedere
qualsiasi cosa) e, nel 2014, Nocoj so
prilezli hrošči iz zemlje (Stanotte dalla terra sono sbucati i
maggiolini). Scrive e pubblica versi in molte riviste slovene. Organizza varie
iniziative culturali.
I
testi della Putrle Srdić sono stati una primizia per il pubblico di Bari
che ne ha subito apprezzato lo stile. Jana usa immagini lievi e surreali, quasi
delle sequenze cinematografiche dal retrogusto kafkiano. La femminilità origina
pensieri che abbracciano l'universo, con l'eros, il dolore e la bellezza. I
voli e le voragini sono a un tempo concreti e astratti. L'autrice sperimenta
tecniche che inglobano diverse espressioni artistiche. Musica, pittura, arti
plastiche, teatro si combinano dando vita a una performance poetica che il fruitore percepisce.
La
fluidità delle traduzioni contribuisce a stabilire il legame tra poeta e
lettore. La parola cerca complici da risucchiare nel suo cerchio magico, per
diffondere aromi, scombinare la realtà e ricostruirla nel segno dell'arte. La
mente valica distanze e il terzo occhio riesce a vedere quando «gli aironi si
levano in volo» dal giuncheto ("L'indiana").
Il
dolore e la violenza sono trattati in maniera inconsueta. La perdente ha il
corpo di «una ninfea che di notte si chiude». Si può imparare a perdere senza
cedere all'autocommiserazione, sapendo che «sotto la dolorosa / pressione nasce
la bellezza».
"Sparizioni"
ha i sussulti dell'assurdo e il fascino perverso della tragedia. L'attualità
tematica e la resa estetica ne fanno un testo interessante. Originali sono i
versi: «Come se i cactus sul davanzale / all'alba avessero circondato il mio
letto. // Come se tu mi parlassi da un cubetto / rosa di gelatina di frutta».
L'autrice
scolpisce le parole fino a liberarne lo spirito nascosto, a scoprirne il volto
di fate o streghe. Forse la malia è nel profumo che esala dagli oggetti, quello
«sprazzo luminoso delle nuvole nelle pozzanghere» ("Svestita senza
guanti").
Una
rondine non fa primavera e neppure quattro testi bastano a decretare la valenza
di un poeta. Ma il lettore attento non può non cogliere particolari che
attestano un sicuro talento.
***

Jana Putrle Srdić
L'INDIANA
quando
ti pettini i lunghi capelli
e
il tuo sguardo si fonde con l'orizzonte
e
sei tutta nelle tue mani
in
lontananza
sei
come le deserte saline
terra
riarsa
dal
sale e dal calore
dopo
il lungo e ghignante giorno
la
luce della sera si posa come
pulviscolo
sui sassi ammucchiati
sugli
specchi d'acqua
sulla
vasta pianura
e
mentre il tempo trascorre
sempre
più veloce nell'inarrestabile
scivolare
delle nubi
gli
aironi si levano in volo dal tuo giuncheto.
LA PERDENTE
Ha imparato a perdere
con
naturalezza, senza pathos a buon mercato,
quasi
con eleganza. Ancora non si è sbarazzata
di
sentirsi profondamente offesa a ogni sconfitta
come
se l'autocommiserazione fosse un godimento
destinato
solo a lei. Vincere sarebbe rubare,
forse
la sua eco come una frana l'avrebbe sepolta.
Tutto il
resto è inconcepibile
nel
vetro azzurro che lenisce le sofferenze e raggela
quelle
tenere parti che taluni di continuo denudano.
Con pudore ricopre i neri moncherini, non è un albero
potato
che a primavera miracolosamente rinverdisce.
Il
suo corpo è una ninfea che di notte si chiude,
dentro
fa buio e la notte dura un bel po', l'aria rarefatta
sibila
attraverso le sue narici. E sta per esaurirsi.
All'interno
c'è tutto ciò che esiste, così è sempre stato.
Da
dove questi miti su qualcuno e di luoghi all'esterno.
Forse l'esito è uguale se si stropiccia gli occhi e dopo
vede
la luce, le figure, i colori, sotto la dolorosa
pressione
nasce la bellezza.
SPARIZIONI
Sei mesi dopo la tua morte
ho
telefonato a casa,
nessuno
ha alzato il ricevitore e
all'improvviso
mi ha colto di sorpresa
la
tua voce nella segreteria telefonica.
Come se i cactus sul davanzale
all'alba
avessero circondato il mio letto.
Come se tu mi parlassi da un cubetto
rosa
di gelatina di frutta.
La tua voce
era
nota e assieme sconosciuta,
insolitamente
sicura, come la voce
di
un trentenne che non è mai a casa
e
ha bisogno della segreteria, essendo
giunto
proprio or ora da una partita di pallamano
e
deve correre alle esercitazioni di tiro.
Come
tutti i tiratori sa che dirigendosi al
poligono
deve fissare attraverso il finestrino
dell'autobus
sempre lo stesso punto,
la
luna nel cielo pomeridiano,
affinché
dopo, davanti al bersaglio,
il
cuore gli cominci a battere con cerchi neri,
finché
con un palpito non li congiunga
in
un punto solo e non prema il grilletto.
Una voce nota
di
trentenne che è proprio adesso in viaggio
di
nozze a Venezia con una cassetta di Glen Miller
nella
macchina. E un cappello femminile dalla larga tesa.
I
leggeri calzoni estivi – stile gran Gatsby –
gli
scivolano sotto le ginocchia, mentre salta
a
due a due gli scalini oltre i ponti.
Fetidi
canali, muri umidi,
colombi,
le dice, dappertutto colombi,
allo
stesso tempo con l'accendino accende
con
leggerezza i sorrisi sui negativi.
Passo davanti a questo uomo alto e snello
in
una chiara camicia estiva che non mi riconosce,
non
ancora.
Penso – quando registreremo altro sul nastro
della
segreteria e la tua voce nella mia testa
diventerà
pian piano evanescente,
resterò
un po' più porosa,
incomincerà
a prepararsi
la
mia sparizione.
SVESTITA SENZA GUANTI
attraverso
tutti gli oggetti esala il tuo profumo
sprazzo
luminoso delle nuvole nelle pozzanghere
come
il riflesso degli umidi strati dei muscoli dorsali tesi
afa
soffocante nell'autobus sovraffollato
me
ne sto seminuda senza guanti
guardo
le tue movenze nel cane randagio che passa oltre
e
il movimento delle spalle del venditore di pop corn
lo
zucchero filato affonda la sua faccia in me
e
la mia pelle diventa la tua e così posso toccarti
mi
avvolgi in una veste
e
fremi a ogni treno che fila sferragliando davanti a me
Traduzione dallo sloveno
Jolka Milič