LETTERATURE MONDO
SGUARDO DAL SUD (24)
La patina lieve e surreale
dei versi di Jana Putrle Srdić

      
La quarantenne poetessa slovena, residente a Ljubljana, mostra nei suoi testi una traccia di originale femminilità che secerne pensieri che abbracciano l'universo, e sono intessuti di eros, di dolore e bellezza. I voli e le voragini sono a un tempo concreti e astratti. L'autrice sperimenta tecniche che sintetizzano diverse espressioni artistiche. Musica, pittura, arti plastiche, teatro si combinano dando vita a una sorta di 'performance poetica' che colpisce il lettore. Pubblichiamo qui quattro sue poesie tradotte da Jolka Milič.
      




   

 

di Anna Santoliquido

 

 

Sono trascorsi molti lustri da quando con l'italianista Jolka Milič di Sežana, Slovenia, decidemmo di prodigarci per divulgare le opere letterarie delle nostre rispettive nazioni, riservandoci il gusto della scelta e il brivido della scommessa. La celebre italianista è diventata per me un punto di riferimento oltre che un investimento affettivo. Mi sono giovata dei suoi consigli elargiti con l'ironia delle menti illuminate.

Jolka scrive anche versi, ma preferisce dedicarsi soprattutto alla traduzione di testi di autrici e autori che sappiano far gioire e scombussolare i lettori. Dalla sua scrivania sono transitati i componimenti del grande Tomaž Šalamun, Brane Mozetič, Neža Maurer, Maja Vidmar e altre personalità. È membro dell'Associazione degli scrittori sloveni (DSP) e dell'Associazione dei traduttori letterari sloveni (DSKP), entrambe di Ljubljana. Ha tradotto e curato una quarantina di libri di poesia. Ha vinto parecchi premi, tra cui nel 2005 l'onorificenza di Grande Ufficiale dell'Ordine della Stella della Solidarietà Italiana, conferitale dal Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi e, inoltre, ha ottenuto l'ambito Diploma Lavrin dall'Associazione dei traduttori letterari sloveni in riconoscimento della sua lunga attività di traduttrice. Nel 2009, a Trieste, le è stato conferito un premio speciale per il contributo offerto alla conoscenza e alla diffusione della letteratura italiana e slovena attraverso la sua acuta e sensibile opera di traduzione.

Con Jolka ho vissuto attimi indimenticabili a Sežana, Bled, Ljubljana e in altre città slovene. L'atmosfera più suggestiva l'ho assaporata nella sua casa: un museo di libri antichi e moderni, cumuli di carte, riviste, bozze e vassoi di dolci da offrire agli amici.

Ho avuto la sensazione che i numi tutelari della dimora fossero la creatività e la generosità. Bottiglie di buon vino spuntavano da credenze e ripostigli per omaggiare gli ospiti che restavano senza parole. Jolka possiede la grazia della schiettezza.

Le sue traduzioni in Italia sono apparse in libri e riviste. Per i periodici si ricordano almeno "La Vallisa", "Le voci della luna", "Fili d'aquilone", mentre vari volumi sono usciti per Multimedia Edizioni, Edizioni ETS, Ibiskos Editrice Risolo, etc.

 

Per la Sezione Contributi poetici di "Cocktail diVersi" 2015 Jolka ha inviato quattro composizioni di Jana Putrle Srdić. L'autrice è nata nel 1975 a Ljubljana, dove vive. Dopo aver conseguito a Kamnik la maturità scientifica, ha pubblicato insieme a Katja Paladin una raccolta di poesia intitolata Pesmi (Poesie). Ha studiato russo, letteratura e biblioteconomia alla Facoltà di filosofia, ma non si è laureata, preferendo occuparsi di traduzione, film, saggistica. Nel 2003 è uscita la sua prima silloge Kutine (Mele cotogne); nel 2007 Lahko se zgodi karkoli (Può succedere qualsiasi cosa) e, nel 2014, Nocoj so prilezli hrošči iz zemlje (Stanotte dalla terra sono sbucati i maggiolini). Scrive e pubblica versi in molte riviste slovene. Organizza varie iniziative culturali.

 

I testi della Putrle Srdić sono stati una primizia per il pubblico di Bari che ne ha subito apprezzato lo stile. Jana usa immagini lievi e surreali, quasi delle sequenze cinematografiche dal retrogusto kafkiano. La femminilità origina pensieri che abbracciano l'universo, con l'eros, il dolore e la bellezza. I voli e le voragini sono a un tempo concreti e astratti. L'autrice sperimenta tecniche che inglobano diverse espressioni artistiche. Musica, pittura, arti plastiche, teatro si combinano dando vita a una performance poetica che il fruitore percepisce.

La fluidità delle traduzioni contribuisce a stabilire il legame tra poeta e lettore. La parola cerca complici da risucchiare nel suo cerchio magico, per diffondere aromi, scombinare la realtà e ricostruirla nel segno dell'arte. La mente valica distanze e il terzo occhio riesce a vedere quando «gli aironi si levano in volo» dal giuncheto ("L'indiana").

Il dolore e la violenza sono trattati in maniera inconsueta. La perdente ha il corpo di «una ninfea che di notte si chiude». Si può imparare a perdere senza cedere all'autocommiserazione, sapendo che «sotto la dolorosa / pressione nasce la bellezza».

"Sparizioni" ha i sussulti dell'assurdo e il fascino perverso della tragedia. L'attualità tematica e la resa estetica ne fanno un testo interessante. Originali sono i versi: «Come se i cactus sul davanzale / all'alba avessero circondato il mio letto. // Come se tu mi parlassi da un cubetto / rosa di gelatina di frutta».

L'autrice scolpisce le parole fino a liberarne lo spirito nascosto, a scoprirne il volto di fate o streghe. Forse la malia è nel profumo che esala dagli oggetti, quello «sprazzo luminoso delle nuvole nelle pozzanghere» ("Svestita senza guanti").

Una rondine non fa primavera e neppure quattro testi bastano a decretare la valenza di un poeta. Ma il lettore attento non può non cogliere particolari che attestano un sicuro talento.

 

***

 

 

Jana Putrle Srdić

 

 

L'INDIANA

 

quando ti pettini i lunghi capelli

e il tuo sguardo si fonde con l'orizzonte

e sei tutta nelle tue mani

in lontananza

 

sei come le deserte saline

terra riarsa

dal sale e dal calore

dopo il lungo e ghignante giorno

la luce della sera si posa come

pulviscolo sui sassi ammucchiati

sugli specchi d'acqua

sulla vasta pianura

 

e mentre il tempo trascorre

sempre più veloce  nell'inarrestabile

scivolare delle nubi

 

gli aironi si levano in volo dal tuo giuncheto.

 

 

 

LA PERDENTE

 

Ha imparato a perdere

con naturalezza, senza pathos a buon mercato,

quasi con eleganza. Ancora non si è sbarazzata

di sentirsi profondamente offesa a ogni sconfitta

come se l'autocommiserazione fosse un godimento

destinato solo a lei. Vincere sarebbe rubare,

forse la sua eco come una frana l'avrebbe sepolta.

                                    Tutto il resto è inconcepibile

nel vetro azzurro che lenisce le sofferenze e raggela

quelle tenere parti che taluni di continuo denudano.

Con pudore ricopre i neri moncherini, non è un albero

potato che a primavera miracolosamente rinverdisce.

Il suo corpo è una ninfea che di notte si chiude,

dentro fa buio e la notte dura un bel po', l'aria rarefatta

sibila attraverso le sue narici. E sta per esaurirsi.

All'interno c'è tutto ciò che esiste, così è sempre stato.

Da dove questi miti su qualcuno e di luoghi all'esterno.

Forse l'esito è uguale se si stropiccia  gli occhi e dopo

vede la luce, le figure, i colori, sotto la dolorosa

pressione nasce la bellezza.

 

 

 

SPARIZIONI

 

Sei mesi dopo la tua morte

ho telefonato a casa,

nessuno ha alzato il ricevitore e

all'improvviso mi ha colto di sorpresa

la tua voce nella segreteria telefonica.

 

Come se i cactus sul davanzale

all'alba avessero circondato il mio letto.

 

Come se tu mi parlassi da un cubetto

rosa di gelatina di frutta.

 

La tua voce

era nota e assieme sconosciuta,

insolitamente sicura, come la voce

di un trentenne che non è mai a casa

e ha bisogno della segreteria, essendo

 

giunto proprio or ora da una partita di pallamano

e deve correre alle esercitazioni di tiro.

Come tutti i tiratori sa che dirigendosi al

poligono deve fissare attraverso il finestrino

dell'autobus sempre lo stesso punto,

la luna nel cielo pomeridiano,

 

affinché dopo, davanti al bersaglio,

il cuore gli cominci a battere con cerchi neri,

finché con un palpito non li congiunga

in un punto solo e non prema il grilletto.

 

Una voce nota

di trentenne che è proprio adesso in viaggio

di nozze a Venezia con una cassetta di Glen Miller

nella macchina. E un cappello femminile dalla larga tesa.

I leggeri calzoni estivi – stile gran Gatsby –

gli scivolano sotto le ginocchia, mentre salta

a due a due gli scalini oltre i ponti.

Fetidi canali, muri umidi,

colombi, le dice, dappertutto colombi,

allo stesso tempo con l'accendino accende

con leggerezza i sorrisi sui negativi.

 

Passo davanti a questo uomo alto e snello

in una chiara camicia estiva che non mi riconosce,

non ancora.

 

Penso – quando registreremo altro sul nastro

della segreteria e la tua voce nella mia testa

diventerà pian piano evanescente,

resterò un po' più porosa,

incomincerà a prepararsi

la mia sparizione.

 

 

 

SVESTITA SENZA GUANTI

 

attraverso tutti gli oggetti esala il tuo profumo

sprazzo luminoso delle nuvole nelle pozzanghere

come il riflesso degli umidi strati dei muscoli dorsali tesi

afa soffocante nell'autobus sovraffollato

me ne sto seminuda senza guanti

guardo le tue movenze nel cane randagio che passa oltre

e il movimento delle spalle del venditore di pop corn

lo zucchero filato affonda la sua faccia in me

e la mia pelle diventa la tua e così posso toccarti

mi avvolgi in una veste

e fremi a ogni treno che fila sferragliando davanti a me

 

                                                                         

Traduzione dallo sloveno

Jolka Milič




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