di Cosimo Ruggieri
It’s
not love It’s not love which is my face which is a building which is on fire on
fire
Love → Building On Fire, Talking Heads
Dopo la tragedia dell’undici settembre, i Beastie Boys, nella canzone intitolata An Open Letter To NYC
, cantavano: “Brooklyn, Bronx, Queens and Staten From the Battery to the
top of Manhattan Asian, Middle-Eastern and Latin Black, White, New York you
make it happen”.
Già, New York fa succedere tutto, è la città di
Tin Pan Alley del Brill Building e della 42 strada – la strada del Jazz
conosciuta anche come the street that
never sleeps – e anche del CBGB e del Max Kansas City. È la città che è stata raccontata, ed è
raccontata, in molti film e in molti
romanzi, la città di James Dennis
“Jim” Carroll poeta, scrittore e musicista punk, famoso per il libro The
Basketball Diaries in cui viene narrata la vita quotidiana di Jim Carroll a New York,
dai dodici e sedici anni dal 1962 al
1966. Jim Carroll
aveva ottenuto una borsa di studio per una scuola privata, la Trinity School, ma passava il suo tempo a giocare a basket,
rubare, spacciare per sostenere la sua crescente dipendenza da eroina. Nel 1995
dal libro The Basketball Diaries fu
tratto un film diretto da Scott
Kalvert, con Leonardo Di Caprio nella parte di Jim
Carroll. Jim Carroll racconta, nella prefazione di Tiziana Lo Porto al libro: “il finale del libro era
meravigliosamente ambiguo, non sapevi se il protagonista stava andando a
perdersi nella droga o sceglieva la poesia. L’hanno stravolto completamente,
facendolo finire con l’immagine pomposa di questa persona che dopo un reading
di poesie tutto gli va bene. Sembra un incontro del Sert!”.
Una città che nel 1975 arrivò
vicinissima alla bancarotta; la città più grande della nazione era
letteralmente a corto di soldi e non poteva pagare per le normali spese. In
quegli anni New York aveva 4 miliardi dollari di debito di cui quasi 6.000
milioni di dollari a tempo determinato, con scadenza certa. Bancarotta evitata
grazie ad un prestito federale e ad una
ristrutturazione del debito da parte della Municipal
Assistance Corporation . Nel 1977, dalla sera del 13 fino al pomeriggio del
14 luglio, fu colpita da un blackout, con inizio intorno alle 21.30 del 13, a
causa di un guasto dovuto a fulmini in una sottostazione della compagnia Con Edison che si ripercosse su tutto il
sistema di trasmissione dell’energia elettrica a New York. Durante il blackout
ci furono rivolte con scontri e razzie. I rivoltosi erano per la maggior parte
residenti dei quartieri poveri della
città. In quegli anni c’era anche Son of Sam, conosciuto come David Richard
Berkowitz, killer seriale che uccise sei persone e ne ferì molte altre.
Confessò le sue malefatte solo dopo trenta minuti di interrogatorio, durante il
quale Berkowitz si professò infermo di mente e sostenne che il “Sam” citato nelle prime lettere trovate vicino ai corpi
di Valentina Suriani, 18 anni, e Alexander Esau, 20 anni, era un
certo Sam Carr, un suo vicino di casa. Berkowitz raccontò anche che il cane di
Carr, Harvey, era posseduto da un demone ed era lui ad ordinargli di uccidere.
Le condizioni peggiori possono
produrre la bellezza più intensa e anche
i cambiamenti più radicali, scrive così Will Hermes nella prefazione del libro
intitolato New York 1973-1977. Cinque anni che hanno rivoluzionato la
musica. Will Hermes è nato il 27 dicembre 1960 nel quartiere di Jamaica, Queens,
a New York; è un giornalista e critico che collabora da molto tempo con la
rivista Rolling Stone, e lavora per la radio NPR (National Public Radio) con il
programma All Things Considered. Scrive
periodicamente per il New York Times e anche per Village Voice, The
Believer, GQ, Salon, Entertainment Weekly, ha co-curato per la rivista SPIN: 20 Years of
Alternative Music con la sua amica Sia Michel giornalista per il New York Times. Nel 2011 scrive questo libro dedicato alla musica e
alla sua città, intitolato in inglese Love Goes To Buildings On Fire: Five Years in New York That Changed
Music Forever e tradotto in
italiano in New York 1973-1977. Cinque anni che hanno rivoluzionato la
musica, (Torino, Codice Edizione,
2014, pp. 402, € 23,00). Il libro è
tradotto in modo eccellente da Michele Piumini.
Difficili gli anni Settanta a New York anni
raccontati in modo molto preciso anche nel libro di Jonathan Lethem La fortezza della solitudine, sull’infanzia difficile di Dylan Ebdus (alter ego dello scrittore) nel quartiere di Gowanus che negli anni Settanta era di cultura prevalentemente afroamericana. I genitori
di Dylan sono due hippie radical che vivono nel quartiere nero di Gowanus per dimostrare agli altri e a se
stessi che i bianchi e neri possono convivere.
Erano gli anni di Play That Funky Music dei Wild Cherry (tanto per
essere chiari: tutti bianchi) e Dylan
Ebdus/Jonathan Lethem la raccontano così:
“Nella migliore delle ipotesi la canzone era la colonna sonora della
tua distruzione, il tema musicale. Le tue giornate si riducevano a un montaggio
di sequenze scandite dal suo ritmo da campanaccio di mucca, da quella linea di
basso implacabilmente raddoppiata e da quella voce volgare, una sorta di
cantilena ghignante circondata da mugolii di piacere. Il balbettio e gli sbotti
improvvisi di... di cosa? una tuba? un corno da caccia? Chitarra ritmica e
tromba dal tono sbeffeggiante. Il cantante avrebbe potuto puntarti una pistola
alla tempia e l’effetto sarebbe stato lo stesso / Il cantante praticamente ti
puntava una pistola alla tempia. Come avevano potuto permettere una cosa del
genere, come avevano potuto permettere che una cosa del genere fosse trasmessa
alla radio? Quella canzone andava messa fuori legge. Non era tanto razzista –
era impossibile capirlo veramente, inutile anche solo provarci – quanto ostile
a te”.
Una città
che sfiorava il tracollo aveva le vene che pulsavano musica di vario genere. Il
libro di Will Hermes è, in molti sensi, un viaggio nella città di NewYork ed è
anche un viaggio musicale. Un viaggio
con tante fermate di vario genere. Erano gli anni di Transformer di Lou
Reed e gli anni in cui Tom Miller e Richard Meyers cambiavano i lori nomi in
Tom Verlaine e Richard Hell e avrebbero fondato i Television e, insieme ai
Talking Heads e ai Ramones, si sarebbero esibiti al CBGB’S al 315 di Bowery in
Bleecker Street a Manhattan, locale
fondato da Hilly Kristal nel 1973. Il nome per intero è CBGB’S OMFUG che significa Country BlueGrass, and Blues and Other Music For Uplifting Gormandizers (Gormandizer, gourmand
normalmente significa un affamato mangiatore di cibo, ma secondo Kristal
significa un vorace mangiatore di musica). All’inizio dovevano essere quelli i
generi suonati nel locale, diventò invece il punto d’ incontro per il punk e la
new wave. Ci suonavano gruppi come i
Ramones, i Misfits, Television, Patti Smith, The Cramps, i Talking Heads e
molti altri. Negli anni ’80 divenne il ritrovo della scena Hardcore/Punk con le
esibizioni di gruppi come Agnostic Front, Murphy’s Law.
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La band newyorkese Talking Heads
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Il CBGB’S
aveva una sola regola per le band che si esibivano: dovevano suonare musica
originale. Le band che facevano cover non erano previste. Molte delle band che
suonavano regolarmente, comunque suonavano un paio di cover. La regola era
stata messa per evitare al club di pagare i diritti delle canzoni suonate alla
ASCAP. Il club chiuse definitivamente il 15 ottobre del 2006 con molti concerti
durante l’ultima settimana prima della chiusura. Su questa settimana è uscito
anche un documentario intitolato Burning down the house che ripercorre la storia del locale. Il locale è anche citato nella canzone dei Talking Heads Life during Wartime, contenuta nel disco Fear of Music nel verso che dice: “This
ain’t no party, this ain’t no disco, This ain’t no fooling around, This ain’t
no mudd club, or CBGB, I ain’t got time for that now”. Nel 1977
escono con il loro primo album intitolato semplicemente Talking
Heads. La loro lunga carriera dura fino al 1988, una strada piena
di musica e di brani e influenze che
rimangono nella storia. Anche i Living Colour – gruppo
scoperto da Mick Jagger, che suona anche l’armonica nella canzone Broken
Hearts e fa i cori nella canzone Glamour
Boys nel 1989 – hanno suonato
in due date al CBGB. Il loro disco d’esordio contiene la cover di Memories
can’t wait.
C’era anche
il Mercer Arts Center, dove si esibivano i New York Dolls, i quali tuttavia non
erano apprezzati da tutti. Ahmet Ertegün se ne andò dopo il secondo set dei
Dolls, durante il concerto di capodanno; un entusiasta Patrick Carr del Voice
scriverà: “I Dolls sono la migliore band newyorkese degli ultimi dieci anni”.
Miles Davis registrava il disco In Concert, un doppio
live album registrato presso la Filarmonica di New York City per l’etichetta
della Columbia Records. Erano gli anni del festival di Newport dove Sun Ra si
esibiva con gli Aretuska. Sono anche gli anni del free jazz e dello studio Rivbea al 24 di Bond
Street, la cui padrona di casa era la pittrice Virginia Admiral, mamma del
giovane attore Robert De Niro. Anche il fotografo Robert Mapplethorpe aveva
comprato un loft al quinto piano dove aveva fatto dei ritratti a Sam Rivers. La
scena musicale dei loft si fondava sulla disponibilità a buon prezzo degli
stessi. Il 4 aprile del 1973 ci fu la solenne apertura del World Trade Center
progettata da Minoru Yamasaki che delineò l'inizio della fine della scena loft.
Nacquero le due torri di centodieci piani (Will Hermes racconta che per un
fatto di pura superstizione in molti palazzi manca il 13 piano dopo il 12 in
ascensore c’è il il 14) con cui si voleva riqualificare la zona liquidata nei
primi anni Sessanta da Robert Moses, il quale intendeva radere al suolo i
quartieri di SoHo e TriBeCa per fare spazio alla poi mai realizzata Lower
Manhattan Expressway (LOMEX) che avrebbe collegato il ponte di Manhattan e il
ponte Williamsburg all’Holland Tunnel.
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DJ Kool Herc
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Sono anche gli anni in cui si afferma il genere
musicale salsa a New York, con il rilancio del più grande cantante di musica
latina Larry Harlow, addirittura con un remake dell’opera rock Tommy
degli Who in stile salsa alla Carnegie Hall. Sono gli anni
dei Fania All-Stars, il più importante gruppo latino di salsa di ogni tempo
fondato da Johnny Pacheco nel 1968, in cui suonarono molti grandi musicisti
latinoamericani di ogni tempo. Sono gli anni della nascita dell’hip hop con i
block party, iniziati con Clive Campbell, conosciuto anche come Kool Herc (Herc
da Hercules nome che si era guadagnato sui campi da basket e Kool dalla
pubblicità di una marca di sigarette al mentolo che fumavano tutti), ma anche
da Kevin Donovan, conosciuto come Afrika Bambaataa. La scena hip hop è stata
abilmente descritta dal giornalista Jeff Chang nel suo libro Can’t Stop Won’t Stop: A
History of the Hip-Hop Generation, basato su
interviste originali con DJ, b-boys, rappers, writers, attivisti e membri di
bande, con i ritratti indimenticabili di molti “antenati” dell’hip-hop e cani
sciolti, tra cui DJ Kool Herc, Afrika Bambaataa, Chuck D e Ice Cube.
Will Hermes
ha scritto un libro fatto di musica e di
palazzi e di persone, un libro che va
letto tutto di un fiato, che fotografa un periodo storico fatto, sì, di degrado,
ma anche di tanta e tanta buona musica. New York è una città “overrated”, sopravvalutata come
dice Tina Fey/Liz Lemon nella serie tv “30Rock”. Affermazione cui risponde il
suo capo Alec Baldwin/John Francis “Jack” Donaghy: “Lemon, viviamo nella capitale mondiale della cultura, della finanza e
gli attacchi King Kong”. Robert Goulet in New York’s My Home (campionata dai Beastie Boys all’inizio di An Open Letter To NYC) canta :
“(Chicago) Chicago’s all right it’s got the Wrigley Field and Soldier’s Field
and Marshall Field and it’s on a nice lake but it hasn’t got the hansoms in the
park It hasn’t got a skyline after dark That’s why New York’s my home Never let
me leave it New York’s my home, sweet home...”.
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Colonna
Sonora
Ornette
Coleman - The Shape of Jazz to Come
Huddie
'Leadbelly - The Definitive Leadbelly
Jefferson
Airplane - After Bathing At Baxter’s
The
Velvet Underground
- The Velvet Underground
Toots
& The Maytals
- Sensational Ska Explosion
The
Complete Stax - Volt Singles: 1959-1968