E-BOOK
PROGETTO E-PUBLISHING: RETI DI DEDALUS – ONYX EDITRICE
      

 


 

 

Questo progetto di e-publishing, sostenuto dalla FUIS (Federazione Unitaria Italiana Scrittori),  nasce come sinergia culturale ed operativa tra la Onyx Editrice e la web-review del Sindacato Nazionale Scrittori “Le Reti di Dedalus”, che dal 2006 è una delle più apprezzate e seguite pubblicazioni digitali di letteratura e cultura in Italia. Nella rivista una costante attenzione è stata rivolta alle tematiche di internet e alle trasformazioni tecnologiche che il cyberworld ha indotto anche nel mondo dell’editoria. Passaggio significativo di questo impegno di analisi e di discussione è stata l’ideazione e la realizzazione del convegno “Letteratronica” svoltosi a Roma nel marzo del 2011, a cui hanno partecipato numerosi e qualificati esponenti della comunità ciber-culturale nazionale.

    

Questa premessa serve a far comprendere il motivo dell’incontro con Onyx e la decisione di dare vita ad una iniziativa di editoria elettronica articolata in quattro collane di e-book:

 

1) Narrativa;   2) Poesia;   3) Critica e Saggistica varia;   4) Teatro.

 

La nostra linea di lavoro è consacrata, in primo luogo, alla pubblicazione di proposte di scrittura di qualità e di autori votati alla ricerca artistica. In particolare, vogliamo proporre autori nuovi, autori esordienti, testi inediti e scritture fuori dal circuito commerciale.

Accanto a questo intendiamo ripubblicare testi di autori importanti dimenticati, libri oggi introvabili, opere significative che hanno segnato la modernità novecentesca e ingiustamente cadute nell’oblio. Quindi, un recupero di autori e di opere per varî motivi scomparsi dal mercato, non più considerati interessanti dall’editoria cartacea, da riproporre in digitale in modi ragionati, al fine di una riscoperta critico-culturale ed estetica.

In terzo luogo, vogliamo anche promuovere opere poliartistiche ovvero capaci di utilizzare l’intera dimensione multimediale (video, audio, musica e grafica) del digitale.

In tal senso la ‘mission’ di questo progetto di editoria digitale dovrebbe, in particolare, contenere un’evoluzione della definizione di e-book in quella di e-opus, cioè di opera elettronica, proprio per sottolineare la dimensione tecnoliguistica e sinestetica complessa della creatività letteraria ed artistica nel mondo digitale.

L’e-publishing, si dice, è il futuro dell’editoria, ma è anche già il presente di generazioni che nascono come ‘connected people’. Abitare la rete significa, allora, stare dentro una grande trasformazione antropologica, culturale e editoriale. L’avvenire è già oggi.    

 

Link:  http://www.onyxebook.com

 

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Ebook online nella collana Teatro:

 

Un mitica quotidianitàUna Trilogia

 

di Cinzia Villari





Scenari e iconografie di epoche lontane in questa trilogia, sono il punto di partenza. Il mito si fa ancora una volta racconto. Ma l’arcaico e il moderno si alternano, qui gli abitanti dell’Olimpo aprono il cancello, escono dal mito e diventano umani corpo, senso sentimento.

Lo sfondo è dunque il presente, la dimensione il quotidiano, le loro storie sono maledettamente terrene tutt’altro che divine.

Era, moglie di Zeus, diventa protagonista di un “pasticciaccio brutto” scoppiato nel quartiere Olimpo di una grande città senza nome.

Arianna sorella del Minotauro, con la minigonna e una sigaretta tra le labbra si aggira inquieta nei corridoi della sua villa labirintica. Qui è la provincia, qui la ricchezza è un fatto.

In “Un disadorno motel” gli umani e i semidei della narrazione mitica scelgono gli abiti dei vagabondi, degli emarginati, diventano personaggi erranti che a notte si coricano in un anonimo centro sociale, dove il caffè è un miraggio e l’orzo esiste se qualcuno si ricorda di mandarlo. 

Ma tutti gli abitanti di questa trilogia forse per un naturale parallelo processo di umanizzazione e di divinizzazione non perdono l’attitudine, che è degli umani quanto degli dei, di oltrepassare i limiti del quotidiano per perdersi, confondersi e riconoscersi in una ragione astratta, nella demenza, nella follia. In virtù anche di un linguaggio-corpo brillante e ironico, musicale e drammaticamente coinvolgente, sapientemente e integralmente teatrale.

 

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Quelli che si alzano sulla punta dei piedi
(come se un giorno potessero volare)

 

 

di Tiziana Lucattini







Undici testi teatrali per una antologia che compendia un percorso drammaturgico trentennale di un’autrice pluritradotta, premiata e rappresentata in Francia, Germania, Spagna, Belgio e Stati Uniti.

 

“Ho scelto di raccontare un’umanità ferita, piena di poveri mostri denigrati e arrabbiati … Ma alcuni di loro tentano … oltre la soglia di chi vince e chi perde.  Nei territori dell’equilibrio instabile, vibrante di possibilità come una danza, un’acrobazia. Ecco, danzano, i miei personaggi, potrei invitarli ad una festa, un po’ circense. E suonerebbero anche: i loro dialoghi rotti, i loro dialetti mediterranei, le parole spurie o da terre lontane, i loro silenzi di attese e mancanze, una madre, un padre, un nonno, un bambino … che non c’è …  o non viene visto, come in un film di Buñuel … un’opera di Beckett …” (T. L.)

 

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Ebook online nella collana Narrativa:

 

Il divano non è un luogo comune

Blog stracomunitario di Kamal

 

di Mohamed Malih





“Coso” a chi? Kamal non vuole appellativi selettivi. Ma rigetta aspro le generalizzazioni. Kamal filtra il fumo delle relazioni umane e si scopre annebbiato. Confuso ricettivo, fra confusi ciechi. Visita e registra sardonico i compartimenti stagn(ant)i del melting-pot nostrano. Kamal è allergico alla catalogazione identitaria. Al soliloquio posticcio dei mass media come al neo umanesimo da “banco” dell’integrazione “chic”. Kamal passeggia o pedala per le vie, scruta i monumenti decadenti, esplora i discount di frontiera, evita i call-center, intasati di nostalgie e scarti di futuro. Kamal, alias Mohamed. Alias. Marocchino dalla lingua ibrida e sfuggente, Kamal è un Io-nel-post. Deus ex machina di un blog senza censure, un’anarchica curiosa prospettiva, rovesciata e rovesciabile, che racconta Italia, italiani, stranieri, passeggeri e controllori. Kamal testimonia frammentando provocatorio, consapevole e sottilmente amaro i confini antropologici e sociali del proprio essere “migrante”. Alter ego letterario dello “stracomuniario” veterano Mohamed Malih, Kamal vive nella precarietà di una resistenza quotidiana tra esercizi di pseudo civiltà. Trovando la “ribalta” nel web. Nel mezzo del fragore eppure al di là. Dentro la “pagina” ma fuori dalle righe. Extra. Ex blog. Stra.

 

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Il peto di Camone

 

di Stefano Docimo





Uscito per la prima volta con il titolo Tratto di scena (flugfly), edito da Dismisuratesti nel lontano 1986, su progetto grafico di Giovanni Fontana e con una prefazione di Mario Lunetta, il testo di Stefano Docimo si muove perspicuamente, macroscopicamente dalle parti di Finnegans Wake di Joyce. Vale a dire in un territorio parallelo se non prossimo al più sfrenato, titanico esperimento di metamorfosi stilistiche e di invenzioni linguistiche del Novecento, come scriveva allora sulle pagine di Paese Sera Marco Palladini. Non a caso lo stesso Mario Lunetta nella prefazione evidenziava  come fosse proprio la lingua a farla da padrona, in uno scenario a cambio rapido e in un’ambientazione brutalmente diacronica, in un romance avvitato su più assi, corso a tutto campo, senza mai una pausa cronologico-spaziale e infinite pause di riflessione, ripensamenti, cancellature, rafforzamenti, dubbi espressi o lasciati intuire: il tutto in una stupenda lingua circense, che non contiene messaggi ed è, esiste grazie solo alla sua presenza, ai suoi suoni cristallini e ai suoi orribili rumori. Questa nuova versione, dal titolo Il peto di Camone, a distanza di oltre un quarto di secolo, accentua ancor più quei caratteri d’indisciplinato manierismo e di acutezza barocca che caratterizzavano l’opera sin dalla sua prima uscita.

 

http://www.onyxebook.com/prodotto/452/

 

 

 Nell’ora che è d’oro


di Katia Ippaso





 

Oriente e Occidente fanno cortocircuito in una trama ricca di sparizioni, omicidi, parole enigmatiche, segreti che affiorano dal passato.

Nell’ora d’oro: l’ora del crepuscolo, il momento in cui le cose trapassano, la luce si spegne e arriva la notte a illuminare le zone più profonde, i movimenti inconsci e terrifici delle creature che vivono nella New York di dopo l’11 settembre, sulla metro, per strada, nelle case provvisorie e nelle scuole per stranieri. Nel gergo militare, l’ora d’oro è però anche l’ora di chi sopravvive, l’ora in cui si gioca il destino di un ferito grave. Morire è la fine della vita; ma sopravvivere può essere un incubo, se il passato torna a visitarci.

 

Dall’introduzione di Paolo Di Paolo:

 

“Si può stringere un romanzo di formazione in un paio di stagioni? Anziché farlo durare anni, scegliere di chiuderlo entro i confini di una primavera e di un’estate? Katia Ippaso, in questo romanzo, ci è riuscita. Ha costruito nel dettaglio un fondale che fa dei cambiamenti rapidi il proprio marchio, e che anzi non è solo un fondale, ma un personaggio almeno quanto Giorgia, Keido e gli altri. New York, il fondale-personaggio, agisce sulle azioni di chi la attraversa, spesso le determina: l’autrice le registra convinta che un luogo non è mai solo un luogo, siamo noi che lo abitiamo”.

 

“Se un giorno si compilerà un’antologia di narrativa italiana, composta con pagine con vista sull’America sospesa in uno dei suoi frammenti evolutivi, questo romanzo di Katia Ippaso, in tanti suoi brani, dovrà ottenere un diritto inconfutabile di accesso. Penso alle pagine che ci hanno avvicinato all’America di lontane stagioni, e comunque investita da differenti processi di transizione: le pagine di Soldati, i taccuini di Calvino, le note di Guido Piovene.”  (Maurizio Barletta)

 

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Geco

 

di Gualberto Alvino





“Nel panorama ‘agnostico’ delle lettere patrie, segnate perlopiù da merci aleatorie, inscritte in una lingua affetta da piaggeria autoconsolatoria, quantomai inerme e inadatta ad esautorare la piaga assai duttile della stupidità collettiva, cui ci ha del resto abituato una odierna conduzione di programmi, non solo televisivi, ma comunque ritmati dal mantra pubblicitario del costume, non solo italiota; in una tale selva di scempiaggini, variamente costruite al solo scopo di far cassa, l’apparizione d’un’opera, come Geco di Gualberto Alvino, segnata invece da profonda contrarietà e ‘gnosticismo’ feroce, volto a ribaltare, con lucida quanto crudele spietatezza, quello che di scontato sembrerebbe esserci ammannito, come per ammaestramento alla mansuetudine di schemi e chiacchiere, buone soltanto a renderci convinti di saperla lunga ‒ e quindi di non saperla affatto ‒ o per accomodamento sintattico e logistico, viene da Geco ricondotto al parolaio e alla pesantezza che merita”.

 

Da Oltre la ferita, postfazione di Stefano Docimo al romanzo di Gualberto Alvino

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Lettere in trappola – confessione in pubblico

 

di Nevio Gàmbula





Lettere in trappola è una raccolta di lettere scritte da Nevio Gambula e indirizzate a un amico immaginario, dentro le quali sono inseriti, volta per volta, commenti sugli eventi politici tra gli anni 2010 e 2013, brevi note teoriche sul lavoro dell’attore, frammenti di narrazioni, composizioni in versi e note filosofiche. Un modo di fare interagire la vita di tutti i giorni con la scrittura, in un cortocircuito dove il “dentro” del soggetto è immediatamente anche il “fuori” del mondo (e viceversa), in un continuo rinfrangersi della parola sui suoi infiniti doppi. Lettere in trappola è parte del monumentale Libro della sparizione, che raccoglie tutte le opere di Nevio Gambula; ne rappresenta, per così dire, la nuda esposizione delle sue verità più intime.

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Ebook online nella collana Poesia:

 

 

Vita zero – 1962

 

di Lamberto Pignotti





 

Dalla Prefazione di Marco Palladini:

 

“Vita zero fu originariamente pubblicato nel 1962. Una data a cavallo tra il 1961 in cui uscì l’antologia dei Novissimi che segna l’apparizione della neo-avanguardia poetica e l’anno successivo che vide la nascita del Gruppo 63, a cui Lamberto Pignotti partecipò, anche se da una postazione laterale. Perché in quello stesso 1963 lui aveva creato con Eugenio Miccini, Lucia Marcucci e Giuseppe Chiari il Gruppo 70, portabandiera in Italia della ricerca verbovisiva. […]
Siamo nell’Italia del Boom economico, ovvero nel cuore dell’avvento del Moderno in un paese che si sta tumultuosamente (e con innumeri contraddizioni) trasformando da società rurale-contadina in una società industriale-commerciale. È in questo clima neo-capitalistico che anche la sonnacchiosa letteratura italiana incomincia a reagire […]

Rileggere oggi Vita zero significa, allora, riguardare con le armi della poesia intelligente quel passaggio storico, cruciale della vicenda italiana, dopo il quale nulla fu più eguale a prima. Uno spaziotempo storicamente determinato dove il dissenso artistico era, comunque, gravido di futuro e lo ‘zero’ della vita era come il prolegomeno di una ‘numerazione’ e significazione del mondo ancora tutta da fare e/o da battagliare. Ovvero l’esatto contrario della situazione presente dove parrebbe che la ‘conta’ sia finita e nessun conto torna e che stiamo propriamente ‘a zero’, ossia davanti a un letale deficit di futuro e di speranza poeto-politica.

Ma forse, anche oggi, il vecchio ragazzo Lamberto Pignotti col suo indomabile spirito ludico-eversivo non sarebbe d’accordo.”

 

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Tutti i versi

 

di Gianni Toti

 

a cura e con introduzione di Francesco Muzzioli

con un saggio di Silvia Moretti





“Lavorando a questo progetto reso possibile dalle nuove modalità dell’e-book, ho avuto la sensazione di partecipare a una impresa di grandi dimensioni, sia per la mole del materiale che si è andato raccogliendo, ma soprattutto per il netto contrasto che questa, per quanto parziale, totalità viene a rappresentare di contro al nulla, ossia rispetto alla mancanza di qualsiasi pubblicazione totiana sul mercato attuale dei libri di poesia. Il mercato si riempie la bocca con il verdetto della concorrenza: ma la concorrenza, quella vera, presupporrebbe la compresenza e le pari opportunità, perché poi ci si potesse confrontare secondo le qualità proprie di ognuno. Come si concorre se si è stati esclusi dalla gara? Di fronte alla cancellazione non restava altro da fare che rimettere in corso (o in corsa, visto che si parla di gare) i versi di Toti. E già che ci si era, dato che l’e-book non presenta limiti di spazio, offrirlo per intero, almeno entro i limiti di cui sopra. Anche perché mi è sembrato un bel rovesciamento passare dal nulla al tutto, uno di quei rovesciamenti, come si vedrà, che costituiscono il fulcro della dialettica anche in casa Toti, quella sua dialettica della totalità o TOTIlità, come lui avrebbe detto”.

Dalla Prefazione di Francesco Muzzioli, “Tutti i versi di Toti, Toti in tutti i versi”.

 

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Poema dello Schermo

 

di Marco Buzzi Maresca

 

con due note critiche di Francesco Muzzioli e Marco Palladini





“Se si escludono la casualità delle occasioni editoriali e della generosità e disponibilità dei proponenti, nonché i miei personali rigiri nevrotici, c’è qualcosa di più strutturale che ha impedito a questa mia opera di vedere la luce prima e per tempo (la composizione va dal 1994 al 2006).  La scrittura che la informa si basa infatti su una processualità di inabissamento dialettico corporeo, di decostruzione ricostruzione dell’identità che, pur escludendo il falso fantasma totalitario della totalità, mira comunque alla riconquista del percetto di unità e integrità (diversi dalla totalità, e aperti, aperti all’altro), ad una riconquistata uscita nel ‘mondo’, previo scardinamento della selva delle ‘immagini-prigione’ ,  sociali, personali, consce e inconsce. Oltre e a latere dell’alienazione e dell’inautentico, prima e dopo le ferite e il tragico.

Tuttavia, nel suo farsi, l’esplorazione si è rivelata sempre più un viaggio costituzionalmente ‘aperto’, ‘non finito’.  E’ dunque un poema intrinsecamente ‘in fieri’, incompiuto, e suscettibile di ulteriori stazioni. E’ l’espressione di un mondo pulsatorio, il diario di una congrega di scatti e contro scatti, il sotterraneo della quotidiana esistenza.  E’ dunque un parto postumo e prematuro, ed è giusto che sia così. Non c’è una conclusione, e non si può dire se l’inautentico sia stato, se non sconfitto, almeno debilitato, o se sia una forzata convivenza al dialogo.

Forse il lettore prenderà la sua decisione…”

Dalla Nota dell’Autore al Poema dello schermo

 

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Labiale

 

di Antonio Amendola





«Nel suo stringato Labiale Amendola è sedotto dal materico cantare che gli frulla nella testa e nelle orecchie. Aperte all’esterno e verso l’interno. Per progetti sonori e ipotesi di ascolti. Un canto stringato. Dicevamo. Non solo perché succinto. Addensato intorno a pochi grumi di testo. Ma perché di brevi stringhe è composto. Stringhe in vibrazione. Com’è nella teoria.  Un poema partitura para-permutazionale dove le parole scherzano di verso in verso scambiandosi di posizione. Un gioco di allineamenti e di riallineamenti brevi. In mostra per offrirsi alla pronuncia quasi a caso. Dove la permutazione non esaurisce il campo delle possibilità. Come per Brion Gysin. Ma coglie solo talune opportunità. Occasioni parafunzionali.

Musica testuale. Le parole della musica a venire. Perché si punta sull’azione. Sulla parola che verrà. “La voce spinge”. Annota Antonio Amendola. Si va verso lo spazio”. È là che “La scrittura prende forma”. Divenendo corpo. Poesia come macchina corporea. Dove tutto fluisce e sfuma. Insomma. E poi da capo. Dove conta solo la garanzia della ciclicità del dire inutile.»

(dalla prefazione di Giovanni Fontana)

 

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326 poesie dal mondo per una storia d’amore

 

di Maria Gabriella Bruni, Isabella Nicchiarelli





“Un esperimento riuscito il percorso intrapreso da Maria Gabriella Bruni e Isabella Nicchiarelli, che con arte hanno saputo coniugare prosa e poesia, dando vita a una storia coinvolgente. L’idea innovativa di inserire un’antologia della poesia mondiale nella cornice di una storia d’amore ha in realtà radici lontane. Un tale affondo nella tradizione nulla toglie all’originalità dell’operazione, che assume, ovviamente, tutt’altro carattere.

Due appassionati professionisti delle humanae litterae, Zoé e Gordon, ci guidano nel ricchissimo viaggio e ci aiutano ad attraversare il vasto campo della poesia mondiale. Il cammino del lettore, accompagnato dai suoi anomali Virgili, si fa piacevole, alleggerito dal vivace parapiglia amoroso dei due personaggi, ma allo stesso tempo non rinuncia a soste di riflessione, analisi, affinamento degli strumenti critici. […]

Le due autrici mostrano, sia nella scelta dei testi che nella caratterizzazione di Gordon e Zoé, capacità di mimesi e conoscenza delle dialettiche umane. Il racconto è tenuto vivo da numerosi cambi di ritmo e da un fantasioso susseguirsi di situazioni in cui la poesia, che permea la vita dei personaggi, affiora e diviene protagonista […] poetesse e poeti che è un piacere leggere e conoscere, rileggere e riconoscere, perché meticolosa e instancabile è stata l’opera di ricerca e di scrittura di Maria Gabriella Bruni e Isabella Nicchiarelli, lascio però ai lettori la curiosità e il desiderio di immergersi in queste acque imprevedibili e avvolgenti, nelle innumerevoli declinazioni dell’amore”.


Dalla Prefazione di Dacia Maraini

 

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La poesia greca oggi – La generazione del ’70 e dell’’80

 

Antologia a cura di Crescenzio Sangiglio



 

 

Una importante e preziosa antologia della poesia greca contemporanea di autori, inediti in Italia, che riguarda due generazioni di poeti: quelli nati tra il 1940 e il 1952, che hanno cominciato a pubblicare le loro opere dal 1970 in poi e quella dell’80, cioè gli autori nati tra il 1950 e il 1962 che pubblicano dal 1980 sino adesso.

 

«Zafirìu rileva un fatto che si definirebbe “strano”, anche se in verità potrebbe essere “un brutto e cattivo segno”, e cioè che la poesia è l’unica arte rimasta fuori dal campo delle professioni: “teatro, musica, pittura, scultura, danza, cinema… arti-professioni, arti per vivere, arti per profitti… arti che hanno le loro azioni nell’economia internazionale. E nessuno dubita della qualità. Nessuno contesta i creatori”. La poesia è la sola a non essere un’arte-professione! “Perchè mai nessuna società ha sponsorizzato l’edizione di un libro di poesie?” si chiede ancora Zafirìu. Giusto il suo rilievo. E la sua sorpresa. Com’è giusta anche la sua domanda (che è pure risposta): “Finalmente forse è meglio così?, e in effetti non si può non riflettere sul fatto che la poesia non professionalizzandosi, ha forse potuto mantenere, in tempi venali come questi ultimi trent’anni, la propria autonomia espressiva, la propria libertà di coscienza e la propria protezione da contaminazioni e compromessi di lucro.» (C. S.)

 

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Ebook online nella collana Saggistica:

 

Gli eretici dell’infanzia

di Domenico Donatone





L’eresia di Domenico Donatone è una sfida lanciata al centro dalla periferia: un percorso che dal meridione giunge fino ai centri del potere culturale per mostrarne, sempre con discrezione, l’inconsistenza. Attraverso l’opera di scrittori che (alle volte) si studiano a scuola, egli ci mostra un percorso personale attraverso la sua infanzia e giovinezza. Dentro questo motivo scaturisce un libro quale Gli eretici dell’infanzia: divulgativo, mnemonautico e mai accademico. Un libro che è un metalibro, un libro che vuole marcare un territorio senza abitazione, in cui il lettore apprende che la letteratura è ragione di vita per chi vuole anzitutto determinare spazi di reazione e di sfida.

 

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Patrizia Vicinelli. La poesia e l’azione

 

di Jonida Prifti

 

 



Questo libro è uno studio sulla poetessa Patrizia Vicinelli. Osservare la sua poesia multidisciplinare,  caratteristica peculiare del suo lavoro, significa volgere la propria attenzione al carattere integralmente “fisico” di quest’ultima: un aspetto che la contraddistingue nel panorama della letteratura italiana del suo tempo. E vuol dire interrogarsi, anche, sui motivi della marginalità che continua tutt’oggi ad oscurare un’opera, come la sua, accesa da irripetibili esecuzioni vocali, che fanno da sceneggiatura alla sua vita, alla sua autenticità, ai dolori, assenze, vuoti, che contrappuntano il suo esistere: contenuti pulsionali espressi in una formula che, benché espressa dalla protagonista di un’esperienza-limite, ha un carattere universale. Una presenza scenica, la sua, che non è semplicemente teatrale (come pure qualcuno ha sostenuto), ma incontra direttamente la vita: una forma di sofferenza e d’insofferenza che pulsa dentro la parola detta; come Loredana Magazzeni afferma: “Scrittura e vita coincidono, di più, scrittura e vita coincidono in modo universale…”.

 

 

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Aforismi del vento contrario

 

di Désirée Massaroni



 

 

Aforismi del vento contrario è un’opera prima, una breve raccolta di aforismi scritti da Désirée Massaroni e suddivisi in varie sezioni in cui si denuncia:  l’ipocrisia massimalista veterofemminista, la morta classicità dell’istituto familiare ed educativo, la fine dell’Eros, lo svuotamento e il disagio psico-culturale delle giovane generazioni, coloro che sotto l’etichetta di intellettuali (pseudo-anti-capitalisti) realizzano il discorso del capitalista accalcandosi in serate finto-letterarie alla ricerca dei quindici minuti di celebrità warholiana, lottando per ‘esclusive’ tribù scrittorie.

“Désirée Massaroni assomma diverse qualità, la più singolare concerne la sua lingua, coperta per natura da una membrana così ruvida che non vi è differenza con una lima, infatti scortica, sbuccia con violenza tutto quello che diventa oggetto della sua attenzione. Con questa stessa lingua batte sulle carie dei nostri sperdimenti storici: riecheggia ma non ripete, taglia ma non lacera, lasciando intatti i labbri delle attuali ferite antropologiche (….). Désirée Massaroni si trova all’esterno del Sistema delle Lettere e lancia la sua sfida antagonistica. Se ne avvertiva il bisogno”.

(dalla prefazione di Donato di Stasi)

 

 

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