di
Anna Santoliquido
L’amore
e la bellezza
L’essere
umano cerca una collocazione sulla terra. Talvolta non vede la bellezza e
mastica rancore. Forse non guarda l’universo con occhi incantati.
Alessandro
Fariello stupisce per il legame con il mondo di cui apprezza i dettagli. La
natura e la volta celeste sono sue sorelle. Dall’intimità della stanza esplora l’ambiente, seguendo il raggio
di sole che lo illumina e l’aria che si intrufola caparbia tra i quadri, i
libri, narrandogli le amenità del creato. Dotato di fantasia e sensibile alle
problematiche che affliggono i popoli, sprona a gustare l’attimo e a
riconciliarsi.
Sulle
ali della libertà è la sua seconda raccolta di liriche. Già
nel 2011, con Il mio sguardo sul mondo (Edizioni Giuseppe Laterza), conquistò
le simpatie dei lettori, per le riflessioni e l’intensità dei versi. Un binomio di raffinatezza e di
denuncia delle angustie terrestri.
Alessandro
sferza e accarezza, mostrando capacità di analisi e prontezza di spirito.
Comunicare è un suo bisogno primario come a voler infrangere il muro
dell’indifferenza che attanaglia il prossimo. C’è una pianta sempre verde alla
sua finestra: è la speranza e profuma
più della menta di montagna, il roseto della vigna.
L’enunciato
è un aquilone “sospeso in aria / tra mare e terra”. La sete di libertà convive
con la consapevolezza della realtà che ha sapore agrodolce.
Nei
testi la freschezza e la genuinità pascoliane affiancano l’“ingannevole
apparenza” che “l’occhio attento” percepisce. Dal letto di dolore, Alessandro
contempla, ammira, considera, intesse paragoni. Incoraggia a tuffarsi “nel mare
della vita” e a non temere le avversità.
La
metafora dell’acqua rispecchia la sua
vicenda. Le piccole onde sono il suo ritratto. La perseveranza e la saggezza
governano i “marosi” che sempre ci sorprendono. Pur nell’immobilità, egli
avverte i movimenti del mare e ne canta l’imponenza.
Il
soffermarsi sull’umana imperfezione e sulle meraviglie sottolinea la necessità
di lodare Colui che elargisce ogni bene.
La
disquisizione sulla libertà ha tratti
interessanti: “è vera libertà
quella senza responsabilità?”, annota Alessandro, chiedendosi se sia
preferibile “la leggerezza spensierata della nuvola, / l’agibilità libera del
volatile / o la tormentosa e inquietante condizione umana / con la sua onerosa
ma autentica libertà” (“Quale libertà?”).
L’attrazione
per la fisica la si riscontra anche
nella seconda pubblicazione che oscilla tra meditazione e scienza. Solo una
vivida intelligenza poteva concepire il poemetto “L’essere e il nulla” nel
quale egli pone interrogativi e formula ipotesi: “forse tutto nasce dal nulla…
/ e forse tutto finisce nel nulla”.
Spinto
dal desiderio dell’oltre, scrive del silenzio, il vuoto, l’immateriale: “Il
nulla inquieta l’uomo / che fugge il silenzio / e cerca di riempire ogni vuoto
/ anche con la fantasia e l’immaginazione”, nella certezza che “l’ingegno umano
/ non può competere con la creatività naturale” (“Costruisci, uomo!”).

Alessandro
Fariello
Il
futuro sta a cuore a Fariello che
invita a costruire sull’esperienza e a valorizzare la memoria. La fragilità, egli ritiene, non aiuta a
fronteggiare “il lato oscuro della natura”. La fame di potere è indice di
distruzione. Il conflitto interiore sfocia spesso in violenza e sopraffazione,
“E allora forse,
ammaestrando ogni slancio,
mettendo a tacere i dissidi,
armonizzando i contrasti,
invece dell’assordante rumore della
distruzione
potremmo ascoltare
la sinfonia della costruzione…”
(“Costruisci, uomo!”)
Alessandro
utilizza la scrittura per marcare l’esistenza. Lui ha l’orchestra dentro.
Compone “per dare voce all’anima / e comunicare l’ineffabile” (“Costruisci,
uomo!”). Le relazioni interpersonali generano affetto che è autentico nutrimento. Nel presente lavoro egli
scandaglia il vissuto e, rispetto all’opera prima, ha più confidenza con la
parola.
Il
credo nell’individuo è commovente.
L’integrità, la scoperta e la divulgazione della verità sono fondamentali nei
versi: “Noi, / continuamente in cerca / di certezze, / siamo luce / di verità…
(…) comunichiamola agli altri… / prima che tutta la cera bruci / e la candela /
si spenga” (“Una candela”).
Ho
visitato Alessandro e conosco il nitore della sua stanza, ma conosco
soprattutto la luce dello sguardo che accoglie amorevolmente gli ospiti. Occhi
che lasciano trasparire la bontà edificata con la sofferenza e la fede nei
valori (“Il risveglio”, “Sorpresa”).
Il
motivo dell’attesa permea la silloge.
Il fruitore può immergersi nelle notti e nei risvegli dell’Autore per il quale
la poesia è energia che egli vuole
diffondere “anche nell’animo altrui”. La descrizione delle giornate evidenzia
un giovane propositivo e fiducioso. La concezione della creatività come dono impreziosisce il volume.

Il
bambino che è in lui gioisce della
neve, la primavera e cerca le occasioni per manifestare i “caldi e vivaci
colori” dell’anima. Le gocce di pioggia che si porgono alla vista, le sfumature
del sogno e la serenità sono lirismo (“Ci rivedrai”).
Le
similitudini si sono consolidate. Le
parole trasmigrano dall’esterno all’interno della coscienza. Alessandro è il
passero “indaffarato / a costruire un accogliente nido / in attesa di una nuova
primavera ridente / per tornare a cinguettare di gioia” (“Il tempo della
vita”). Per il viaggio dentro di sé
trae spunti dai fenomeni naturali.
Attraverso
la visione di un nastro egli rivede il passato. Lampi di felicità illuminano la
pagina. La nostalgia dell’infanzia e
della fanciullezza conferisce ai versi una pacata malinconia. Si apprende che
già allora tollerava “serenamente / le prime gocce / di quell’amaro / che si
sarebbe riversato” sul suo corpo (“Ricordi da bambino”).
La
celebrazione della giovinezza raggiunge
il climax nella poesia “Un fiore” che
si distingue per la leggerezza. La vita che si rigenera richiama la speranza.
La
rappresentazione del paese, con le
costruzioni di pietre, gli usi e i costumi, coinvolge il presente e i tempi
andati, consentendo al poeta di affermare: “siamo in un mondo in cui / la
violenza fa a pugni con l’amore, / provocando guerra con il pretesto della pace
/ e generando morte in nome della vita” (“Carnevale”). La maschera si configura un simbolo della modernità.
I
temi sociali sono parte della
raccolta. Alessandro si apre al lettore con sincerità: “la sofferenza (…) si
cura con la dolcezza, / con la tenacia e con la voglia di andare avanti”
(“Donna”).
La
fede traspare particolarmente da due
splendidi componimenti: “Preghiera” e “Via Crucis”. “Preghiera” è un testo di
straripante umanità e rispetto. Il perdono invocato fa palpitare il fruitore
che apprezza il candore del poeta il quale, con ritmo suadente, rievoca la
vita, la morte e la risurrezione (la Vergine, il Crocifisso, il calice,
l’ostia):
“Perdonami, o
Dio,
se non so pregare
recitando preghiere
ma preferisco farlo
schiudendo dolcemente i miei occhi
e guardando semplicemente la mia stanza
inondata di luce
ogni
mattina.
(…)
Compatiscimi,
se non sono capace di entrare in contatto con Te
(…)
ma Ti riconosco in ogni individuo sofferente,
(…)
Sii indulgente con me,
se non riesco a pregare
davanti ad una croce
ma cerco di farlo ogni giorno
accettando di portare umilmente
il gravoso giogo
della sofferenza”.
Interpretare
la realtà, entrare in contatto con gli altri, fare della propria vita “una
continua ed instancabile preghiera” rafforza lo spirito. In “Via Crucis”
domande e risposte si susseguono e disegnano “lo straziante percorso di un uomo
/ fino alla sua morte”.
Nel
calvario, Alessandro imita Gesù Cristo, ne invoca la guida, convinto di
ottenere clemenza da Chi “si è donato senza riserve / soffrendo fino
all’estremo, / e ha sconfitto la morte / con l’amore per la vita”.

L’amore inonda i fogli. Un sentimento che
la famiglia ha riversato su un giovane coraggioso ed entusiasta, “innamorato
dell’amore, / dell’inarrestabile voglia di provare ed esprimere / quel
sentimento / che a volte fa soffrire / ma che sempre tutto muove”.
Con
l’ausilio della tecnologia, Alessandro segue gli avvenimenti e interagisce con
gli amici. Prende posizione sui comportamenti e le sciagure.
Le
parole incorniciano lo specchio entro cui egli si riflette anche quando
racconta le avventure oniriche e le idee nascoste: il peso insostenibile del
corpo, “la magnificenza della natura / e la complessità dell’esistenza”, il
baratro e la voglia irresistibile di lanciarsi nello spazio, per non sentire
l’indifferenza. Il salto nel vuoto, il profumo della libertà sono descritti
minuziosamente,
“Perché vivere non è semplicemente respirare
e camminare in modo impersonale,
uno tra i tanti,
indistinto tra la folla,
ma dominare la vita
e sentirsi padroni di se stessi”.
(“Sulle
ali della libertà”)
La
dimensione etica permette di
comprendere l’unicità “di ogni esistenza”. Sospinti dai flutti del quotidiano,
ci adagiamo, dimenticando che “siamo chiamati a volare / immersi
nell’esistenza”.
La
disamina della realtà, le energie interiori, la tensione al volo, l’altruismo,
la valorizzazione della vita e il soprannaturale sostanziano testi impregnati
di passione.
Insieme
alla scrittura poetica Alessandro ha sviluppato il gusto della lettura,
spaziando dal classico al moderno. Il suo laboratorio di segni ne trarrà
giovamento. Col tempo perverrà ad una maggiore sintesi e ridurrà le ridondanze.
Intanto il suo pensiero ci scuote dal profondo, illustra altri percorsi. Altre
risorse. Una pratica che allevia la pena e arricchisce il territorio di una
voce pura.
Forenza,
22 agosto 2013
* Presentazione al volume di poesie Sulle ali della libertà, Youcanprint Self-Publishing, Tricase (LE) 2014.
Nota
biografica:
Alessandro
Fariello è nato a Grumo Appula (Bari) il 7/12/1984.
Nonostante la difficile condizione fisica in cui è costretto dalla sua
patologia (la SMA diagnosticatagli a sette mesi di vita), Alessandro si
dimostra una persona dalle capacità e dalla volontà straordinarie, un ragazzo straordinario
ma tutto sommato normale (come lui stesso vuole essere considerato). Dopo la
maturità scientifica, conseguita nel 2003 con la votazione massima, e dopo aver
tentato, iscrivendosi al corso di Laurea in Matematica, di farsi strada anche
nell’ambiente accademico (praticamente impedito dalla mancanza di impegno e
disponibilità da parte dell’Università barese), si ritrova poi nei panni di
poeta.

Anna
Santoliquido e Alessandro
Fariello, Grumo Appula, 2011
(ph. Antoski)
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