SPAZIO LIBERO
SGUARDO DAL SUD (26)
Portando umilmente ‘il gravoso giogo della sofferenza’


      
Una presentazione del lavoro poetico del trentenne autore pugliese Alessandro Fariello. Affetto, fin dai primi mesi di vita, da una grave patologia che non gli ha impedito di condurre una esistenza di studi e di considerevole impegno letterario. Dopo il libro “Il mio sguardo sul mondo” (Laterza, 2011), nel 2014 è uscita “Sulle ali della libertà”, la sua seconda raccolta di liriche. Dove si leggono testi ricolmi del bisogno primario di voler infrangere il muro dell’indifferenza che attanaglia il prossimo. Tra interrogazioni sulla libertà, la responsabilità e il futuro, la scrittura in versi si immerge nell’amore per il vivere, e prende posizione sui comportamenti etici e le sciagure.
      



      

di Anna Santoliquido

 

L’amore e la bellezza

 

L’essere umano cerca una collocazione sulla terra. Talvolta non vede la bellezza e mastica rancore. Forse non guarda l’universo con occhi incantati.

Alessandro Fariello stupisce per il legame con il mondo di cui apprezza i dettagli. La natura e la volta celeste sono sue sorelle. Dall’intimità della stanza esplora l’ambiente, seguendo il raggio di sole che lo illumina e l’aria che si intrufola caparbia tra i quadri, i libri, narrandogli le amenità del creato. Dotato di fantasia e sensibile alle problematiche che affliggono i popoli, sprona a gustare l’attimo e a riconciliarsi.

Sulle ali della libertà è la sua seconda raccolta di liriche. Già nel 2011, con Il mio sguardo sul mondo (Edizioni Giuseppe Laterza), conquistò le simpatie dei lettori, per le riflessioni e l’intensità  dei versi. Un binomio di raffinatezza e di denuncia delle angustie terrestri.

Alessandro sferza e accarezza, mostrando capacità di analisi e prontezza di spirito. Comunicare è un suo bisogno primario come a voler infrangere il muro dell’indifferenza che attanaglia il prossimo. C’è una pianta sempre verde alla sua finestra: è la speranza e profuma più della menta di montagna, il roseto della vigna.

L’enunciato è un aquilone “sospeso in aria / tra mare e terra”. La sete di libertà convive con la consapevolezza della realtà che ha sapore agrodolce.

Nei testi la freschezza e la genuinità pascoliane affiancano l’“ingannevole apparenza” che “l’occhio attento” percepisce. Dal letto di dolore, Alessandro contempla, ammira, considera, intesse paragoni. Incoraggia a tuffarsi “nel mare della vita” e a non temere le avversità.

La metafora dell’acqua rispecchia la sua vicenda. Le piccole onde sono il suo ritratto. La perseveranza e la saggezza governano i “marosi” che sempre ci sorprendono. Pur nell’immobilità, egli avverte i movimenti del mare e ne canta l’imponenza.

Il soffermarsi sull’umana imperfezione e sulle meraviglie sottolinea la necessità di lodare Colui che elargisce ogni bene.

La disquisizione sulla libertà ha tratti interessanti: “è vera libertà quella senza responsabilità?”, annota Alessandro, chiedendosi se sia preferibile “la leggerezza spensierata della nuvola, / l’agibilità libera del volatile / o la tormentosa e inquietante condizione umana / con la sua onerosa ma autentica libertà” (“Quale libertà?”).

L’attrazione per la fisica la si riscontra anche nella seconda pubblicazione che oscilla tra meditazione e scienza. Solo una vivida intelligenza poteva concepire il poemetto “L’essere e il nulla” nel quale egli pone interrogativi e formula ipotesi: “forse tutto nasce dal nulla… / e forse tutto finisce nel nulla”.

Spinto dal desiderio dell’oltre, scrive del silenzio, il vuoto, l’immateriale: “Il nulla inquieta l’uomo / che fugge il silenzio / e cerca di riempire ogni vuoto / anche con la fantasia e l’immaginazione”, nella certezza che “l’ingegno umano / non può competere con la creatività naturale” (“Costruisci, uomo!”).

 

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Alessandro Fariello

 

 

Il futuro sta a cuore a Fariello che invita a costruire sull’esperienza e a valorizzare la memoria. La fragilità, egli ritiene, non aiuta a fronteggiare “il lato oscuro della natura”. La fame di potere è indice di distruzione. Il conflitto interiore sfocia spesso in violenza e sopraffazione,

 

                                                        “E allora forse,

                                                        ammaestrando ogni slancio,

                                                        mettendo a tacere i dissidi,

                                                        armonizzando i contrasti,

                           invece dell’assordante rumore della distruzione

                                                        potremmo ascoltare

  la sinfonia della costruzione…”

 

                                                                    (“Costruisci, uomo!”)

  

Alessandro utilizza la scrittura per marcare l’esistenza. Lui ha l’orchestra dentro. Compone “per dare voce all’anima / e comunicare l’ineffabile” (“Costruisci, uomo!”). Le relazioni interpersonali generano affetto che è autentico nutrimento. Nel presente lavoro egli scandaglia il vissuto e, rispetto all’opera prima, ha più confidenza con la parola.

Il credo nell’individuo è commovente. L’integrità, la scoperta e la divulgazione della verità sono fondamentali nei versi: “Noi, / continuamente in cerca / di certezze, / siamo luce / di verità… (…) comunichiamola agli altri… / prima che tutta la cera bruci / e la candela / si spenga” (“Una candela”).

Ho visitato Alessandro e conosco il nitore della sua stanza, ma conosco soprattutto la luce dello sguardo che accoglie amorevolmente gli ospiti. Occhi che lasciano trasparire la bontà edificata con la sofferenza e la fede nei valori (“Il risveglio”, “Sorpresa”).

Il motivo dell’attesa permea la silloge. Il fruitore può immergersi nelle notti e nei risvegli dell’Autore per il quale la poesia è energia che egli vuole diffondere “anche nell’animo altrui”. La descrizione delle giornate evidenzia un giovane propositivo e fiducioso. La concezione della creatività come dono impreziosisce il volume.

 

 

 

Il bambino che è in lui gioisce della neve, la primavera e cerca le occasioni per manifestare i “caldi e vivaci colori” dell’anima. Le gocce di pioggia che si porgono alla vista, le sfumature del sogno e la serenità sono lirismo (“Ci rivedrai”).

Le similitudini si sono consolidate. Le parole trasmigrano dall’esterno all’interno della coscienza. Alessandro è il passero “indaffarato / a costruire un accogliente nido / in attesa di una nuova primavera ridente / per tornare a cinguettare di gioia” (“Il tempo della vita”). Per il viaggio dentro di sé trae spunti dai fenomeni naturali.

Attraverso la visione di un nastro egli rivede il passato. Lampi di felicità illuminano la pagina. La nostalgia dell’infanzia e della fanciullezza conferisce ai versi una pacata malinconia. Si apprende che già allora tollerava “serenamente / le prime gocce / di quell’amaro / che si sarebbe riversato” sul suo corpo (“Ricordi da bambino”).

La celebrazione della giovinezza raggiunge il climax nella poesia “Un fiore” che si distingue per la leggerezza. La vita che si rigenera richiama la speranza.

La rappresentazione del paese, con le costruzioni di pietre, gli usi e i costumi, coinvolge il presente e i tempi andati, consentendo al poeta di affermare: “siamo in un mondo in cui / la violenza fa a pugni con l’amore, / provocando guerra con il pretesto della pace / e generando morte in nome della vita” (“Carnevale”). La maschera si configura un simbolo della modernità.

I temi sociali sono parte della raccolta. Alessandro si apre al lettore con sincerità: “la sofferenza (…) si cura con la dolcezza, / con la tenacia e con la voglia di andare avanti” (“Donna”).

La fede traspare particolarmente da due splendidi componimenti: “Preghiera” e “Via Crucis”. “Preghiera” è un testo di straripante umanità e rispetto. Il perdono invocato fa palpitare il fruitore che apprezza il candore del poeta il quale, con ritmo suadente, rievoca la vita, la morte e la risurrezione (la Vergine, il Crocifisso, il calice, l’ostia):

 

                                                   “Perdonami, o Dio,

                                                   se non so pregare

                                                   recitando preghiere

                                                   ma preferisco farlo

                                                   schiudendo dolcemente i miei occhi

                                                   e guardando semplicemente la mia stanza

                                                   inondata di luce

                                                   ogni mattina.  

                                                   (…)

                                                   Compatiscimi,

                                                   se non sono capace di entrare in contatto con Te

                                                   (…)

                                                   ma Ti riconosco in ogni individuo sofferente,

                                                     (…)

                                                     Sii indulgente con me,

                                                     se non riesco a pregare

                                                     davanti ad una croce

                                                     ma cerco di farlo ogni giorno

                                                     accettando di portare umilmente

                                                     il gravoso giogo

                                                    della sofferenza”.

 

Interpretare la realtà, entrare in contatto con gli altri, fare della propria vita “una continua ed instancabile preghiera” rafforza lo spirito. In “Via Crucis” domande e risposte si susseguono e disegnano “lo straziante percorso di un uomo / fino alla sua morte”.

Nel calvario, Alessandro imita Gesù Cristo, ne invoca la guida, convinto di ottenere clemenza da Chi “si è donato senza riserve / soffrendo fino all’estremo, / e ha sconfitto la morte / con l’amore per la vita”.

 

 

 

L’amore inonda i fogli. Un sentimento che la famiglia ha riversato su un giovane coraggioso ed entusiasta, “innamorato dell’amore, / dell’inarrestabile voglia di provare ed esprimere / quel sentimento / che a volte fa soffrire / ma che sempre tutto muove”.

Con l’ausilio della tecnologia, Alessandro segue gli avvenimenti e interagisce con gli amici. Prende posizione sui comportamenti e le sciagure.

Le parole incorniciano lo specchio entro cui egli si riflette anche quando racconta le avventure oniriche e le idee nascoste: il peso insostenibile del corpo, “la magnificenza della natura / e la complessità dell’esistenza”, il baratro e la voglia irresistibile di lanciarsi nello spazio, per non sentire l’indifferenza. Il salto nel vuoto, il profumo della libertà sono descritti minuziosamente,

 

                                                   “Perché vivere non è semplicemente respirare

                                                   e camminare in modo impersonale,

                                                   uno tra i tanti,

                                                   indistinto tra la folla,

                                                   ma dominare la vita

                                                   e sentirsi padroni di se stessi”.

 

                                                                                (“Sulle ali della libertà”)

 

La dimensione etica permette di comprendere l’unicità “di ogni esistenza”. Sospinti dai flutti del quotidiano, ci adagiamo, dimenticando che “siamo chiamati a volare / immersi nell’esistenza”.

La disamina della realtà, le energie interiori, la tensione al volo, l’altruismo, la valorizzazione della vita e il soprannaturale sostanziano testi impregnati di passione.

Insieme alla scrittura poetica Alessandro ha sviluppato il gusto della lettura, spaziando dal classico al moderno. Il suo laboratorio di segni ne trarrà giovamento. Col tempo perverrà ad una maggiore sintesi e ridurrà le ridondanze. Intanto il suo pensiero ci scuote dal profondo, illustra altri percorsi. Altre risorse. Una pratica che allevia la pena e arricchisce il territorio di una voce pura.

 

   Forenza, 22 agosto 2013

 

 

*  Presentazione al volume di poesie Sulle ali della libertà, Youcanprint Self-Publishing, Tricase (LE) 2014.

 

 

Nota biografica:

 

Alessandro Fariello  è nato a Grumo Appula (Bari) il 7/12/1984. Nonostante la difficile condizione fisica in cui è costretto dalla sua patologia (la SMA diagnosticatagli a sette mesi di vita), Alessandro si dimostra una persona dalle capacità e dalla volontà straordinarie, un ragazzo straordinario ma tutto sommato normale (come lui stesso vuole essere considerato). Dopo la maturità scientifica, conseguita nel 2003 con la votazione massima, e dopo aver tentato, iscrivendosi al corso di Laurea in Matematica, di farsi strada anche nell’ambiente accademico (praticamente impedito dalla mancanza di impegno e disponibilità da parte dell’Università barese), si ritrova poi nei panni di poeta.

 

 

                                                                      

Anna Santoliquido e Alessandro Fariello, Grumo Appula, 2011

(ph. Antoski)

 




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