Nel
mezzo
Nel
mezzo della città sapiente e del cammino,
in
un tramonto insomma d’autunno scolorito,
con
le rondini che se la danno a gambe
(ad
ali, se preferite) dall’imminente cambio di stagione
sfrecciando
sulla fontana della Minerva metallara,
mi
fermo borsa a tracolla ad ascoltare il tempo
che
si increspa in cortocircuiti larghi,
in
gibigianne ondose ‒ la volta che nell’aula sbuffavo
d’impazienza
e la volta che già fuori alzavo gli occhi
alla
finestra come a un paradis perdu.
Cortocircuiti
tra il non essere ancora e il già non più,
tra
Sapienza e Sorbona con le mitiche îles-flottantes
divorate
in corsa lungo il Boul-Mich –
se
mai mi sono sentita studente è stato lì, tardivamente.
Poi
d’un tratto sono travolta da ventenni in fuga
ellittica,
come le rondini di poc’anzi, solo che loro
si
stanno solo allenando (Alla vita? Alla gara?)
Pantaloncini
e maglia stretta, scarpette e capelli a coda,
li
guardo scorrere a ondate, mi sorprendo a pensare
“Beata
gioventù!”, vergognosa subito di questa frase
che
mi colloca ormai perdutamente altrove,
altra
da loro, nel mezzo del cammino, nel bel mezzo
della
piazzetta minervina, a bordo vasca,
tra
lo sciabordio di un ricordo e una stanzetta
“of her own” che mi aspetta a stretto
giro,
in
una dimensione né qui né lì, flottante
as usual
tra la beata gioventù e il poi mai più.
(settembre
2014)