di Anna Santoliquido
Buongiorno e felicità a tutti i convenuti. Vi sono grata per
essere qui, oggi otto marzo, a condividere momenti di
riflessione su tematiche di scottante attualità, ma pure a gustare la bellezza che scaturirà dalle parole creative che ciascuno di noi proporrà. Per
la XIV Edizione di “Cocktail diVersi” e il Trentennale del Movimento Internazionale
“Donne e Poesia” abbiamo organizzato tre giorni di incontri articolati tra Bari, Forenza e Genzano di Lucania.
Saluto e ringrazio Maria
Stella Tiberino che ci ospita in questa elegante Caffetteria e abbraccio le autrici arrivate da Serbia, Bosnia ed Erzegovina, Germania,
Perugia, Roma, Firenze, Monza e dalle altre
città della Puglia e della Basilicata.
Abbiamo dedicato l’evento a
Santa Scorese, uccisa nel 1991 a soli 23 anni. Il
nostro pensiero è rivolto anche alla psichiatra barese Paola Labriola, all’estetista
del Teatro Petruzzelli Anna Costanzo, alle donne sfregiate con l’acido come Lucia Annibali che il
presidente Napolitano ha nominato
cavaliere e alle tante altre vittime di stalking
e femminicidio.
Abbiamo scelto un tema uno e
trino: L’orrore la libertà l’accoglienza. Il termine orrore annulla sia la
libertà e sia l’accoglienza,
riducendo l’uomo al rango di bestia. Ci sembrava
che il secolo breve fosse stato devastato abbastanza da guerre mondiali,
olocausto, disastri nucleari e
mai avremmo immaginato che l’inizio del terzo Millennio
sarebbe stato segnato da stragi, uccisioni, minacce ed esodi senza fine.
Il Mezzogiorno è messo a dura prova da sbarchi continui di
gente che fugge dalle zone di guerra, dalla fame e dalla
disperazione. Negli occhi dei migranti si legge un orrore profondo e la richiesta di liberà e di accoglienza. La strage di Parigi e le
notizie tremende che ogni giorno ci raggiungono ci tolgono il sonno
e iniettano la paura.
La crisi economica, la
minaccia islamica fanno passare in secondo piano la condizione dell’altra metà
del cielo.
Noi come ci difendiamo dalla violenza e dai tentativi di ricacciarci nelle
retrovie? Lo facciamo innanzitutto coltivando la
pianta della libertà
che significa lotta continua per l’affermazione dei diritti.
In Occidente accanto alle eccellenze convivono
milioni di donne senza lavoro, malpagate e sfruttate. E persino abusate e
uccise.
In Italia Samantha
Cristoforetti ci dà speranza. Dobbiamo attivarci affinché altre come lei abbiano le stesse
opportunità. Nei paesi in guerra i
progressi compiuti sono stati azzerati. Si tratta di nazioni non lontane dalla nostra
patria.
Vorrei soffermarmi sul concetto di orrore e
non riferirlo unicamente agli scenari bellici o agli
attacchi kamikaze. È orrore non soccorrere l’altro, negargli un gesto cortese,
una parola di conforto. È orrore assistere all’aggressione
di una donna, di un anziano, di un minore e
non intervenire, o peggio, chiudersi nell’omertà.
Come si può essere uomini e donne liberi se si bada
solo al proprio tornaconto? Nell’era di Internet la
solitudine è
galoppante. I social network non risolvono i problemi dello spirito.
Per le donne può essere importante frequentare un circolo,
un'associazione in modo da tessere una rete di relazioni sane a cui fare
riferimento nel quotidiano.
Vorrei spendere qualche
parola sull'accoglienza che
è soprattutto un
atteggiamento mentale. Bisogna allenarsi a
dialogare con l’Io. Se non si è in armonia con se stessi,
non ci si può
aprire all’altro. Ci hanno educato alla pace, non alla carità.
L’accoglienza era una pratica dei ceti
poveri. Il progresso l’ha spazzata via. Ora la situazione
internazionale la ripropone tragicamente. Si pensi ai migranti di Lampedusa, ai senzatetto e ai senzalavoro che affollano le mense delle
parrocchie e della Caritas.
La parola creativa è sentinella della mente e ancella dell’umanità.
Un testo può aiutare il lettore a meditare e a rinvigorire il sogno di
libertà e di giustizia.
Tutti hanno diritto a vivere
con dignità. Uomini e donne. È venuto
il tempo di arginare i conflitti e di costruire
insieme il presente e un domani migliore. Perché ciò avvenga è necessario mantenere gli
equilibri. I consigli regionali non possono beffarsi
delle quote rosa. E non è
neppure più tollerabile che le donne percepiscano paghe inferiori.
La società va ripensata ascoltando ogni soggetto. Orrore e violenza
scaturiscono dall’emarginazione. Si deve investire
di più sulla persona e non
considerarla una merce. Chi è ignorato
si ribella.
La poesia scuote l’essere dal profondo, aziona
meccanismi consci e inconsci. Coinvolge la sfera
emozionale, liberando pensieri e tensioni. Inoltre, i versi contribuiscono a svecchiare il
linguaggio che ha un ruolo determinante nelle relazioni sociali.
L’augurio è che ciascuno
trovi nella sua interiorità l’energia per affrontare la vita, in armonia con se stesso e con il prossimo.
(Relazione introduttiva alla XIV
Edizione di Cocktail diVersi svoltasi
a Bari, Forenza e Genzano di Lucania nei giorni 7-8 e 9 marzo 2015. Le
manifestazioni sono state organizzate dal Movimento Internazionale “Donne e
Poesia” e la Sezione Nazionale Scrittori SLC-CGIL “Puglia-Basilicata”, in
collaborazione con l’Associazione Culturale “Amici del teatro - Presidio del Libro” di Genzano e le due
Amministrazioni Comunali lucane).
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Gustav Klimt, Le tre età della donna, 1905
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Seguono le notizie e le poesie di alcune delle autrici
intervenute:
MILICA JEFTIMIJEVIĆ LILIĆ
È nata nel 1953 a Lovac, presso
Banjska, nel Kosovo e Metohija, in Serbia. È stata docente all’Università di
Pristina, caporedattore della Televisione di Belgrado e critico televisivo. Ha
pubblicato varie sillogi di poesia, un volume di narrativa e tre libri di
critica letteraria. Scrive anche per l’infanzia. Presente in numerose
antologie, è vincitrice di molti premi. È stata tradotta in nove lingue. Ha
ricoperto la carica di vicepresidente dell’Associazione degli Scrittori della
Serbia. Vive a Belgrado.
UNA COPPIA IRREALIZZATA
(Neostvareni par)
Se avessimo almeno cacciato la bellezza
nei paesaggi sconosciuti
come Cortázar e Carol Dunlop
le parole con le quali fucinarono l’amore
che vince il tempo e la morte.
come Sartre e Simone de Beauvoir
i quali bisticciando creavano l’eternità
e i grossi volumi lo confermano anche oggi,
se avessimo almeno annotato un desiderio
nella nostra corrispondenza perché diventasse un verso nuovo,
come Rilke e Cvetajeva,
ci saremmo già realizzati come coppia.
UN MISTERO D’AMORE
(Misterija ljubavi)
Senza fare opposizione
irrevocabilmente dichiaro:
ti proclamo una creatura patologica
della mia insonnia.
Scappi
e scappo,
non lo vuoi, nemmeno io –
ci siamo.
Nell’ordine delle cose senza senso
tu sei l’essenza!
Il mistero d’amore ci assedia.
La sponda dell’anima è ripida,
io sono lo spazio senza pace.
Tutto ciò che non ho capito di me stessa.
Precipito nel tempo attraverso te.
Mi getti un filo dopo l’altro
per tessere teneramente la coltre.
QUESTO AMORE
(Ljubav ova )
Questo amore tra te e me
è necessario come la vita:
non sappiamo quando ebbe inizio
né dove vuole andare
né qual è la sua forza.
Quest’amore tra me e te
è pesante come un’ancora:
non sappiamo perché sprofonda
né che cosa lo sostiene
né dove porta.
Quest’amore tra me e te
è un acquazzone
non sappiamo da dove viene
né da che cosa è portato
né perché fiorisce.
Quest’amore tra te e me
è necessario come la vita
è pesante come un’ancora
piange come la pioggia.
* Traduzione in italiano di Dragan Mraović
JOVANKA
STOJČINOVIĆ NIKOLIĆ
È
nata nel 1952 a Risetic vicino Doboj (Bosnia ed Erzegovina). Ha insegnato nel
liceo di Doboj dove ha diretto il Centro per la cultura e l’istruzione ed è
stata consigliere del sindaco per l’Educazione e la Scienza. Ha fondato e
diretto il festival “Teatro Fest” - Doboj. Organizza e collabora a quasi tutti
i festival più prestigiosi della Bosnia ed Erzegovina e della Serbia. È presidente
dell’Associazione degli scrittori serbi della Repubblica Serba della Bosnia ed
Erzegovina. Ha pubblicato quindici libri di poesia. I suoi componimenti sono
apparsi in diverse antologie. Ha ottenuto vari premi. Vive a Doboj.
LA TRASFORMAZIONE
(Preobrazaj)
Ogni mattina prima di
andare al lavoro
nella mia camera da letto
con un tavolino con due cassetti
e con lo specchio
spalmo la crema sulla pelle
e cerco di capire
quanta parte della
giovinezza posso ancora salvare
il muro dietro di me mi
separa dall’Aurora
non ho niente di più importante da fare
che di spalancare la finestra
per respirare la Luce
come il caffè caldo del mattino
sento che qui nulla può capitare ancora
a parte le Parole che il tempo ha inciso
sull’orologio
e il pensiero batte il suo segreto il
suo sesto decennio
i brividi mi salgono dai piedi alla testa
mi ricordano di dover partire
strada facendo la Luce in
Luce
mi Trasforma
COSE SERIE
(Ozbiljne stvari)
Mentre beviamo il caffè dalle tazze bianche di porcellana
parliamo di cose serie
svelando l’una all’altra le
Cose mai svelate finora
mi mostra le dita punte
dagli aghi
della vecchia macchina per
cucire “Singer”
che deve riparare quanto
prima
per poter rattoppare tutte
le stagioni dell’anno il grembiule
e ricucire tutti i segreti
dall’Interno e dall’Esterno
mille lettere d’addio Mille
conversazioni importanti
mille strade senza passanti
mille angoli dove la mano
non arriva
fissando i suoi buchini
bluastri fatti dagli aghi
sulle punte delle dita lei
disse a bassa voce
mi fa male vedere spezzarsi
il mondo
in cui siamo vissute finora
IL
PITTORE
Con poche mosse veloci
ha dipinto il suo
corpo
non ho mai immaginato
che sono così
le mani che lo
spogliano
* Traduzione in italiano di Dragan Mraović
ROSA SPITALERI
È nata a
Bronte (Catania), dove ha vissuto l’infanzia. Ha studiato a Colonia e si è laureata
in Pedagogia Sociale (Diplom Sozialpädagogik). Vive e lavora a Colonia presso
la Caritas, dove è responsabile del settore dell’integrazione per stranieri. Ha
pubblicato due raccolte di poesia in italiano con traduzione in tedesco
(l’ultima Poesia e Musica, 2010) e di
recente nell’antologia “Keffiyeh
Intelligenze per la pace” curata da Gianmario Lucini e Mario Rigli (Edizioni
CFR, 2014).
NEL SILENZIO
Nel silenzio
non odo le
sillabe del vento
attraverso le
foglie
indovino il
tono.
S’incastra l’arpeggio
della chitarra
e – diventa colore.
Nel mio
silenzio
tutto fluisce
nel velo della nebbia
fuori rimane
la melodia del vento
e – m’incarta.
Di notte
danzano
voci senza
corpo
rivelano
segreti.
Nel silenzio
sono
conchiglia
mentre il
rumore ruba
spazio alla
preghiera.
I PASSI
I tuoi lenti
passi
alla stazione
segnano
solchi di vita.
Senza un
tetto
con il piatto
caldo alla mensa sociale
ti senti
figlio della fortuna.
E raccogli
lei, picchiata abbandonata:
burattino
spezzato
e le insegni
il nuovo giorno
e lei ti
offre.
un nido – la sua casa –.
TRE GIORNI
Da tre giorni
sotto il cielo invernale
si cammina a
fatica nella neve gelata
andiamo al
Comune
a raccattare
un alloggio caldo
l’ansia di
fallire
parlo col
Giudice e… aspettiamo tu ed io
– Sconosciuto senza domani –
la neve cade
giù…
in questa
sosta forzata
mi racconti
delle tue notti alla stazione
di Henry
senza volto derubato dalla vita
di Selma le
mani bruciate dall’acido
di Kahmo
sopravvissuto a una pallottola
di Omar
menzognero e raggira solo se stesso
mi trascini
nel tuo mondo ignoto
costruito
della tua mente inferma
e mi succhi
l’anima
iena è
l’angoscia
per
quest’esito incerto
l’attesa un
pellegrinaggio
semini fetore
di giorni senza doccia… e paura
respiro la
fiamma della tua follia.
LUCIA LASCIALFARI
È nata a
Firenze nel 1960 dove vive e lavora come infermiera. Inizia a scrivere all’età
di tredici anni e a recitare con la compagnia teatrale parrocchiale. Si
appassiona al teatro e frequenta la Bottega del M° V. Gassman e la scuola di
recitazione del M° Orazio Costa che la condurranno ad impegnarsi nella
realizzazione di diverse opere teatrali. Per la poesia invece non intraprende
alcuna formazione se non da autodidatta. Successivamente entra a far parte
dell’Associazione “Sguardo e Sogno” la cui Presidente Paola Lucarini la
incoraggia a pubblicare la raccolta Sandali
azzurri (Giuliano Ladolfi editore, 2015).
IL MIO PAZIENTE
Canti un
lamento
fra lenzuola
pallide
“Sto bene.
Vorrei star
bene.
Sto così”.
Stai come un dolore
oscillante
fra l’urlo e il fiato.
Ecco così
stai tu.
“Non ti
accorgi
che vorrei
guarire?
Non ti
accorgi
che io stesso
sono peso
al mio essere
corpo?”.
Precoci
dolori
divenuti poi
ossa
veleggiano in
stormi
sulle coltri
bianche.
Appesi ad una
stanza sterile.
Respiro piano
per non
destare il demone
così vicino,
così ubriaco
che mostrando
i denti e il
furore
potrebbe
spaventarmi
e far cadere
dalle mie mani
la speranza
che per noi due combatte.
SOLA
a Reeva Steenkamp 14.2.2013
Io sola vado
dall’eroe
impeccabile
gambe
d’uccello e artigli di titanio.
Non trovo
fiori
nel giorno
dell’amore.
Null’altro
che urla
e grida di
piombo.
Non trovo
carezze
nel giorno
dell’amore
null’altro
che sangue,
e palpiti
sprecati,
proprio oggi
che le mie
sorelle danzano
e
rabbrividiscono le morti nostre.
L’UOMO CON L’ORGANETTO
Cuore dei
Balcani
hai portato
l’organetto
sul tram.
Dal mantice
liso
fluiva vento
gitano
sotto gli
occhi arrossati
dal
tradimento del vino e del gelo.
Mi hai fatto
venire voglia di ballare.
Gli altri ti
ignoravano
incapaci di
stare ad ascoltare
col capo
chino nei telefoni.
Ti ho
guardato per un attimo:
sei stato tu
il padrone del mio cuore.
Ho affidato
alle tue tasche
un sorriso e
pochi spiccioli.
MICHELA ZANARELLA
È
autrice di poesia, narrativa, testi teatrali, addetta stampa di diverse realtà
di promozione artistica, freelance della Free Lance International Press. Nata a
Cittadella (PD) vive e lavora a Roma, dove svolge la sua attività collaborando
con varie testate giornalistiche on web. Ha ottenuto diversi riconoscimenti. La
sua poesia è tradotta in cinque lingue. Ha pubblicato sette raccolte di poesia
e un volume di racconti. Presiede l'Associazione di Promozione Sociale “Le
Ragunanze” e dirige la collana di poesia “ARTeMUSE” di David & Matthaus
Edizioni Letterarie.
LA CHIAMANO GUERRA
È rimasto il lutto alle ciglia
il buio che stride e circonda
le strade,
la chiamano guerra
a consumare vita
dove la mina
pianta sangue ed orrore
dove il fuoco è avido rombo
che spegne echi innocenti.
Fanno scempio
le fiamme
anche del vento
pallido e secco
in una terra
che doma lacrime
come amare stagioni
nei volti confusi del mondo.
La chiamano guerra
come tenebra rigida,
pioggia rossa
che non sa finire.
M’INCATENO ALLE ORIGINI
M’incateno alle origini
della luce,
disfo un tramonto
appena poesia mi tocca,
creo con le labbra la
sorte
di un orizzonte che
esalta
umane villeggiature d’ossa.
Mi riposo nell’improvviso
vibrare
di nuvola,
incrociando fiumi di
silenzio
all’estroso azzurro di
un popolo
d’istanti.
Incarnata nell’esilio
di terra ed acqua
mi allaccio al vento, m’abbandono
al fuoco.
Ad occhi pieni di mondo
intorno al sole
passo immobile ad
esistere
e come Dafne,
eterna mi faccio bosco
d’ulivi.
SCARTAFACCI DI
VITA
(a Pier Paolo Pasolini)
Nelle fragilità del tempo,
tra miserabili scartafacci di vita
è ancora umano
amalgamare parole e coraggio
al costato
di un glicine e ad obliqui occhi
di città.
Pier Paolo, patimento oscuro
è dentro le vestali del tuo quartiere
e nel ciclo di pietre assorte
a diventare silenzio.
Tradito come un autunno
in maledizione
è stato il tuo canto di verità.
Non si accorsero che assassinando
un guscio secolare di saggezza
estirpavano fiore universale di poesia.

Vediamoci a Bari
7 marzo 2015. Sede del Movimento
Internazionale “Donne e Poesia”.
(Foto Antoski)
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