di Plinio Perilli
(a Guido Pasolini,*
tanti anni dopo la strage di Porzûs,
due volte martire della
Resistenza;
e a suo fratello Pier Paolo, che
sempre
poi ne poetò l’entusiasmo: “Venne
il giorno della morte / e della
libertà…”)
1 –
Svola e dirompe
l’anima, se lotta contro
il buio – due volte
buio, prima dentro
e poi fuori,
dissonante alla Storia…
Angelo partigiano,
ed angelo insieme
fratello…
Buono per luce d’idealismo,
ed integro, fiero
d’ogni lealtà civile.
Tu che speravi nel
mondo tutto nuovo,
e salisti in
montagna, fuggisti la famiglia
e l’età, per vincere
poesia, il coraggio
dei giusti… – ma il
mondo non ti amò.
2 –
Angelo fratello ma
angelo partigiano –
due volte caduto,
perché vittima equanime
sia della guerra che
della pace… Lui resistente,
specchiato di pietà!
Due volte ucciso alla poesia…
Febbraio ’45: svolò,
l’anima tua a dirotto,
cadde il tuo corpo
rapìto, deprivato alla vita.
Tragica la vendetta
giustiziò, dissacrò la pace,
impennò l’odio a
fazione, fratellanza vile
che vilmente
assassinò la cruda Storia.
3 –
Nessuno mai capì tanta rabbia, tanta
ignominia. Anzitutto
Pier Paolo, fratello tuo
più giovane – troppo
poeta per accettare
quel dolore che
l’odio adulto gli consegnò
come veleno versato
in calice di pura fede...
Crediamo che da
allora e poi per sempre
Pier Paolo cercasse,
sentiva in Guido
più che il fratello
un Angelo, custode
del suo Cielo
inverato – il partigiano della
Terra che in cuore e
libera chiamò unica Patria.
4 –
Spezzate quelle ali
rigemmarono in carne
d’ispirazione,
nostalgia, rimpianto fraterno…
Due volte
ambasciatore all’amore, due volte
in volo, cupo
e radioso esempio: eroe d’un
Mondo Nuovo da
costruire, arroccare oltre
il sogno!… Eppure il
tuo sogno ci ammaestra,
vivo ci resta in
ogni cimitero di luce: Resistenza
pulsante,
fratricidio in cuore, Angelo/Partigiano.
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Guidalberto Pasolini detto Guido (1925-1945)
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* [Guido Pasolini – il fratello di
Pier Paolo, giovane partigiano “azionista” della Brigata Osoppo, coraggioso
militante per la libertà, combattente di pace, fu ucciso, immolato dai
partigiani “titini” della Brigata Garibaldi, in Friuli, a Porzûs, nel febbraio
1945, per vendetta orrifica, ignominia fratricida e nefasta, mero odio
“politico” e fazioso. Sullo sfondo, come ricorda Nico Naldini, l’obiettivo “di
favorire il piano degli slavi di annettere buona parte del Friuli alla nascente
repubblica jugoslava, dopo aver eliminato la prevedibile opposizione di ciò che
resta della Brigata Osoppo”…
Nel lungo poemetto autobiografico
“Poeta delle Ceneri”, risalente al 1966-67, Pier Paolo Pasolini così rievoca
quella profonda cicatrice nel suo cuore: “… Piango ancora, ogni volta che ci
penso, / su mio fratello Guido, / un partigiano ucciso da altri partigiani,
comunisti / (era del Partito d’Azione, ma su mio consiglio; / lui, aveva
cominciato la Resistenza come comunista); / sui monti, maledetti, di un confine
/ disboscato con piccoli colli grigi e sconsolate prealpi”…]