Ceneri e braci
Fine di giornata
Arso ha l’estate spalle e petto
Arso tutto è il corpo dell’anno
E più non rimane che l’osso.
Allarghi cenere e brace
E segni sorprendi del tempo.
È l’ora che a sera s’attarda
E sfocia nell’anima inerte.
Ascolti da fuori salire
Il passo affannoso del giorno.
Arriva alla porta, si ferma,
Bisbiglia qualcosa alle orecchie
Svanisce allo schiuso balcone.
L’hai preso per vento sottile
Veloce tra le ultime ore.
È passato, è tutto passato,
E il fuoco spento ti gela.
La stanza silente ti parla
Con le sue bocche murate
Ti parla di un ieri, di un sempre,
Di un quando lontano e perduto.
Anche la sveglia ora è muta
La vita s’è fatta più dura.
E mentre ti dondoli al sonno
Una languida eco ti arriva
Di come il tuo passo si svolse
Sul breve cammino terreno.
[25 dicembre 2014]
I falò di San Benedetto
1.
Ai falò di San Benedetto
Dicevi “Che bella la vita!”
Negli umidi occhi era accesa
La luce di nuovi mattini.
Brillava la fede bambina
L’amore dei semplici cuori
Narrava la nonna ai nipoti
Il viaggio fatto agli antipodi
Brooklyn Melbourne Argentina.
Il fuoco bruciando mandava
Segnali di fumo ingrigito
Sostava la fiamma al carbone
Sprizzava scintille improvvise.
Gioivano gli occhi lucenti
Al rapido caldo arrivato.
Ai falò di San Benedetto
Le croci sembravano sciolte
L’inverno sembrava lontano.
Bussò alla porta un omino
“Vi porto felice un sospiro
Lasciate le cure riposte
Le stupide ansie marcite.
Correte a riprendere tutti
I giochi lasciati in soffitta”.
2.
E andai pur io a cantare
Le lodi di un dio sconosciuto
Provai anch’io a salire
Sul carro dorato dell’alba
A cogliere segni raggianti
Di un forte sicuro domani.
Mi avvinse una voce suadente
Una calda promessa di vita
Non sempre l’ebbi ad amica
A volte la persi ferita
A volte l’udii ridiscesa
Nel fondo catino dell’io.
3.
Quel fuoco mi dà sicurezza
Riscalda la pace smarrita.
Ritorno con gli occhi a fissare
La fiamma tremula e fiera
La lingua che arde e sostiene
Il semplice passo dell’ora
E offre al futuro una fola
Un quando un come un perché
Staccammo foglio per foglio
Le rosse date dell’anno
Correnti libellule in volo
Frammenti di tempo avvizzito.
4.
La cenere vedi residua
Nel nero cerchio del fuoco.
Una buccia d’arancia riposa
Somiglia a una scheggia d’amore
Deposta da mano distratta
Un povero segno lasciato
A parca memoria d’un gesto.
Sì è spento il vigore del fuoco
Freddo s’è fatto il braciere
Un fiore è sbocciato nel petto
Ai falò di San Benedetto.
[26 dicembre 2014]
Vulcano
1.
Fu fuoco e sensi insieme.
Convennero alla bocca del Duemila
Spargendo braci, ledendo muri,
Versando in terre ormai infelici
La lava di densi sentimenti.
Due vite e un inferno ben aperto
Al centro di piccole ossessioni
Cucito come un abito di Nesso
Capace di rompere la pelle.
Bastò poco per capire di che stoffa
Era il buio sentiero delle serpi
Il perfido richiamo degli abissi
E il miele che tramano le api.
Un solo istante e vinse quello
squillo
Con l’uso articolato della lingua
Quando il sole indugia sulle svolte
E pare annichilire le tue forze.
2.
In dieci anni corrono due incendi
E il tempo in fuga ne lascia solo
ceneri
Come a dirmi che la notte segue il
giorno.
Vano è sfidare l’avvenuto
E vana la scintilla che l’accese
Ora è solo un braciere muto
La briciola d’un pane rinsecchito.
(Vedi, però, non è ch’io non
potessi
Soffiare sul suo fuoco stesso
Lasciarne il limite più aperto
Sondarne gli angoli più certi).
3.
Avvenne dopo ogni altro prima
Nel fondo inenarrabile dei sensi
Nei gangli reconditi dei nervi
Dov’è il perno all’anima saldato
Col sole più alto del solstizio
Quando la luce appare come inganno
E il sentiero preciso taglia gli
occhi.
4.
Anche i sogni ora dormono stanchi
Al tepore di labili fiammelle.
S’alza un velo di tenui vapori
Un vocìo di lontane risonanze.
È la vita che torna più assopita
con in mano un’affabile carezza.
[1 gennaio 2015]