IN PRIMO PIANO
 
MANOEL DE OLIVEIRA
(1908-2015)

COLLOQUI
NOTE D’AUTORE


È morto lo scorso aprile a 106 anni il massimo regista portoghese e il più longevo dei grandi artisti del cinema mondiale del XX secolo, attivo fino al 2012, con il cortometraggio “Gebo e l’ombra”. Si analizzano qui alcuni dei temi e dei miti fondamentali che attraversano la sua copiosa produzione, solo in parte esplorata. Nella sua cinematografia prevaleva una dimensione teatrale, antinaturalistica, anche con forti venature metaforiche, fantastiche, con sdoppiamenti e rispecchiamenti di valenza filosofico-allegorica. Il costante dubbio religioso si coniugava in lui con l’adesione al rituale, mentre le sue opere più espressamente politiche e secolari hanno una minore riuscita.


di Michele Goni


Un’ampia conversazione via mail con la settantenne poetessa fiorentina che dagli anni ’60 ad oggi ha tenuto diritta la barra etica di un fare letteratura nel segno di una visione estetica e di una moralità del sapere poetico, estranee all’ansia di affermazione mondana e fuori dal circuito cultural-commerciale. Alla sua produzione ha, quindi, affiancato la direzione delle riviste “Salvo imprevisti” e, poi, “L’area di Broca”. Dal 1984, assieme a Gabriella Maleti, ha fondato la piccola casa editrice Gazebo Libri che, dopo oltre trent’anni, esibisce un catalogo nutrito e oculatamente selezionato.


di Maria Jatosti


Pensieri e glosse varie in ordine sparso denunciando la propria allergia allo sport e domandandosi il senso di una ‘maturità’ scolastica in cui uno debba provare, per l’ultima volta nella sua vita, che sa fare il critico letterario. Piovono anche segnalazioni di letture: dei libri critici ultimi di Alvino e Muzzioli, ma anche dei versi molto belli di Edith Dzieduszycka e del fascinoso, eletto manierismo di “Rimarrà El Greco” di Roberto Rossi Precerutti. In sottofinale accenno alle pubblicazioni di Adriano Accattino, intento alla stesura di un monumento filosofico-letterario che dovrà alla fine assommare ben trentadue volumi.


di Marzio Pieri
 
RICERCA MUSICALE CONTEMPORANEA
  INEDITI


Pubblichiamo alcuni, assai significativi estratti dal volume “Universi sonori – Dialoghi sulla musica dei nostri tempi” (Nuove Tendenze Edizioni, 2015, a cura di Oriana Rispoli). Si snocciolano qui delle interessanti conversazioni in cui nove musicisti e compositori di varia fama cercano di mettere a fuoco le linee portanti dei loro percorsi creativi, e i molti affascinanti problemi storici e strutturali concernenti la materia del comporre. Operando fra tradizione e innovazione, e tentando di gettare un ponte tra chi suona e chi ascolta.


di Anna Laura Longo e Federica Nardacci
 


di Piero Sanavio
 
‘TRASPOSIZIONE’ DI UN CAPOLAVORO
DIARIO D’AUTORE (40)
CINEPRIME – "YOUTH"


La prima traduzione all’estero del capitale romanzo dello scrittore siciliano è stata realizzata in Germania da Moshe Kahn. Un lavoro straordinario inteso a riportare la lingua/tonalità di partenza in una lingua/tonalità d’arrivo, rendendo nel modo più adeguato e sapiente possibile le invenzioni strutturali e lessicali nonché gli effetti emotivi e/o evocativamente sonori di una scrittura poetico-musicale. In questo analitico articolo un meticoloso raffronto linguistico con molteplici esempi di ri-crezione semantica. Le prime reazioni sia della critica, sia del pubblico germanico acclamano la felice riuscita di questa autentica impresa editoriale e interculturale.


di Isabella Horn


Note diaristiche volando dalla capitale italiana a quella magiara, mescolando riflessioni di lettura, osservazioni estemporanee e quotidiane, memorie storiche e culturali, impressioni su eventi musicali pasquali ascoltando “La passione secondo Giovanni” di Johann Sebastian Bach. Per poi secernere sottili pensieri filosofico-politici a cascata sui rapporti tra l’Ungheria e l’Europa, e sul progetto governativo del premier Orban inteso a voler superare la scelta fra modello sovietico e modello occidentale, tra dittatura comunista e democrazia liberale. Registrando le reazioni e le oscillazioni di un interlocutore ungherese, animatore di una associazione di neo-socialisti. Intanto però il partito populista filo-nazista di Jobbik avanza.


di Alberto Scarponi


Presentato al Festival di Cannes 2015, il nuovo film del 45enne Paolo Sorrentino, vincitore l’anno scorso del Premio Oscar con "La grande bellezza", si svolge come una raffinata 'simple song' sul malinconico scorrere e le irresolubili contraddizioni dell’esistenza, ambientata in un lussuoso hotel-comunità per ricchi sulle alpi svizzere, che ricorda la villa di "L’anno scorso a Marienbad" di Resnais (1961). Tra i protagonisti della pellicola, Michael Caine, Harvey Keitel, Rachel Weisz e Jane Fonda.


di Sarah Panatta
 
ADDII
MANLIO CALEGARI
INEDITI


È morto lo scorso maggio lo scrittore lombardo, nato a Como 86 anni fa. Autore di grande qualità in chiave espressiva e concettuale di romanzi come “Il senatore” (1958), “L’amore mio italiano” (1963), “Isabella delle acque” (1977), “L’impazienza di Rigo” (1997) e il magnifico “Dell’amore” (2004). Lavorò come dirigente d’azienda e pubblicitario, firmando il saggio “La tigre domestica” (1964), il primo libro in Italia a riflettere sulle questioni sociali, culturali e politiche relative alla pubblicità.


di Mario Lunetta


“L’eredità Canepa. Il Sessantotto fra memoria e scrittura” è l’ultimo e miglior libro dell’autore ligure. Che qui, partendo da un archivio di documenti personali e familiari ricevuto da un amico scomparso, operaio dell’ASGEN, una fabbrica della bassa Valpolcevera, ricostruisce un intero quadro sociale, politico, esistenziale, finanche antropologico della classe lavoratrice. Allora fortemente radicata in una territorialità, oggi totalmente soppiantata dalla globalizzazione che ha rovesciato i rapporti fra capitale e lavoro, a vantaggio del primo.


di Marco Codebò


Pubblichiamo l’incipit di un breve romanzo epistolare incompiuto, scritto oltre quindici anni fa. In cui lo scrittore romano morto alla fine del 2014 si confrontava col figlio primogenito sulle diverse esperienze generazionali, sia sul piano socio-politico e culturale, sia su quello esistenziale. Prossimamente del libro ne verrà fatto un ebook.


di Stefano Docimo e Pablo Docimo
 
GÜNTER GRASS (1927-2015)
EDUARDO GALEANO (1940-2015)
A COLLOQUIO CON EDUARDO GALEANO



È morto il 13 aprile scorso, a 87 anni, il maggiore autore tedesco del secondo Novecento, Premio Nobel per la Letteratura nel 1999. Tra la pubblicazione del suo capolavoro “Il tamburo di latta” (1959) e l’uscita del libro “Sbucciando la cipolla” (2006) in cui confessava la sua adesione volontaria a 17 anni alle SS, si giocano le contraddizioni e le controversie di un intellettuale artista comunque eminente e potentemente penetrante nel riflettere tra autobiografia e tempo della storia. Non rinunciò fino all’ultimo alla polemica sull’attualità senza più anima, nella consapevolezza che chi scrive non deve fare politica e tantomeno economia, ma deve sapere ‘parlare’ loro.


di Alberto Scarponi



È morto lo scorso 13 aprile a Montevideo il grande autore uruguayano, che ha saputo combinare in modo mirabile la riflessione storica e culturale e lo slancio letterario fin dal suo capitale libro del 1971 “Le vene aperte dell’America Latina”. La sua inimitabile cifra è consistita nella capacità di infrangere le frontiere dei generi letterari, mescolando il rigore del documento con l’invenzione narrativa, con il particolarismo giornalistico. Tra i suoi volumi da ricordare: “La canción de nosotros” (1975) sulla repressione militare nel suo paese e la straordinaria, mitopoietica trilogia “Memoria del fuoco”.


di Martha L. Canfield


Pubblichiamo una intervista inedita con lo scrittore uruguayano, realizzata tre anni e mezzo fa a Montevideo nella sua ‘tana’ preferita: il Caffè Brasilero della ‘Ciudad Vieja’. Qui lui parla dei sogni, del marxismo, del capitalismo, della situazione politica dell’America Latina, dei vari leader da Castro a Chavez, dalla Kirchner a Lula, e del movimento zapatista. Ma soprattutto continuava a credere che la scrittura non fosse “una passione inutile” e a reputare che con la letteratura aveva potuto toccare “gente che non conosco ed essere toccato da essa”.


di Martha L. Canfield
 
CINEPRIME – "MIA MADRE"
NOTE SUL CINEMA FRANCESE
PROPOSTE SCENICHE



Il nuovo film del sessantenne regista-attore romano è un romanzo di formazione adulta, cinefilo, autocitazionista, viaggia nei ricordi dell'autore e vive delle sue debolezze, mette da parte le radici della sofferenza e scompone punti di osservazione e ruoli. Uno, nessuno e centomila, bordeggiando la morte della genitrice e altre maternità, dentro e fuori il set-'schema' della vita, fuori dal quadro naif o dal girotondo militante, dentro il cerchio sottile e permeabile dell'esistere.


di Sarah Panatta


Considerazioni sparse sulla cinematografia transalpina, riflettendo sul robusto e pregiato filone del genere poliziesco (da Melville a Courneau, da Clouzot a Sautet, a Deville), confrontato con la corrispondente, assai più povera, produzione italiana. Un focus critico, tra i cineasti colti delle ultime decadi, sulle pellicole di Eugène Green, newyorkese di nascita e parigino per adozione, regista di opere pensose e letterarie dove fermenta il senso di un ritorno a una purezza originaria, a uno spazio immaginario che è quello degli incantamenti infantili, dove il mondo si costruisce per volontà di illusione partecipe.


di Michele Goni



‘Mise en espace’ lo scorso marzo alla sala Porta Portese di Roma di un testo dello scrittore-critico romano che pone felicemente in risonanza e in indiretto dialogo politico-culturale e ideale-ideologico, nel fatidico anno dell’ascesa al potere di Hitler, alcune eminenti figure letterarie e filosofiche: da Gramsci a Joyce, da Artaud a Bachtin, da García Lorca a Walter Benjamin – interpolati da Gadda e Virginia Woolf, Breton e Céline, Majakovskij e Bertolt Brecht. Pubblichiamo qui l’intero copione rielaborato rispetto all’originale pubblicazione in “Verbigerazioni catamoderne” (Tracce, 2012).


di Francesco Muzzioli
 
RICERCA VERBOVISIVA
  ‘ISTANT POETRY’


Occorre forse riscoprire l’artista genovese morto lo scorso ottobre a 79 anni. Poeta sperimentale segnato da Pound e Joyce, Cummings e Wittgenstein, e dall’esperienza con la rivista “Ana eccetera” ideata e diretta da Martino Oberto nel 1958 con Anna Oberto e Gabriele Stocchi, in cui era delineata una prassi legata all’aspetto pittografico della scrittura alfabetica. Lui, in particolare, elaborò un proprio ‘Schema operativo della Scrittura Simbiotica’, sintetizzato in sei categorie legate alle espressioni grafiche e verbali e individuate negli elementi ‘fonetico, proposizionale, lettering, segno, forme e colore’.


di Francesco Aprile
 


di Mario Lunetta
 
BERNARD HEIDSIECK (1928-2014)
COLLOQUI
NOTE D’AUTORE



Un ferratissimo articolo-saggio per ricordare l’artista francese morto 86enne pochi mesi fa. Figura fondamentale nel campo della poesia performativa francese e internazionale del secondo Novecento, con grande autocoscienza critico-teorica egli sapeva tenere in mirabile equilibrio e in potente sinergia poietica testo, voce, gesto e tecnologia. Se l’azione del grido poetico di Artaud era essenzialmente centripeta, il suo lavoro compositivo ed esecutivo era invece centrifugo, proiettato ad interagire col pubblico, a valersi di elementi di improvvisazione. “Vaduz” (1974) è forse il poema plurivocale e polisemantico che meglio lo rappresenta.


di Giovanni Fontana



Una lunga conversazione di dieci anni fa con la grande musicista romana che ha saputo fondere mirabilmente la sua formazione classica, da conservatorio con la ricerca della musica canora popolare di tradizione orale, dando vita a composizioni uniche in bilico tra antico e contemporaneo. Lei racconta l’esperienza negli anni ’60 con il Nuovo Canzoniere, il Folkstudio, l’incontro con Pasolini di cui musicherà poi molti testi. E ancora il lavoro in teatro con registi come Cobelli e De Capitani, quello al cinema con registi quali Citto Maselli e Nanni Loy, l’insegnamento in Francia e alla Scuola di Testaccio. Insomma, una vita intera all’insegna delle sette note vissute come un’avventura culturale ed artistica dentro le radici e le contraddizioni del mondo.


di Maria Jatosti


Rapinosa, ora peritissima, ora ironico-sarcastica cavalcata di pensieri e considerazioni dei giorni pari e di quelli dispari. Svisando con squisita sprezzatura tra letteratura e musica, tra passato e presente, tra imprese editoriali di gran lustro vecchie e nuove. Volgendo lo sguardo ai poeti appartati: da Nanni Cagnone a Cesare Greppi, da Osvaldo Coluccino a Gualberto Alvino. E in un lampo di memoria rammentare il fastidio di Cacciari tacciato, al circolo Gramsci di Venezia, di avere ‘normalizzato’ la seconda fase di Luigi Nono.


di Marzio Pieri
 
GRANDE STORIA
ANTONIO ATTISANI
SGUARDO DAL SUD (21)



Il libro di Lodovica Clavarino “Scienza e politica nell’era nucleare” ricostruisce la vita e la lunga attività di ricerca dell’eminente scienziato emiliano, uno dei ‘ragazzi di Via Panisperna’, il mitico gruppo che si era radunato negli anni Trenta attorno a Enrico Fermi. In particolare, l’autrice sottolinea la sua “scelta pacifista” con la decisione durante la seconda guerra mondiale di non andare negli Usa e di rimanere in Italia. Anche nel dopoguerra incessante fu il suo impegno a favore del disarmo della Bomba H e della distensione internazionale.


di Simona Cigliana


“Solomon Michoels e Veniamin Zuskin - Vite parallele nell’arte e nella morte” è l’ultimo libro dello studioso, docente all’Università di Torino. Una ricostruzione saggistica di grande interesse delle concezioni e dell’attività di due importanti teatranti russi nel contesto epocale del fallimento dei valori fondanti della rivoluzione d’ottobre. Finiti entrambi nel tritacarne delle purghe staliniane, la loro visione innovativa circa le modalità della prassi attorale in rapporto alla drammaturgia e alla regia si incrociava con la riflessione etica sull’esercizio della professione in un tempo di tragedia.


di Alfio Petrini


Pubblichiamo il testo di una relazione tenuta nell’Università degli Studi Aldo Moro di Bari lo scorso febbraio. Si tratta di una riflessione critico-teorica sulle diverse funzioni del linguaggio sia nell’ambito della vita quotidiana e del mondo dei mass-media, sia in quello della scrittura creativa, con particolare riguardo alla produzione di poesia. Importante nella educazione dei bambini riuscire a contemplare tutti i diversi dispositivi connotativi che agiscono negli atti di parola: quelli emotivi, fàtici, poetici, metalinguistici, referenziali e conativi.


di Anna Santoliquido
 
  INEDITO PER IL 25 APRILE
 
 


Plinio Perilli
 
 
PATRICK MODIANO
NARRAZIONI
AL CINEMA


Il romanziere francese, vincitore lo scorso anno del Premio Nobel per la letteratura, si racconta come un ‘figlio del caso’, nato da due genitori anaffettivi, che presto lo hanno abbandonato in un collegio. Nato settant’anni fa nel 1945, ha fatto della Parigi dell’occupazione nazista lo scenario ossessivo dei suoi libri, del suo essere un ‘ebreo nell’anima’, sempre in movimento e alla ricerca di una identità plausibile.


di Jacqueline Spaccini




Vivida, pensosa e attualissima fiction in forma di un carteggio tra due profughi ucraini che si ritrovano su sponde opposte della Storia. Un artista filorusso e una Femen ribelle, legati da un antico rapporto d’amore, dialogano avendo sullo sfondo i bagliori della guerra civile che dall’aprile dello scorso anno sta insanguinando e spaccando il paese ex sovietico. Ragioni, passioni e visioni del mondo a confronto.


di Alessandra Fagioli



Una tagliente riflessione sui risvolti in chiaroscuro dell’impegno bellico americano in Iraq, visti attraverso il filtro di due importanti film: il recente "American Sniper" (2014) di Clint Eastwood e "The Hurt Locker" (2008) di Kathryn Bigelow. Tramite la vicenda di un implacabile cecchino e di un artificiere kamikaze, si rintraccia una radiografia del sottofondo inquietante, quasi psicopatico della coscienza nazionale a stelle e strisce.


di Sarah Panatta
 
RITRATTI
COLLOQUI
TRA “DIETRO IL PAESAGGIO” E “LA BELTÀ”


Un serrato profilo della figura di uno dei padri costituenti della Repubblica nata dalla Resistenza. Una personalità complessa e sempre eterodossa che parte negli anni Trenta come aderente al movimento Giustizia e Libertà dei fratelli Rosselli e si tempra nella lotta antifascista nelle fila del Partito d’Azione. Poi nel dopoguerra diventa dirigente della Cgil e, quindi, in vecchiaia fine studioso e saggista, sempre interrogandosi appassionatamente sulla mancata realizzazione dopo il 1945 della nuova democrazia progettata e, pertanto, sulle continuità e sulle rotture fra prefascismo, fascismo e postfascismo.


di Federica Montevecchi


Una lunga, approfondita conversazione svoltasi nove anni e mezzo fa con l’illustre ispanista e traduttore, nonché premiato poeta e autore di racconti e di un unico romanzo. Una figura di eccellenza della letteratura italiana del secondo Novecento che si racconta in una lunga carrellata di ricordi che partono dalla sua adesione all’antifascismo e alla Resistenza. La sua vicinanza a Pasolini (partecipò al film “Il Vangelo secondo Matteo”); la sua passione di studioso per Cervantes e il “Don Chisciotte”; le tante amicizie culturali con Caproni, Puccini, Samonà, Jacqueline Risset, Sereni, Niccolò Gallo, Calvino, Accrocca, Dario Bellezza e Magrelli; il senso di delusione per la deriva letteraria e politica degli anni zero; la tenace rivendicazione del proprio lavoro sul linguaggio, sulla poesia come atto di conoscenza del mondo.


di Maria Jatosti


Pubblichiamo un saggio di affilata ermeneutica, risalente al 1980, sul poeta del “Galateo in bosco”. Viene qui acutamente indagata una ricerca letteraria, includente lingua e dialetto, avvitata tra la ‘langue’ e la ‘parole’, che organizzava un enorme serbatoio culturale e mostrava l’esistenza d’una memoria lucida tra segno e senso all’interno del corpus linguistico. Un’opera, quella dell’autore di Pieve di Soligo, sempre originalissima e liberamente creativa, capace di comporsi attraverso il linguaggio psicanalitico dentro una corsa-rincorsa alla realtà e uno strenuo confronto retorico e fonetico con la natura e le sue metamorfosi.


di Giorgio Moio
 
ADDII
  ADDII


Se ne è andato il massimo regista italiano, uno dei più importanti artisti della scena contemporanea europea e internazionale. Una carriera lunga sessant’anni (i primi otto come attore) eccezionale per qualità di spettacoli realizzati sia nella prosa che nella lirica. L’esplosione del suo talento avvenne nel 1969 con l’“Orlando furioso”, ma sono innumeri gli allestimenti dove rifulgeva il suo genio ermeneutico e la sua capacità di creare immaginifiche macchinerie sceniche. Sempre sul confine tra il sapere della grande tradizione e la spinta a vitali innovazioni linguistiche e semantiche. Un teatro barocco il suo, ma pieno di tensioni conoscitive alla poesia, alla politica, alla scienza, all’economia.


di Marco Palladini
 


L’affettuoso, ma anche criticamente acuto, ricordo del settantacinquenne regista di Reggio Emilia, morto a Roma lo scorso 15 febbraio. Uno degli artisti che ha segnato la scena dell’avanguardia italiana degli anni ’70, grazie a tre folgoranti spettacoli: “Amleto”, “Le centoventi giornate di Sodoma” e “Proust”. Poi si imbarcò nell’ambizioso tentativo di inscenare “L’uomo senza qualità” di Musil che, dopo sette anni di prove, apparve uno spettacolo incompiuto, un generoso fallimento. Da allora il suo percorso fu connotato da una conversione al cattolicesimo, anch’esso vissuto come una ossessione. È stato una figura tormentata, da romanzo, che ha espresso fino alla fine la sua ‘diversità’, irrecuperabile alle logiche del teatro ufficiale.


di Pippo Di Marca
 
COLLOQUI
SU FRANCESCO ROSI (1922-2015)
EMILIO VILLA – 1


Una ricca e amichevole conversazione con l’importante scrittore siciliano morto nel 2012 a quasi 79 anni. Il dialogo, svoltosi nella sua casa di Milano nel 2004, il giorno del suo 71mo compleanno, tocca i nodi fondanti del suo lavoro letterario: a partire dalla sua scelta di un linguaggio espressionistico, stratificato e sperimentale, che determina la rivendicazione di una narrazione moderna molto diversa dalle forme del romanzo tradizionale, ottocentesco. Nei suoi tanti libri c’è spesso la riflessione storica e la costante sensibilità verso i problemi del tempo presente.


di Maria Jatosti


Ampie annotazioni critiche sul cinema del regista napoletano morto lo scorso 10 gennaio, che è stato uno degli ultimi umanisti meridionali e creatori della settima arte impegnati a scavare nelle pieghe e piaghe della società italiana e nelle forme di rapporto tra potere e criminalità, attraverso una potente estetica narrativa realistico-drammatica. Memorabile l’arco dei suoi film che va da “Salvatore Giuliano” (1962) a “Cristo si è fermato a Eboli” (1979), passando per “Le mani sulla città” (1963), “Uomini contro” (1970), “Il caso Mattei” (1972), “Lucky Luciano” (1973) e “Cadaveri eccellenti” (1976).


di Michele Goni



Pubblichiamo l’intervento di apertura di un recente incontro a Roma, al Teatro di Porta Portese sulla figura e l’opera dello straordinario poeta e critico lombardo, di cui è appena uscita una ponderosa e completa (per quello che si può) antologia dei suoi versi curata da Cecilia Bello Minciacchi. Villa resta lo scrittore sovversivo e anarchico che passa dal sublime al comico-parodico e viceversa, buttando via le lingue e la letteratura, tuffandosi dalla visione del mitico nell’ingorgo del multisenso, dei detriti semantico-urbani; precursore della neoavanguardia, ma sempre fuori di essa.


di Mario Lunetta
 
EMILIO VILLA – 2
EMILIO VILLA – 3
EMILIO VILLA E FRANCESCO SAVERIO DÒDARO



Pubblichiamo il primo capitolo di “Mosaico villiano”, il memoir pubblicato nel 2012 presso Fermenti dal 78enne pittore romano, che rievoca i vari passaggi della sua conoscenza ed amicizia col grande poeta e critico. Qui in particolare richiama una serata capitolina trascorsa in una trattoria al centro storico, in cui emerge l’irresistibile passione e competenza di Villa per il cibo e per il vino. Come se il pantagruelico mangiare fosse propedeutico ‘per affrontare il viaggio della conoscenza… per propiziarsi l’avventura del pensiero’.


di Renato Fascetti


Una breve riflessione sulla solitaria e imprendibile traiettoria del poeta di Affori in veste di ‘critico taumaturgico ed artegonico’. Lui, che pure non si peritava di dire che “i critici sono la merda”, ha pubblicato una quantità di materiali di disamina verbale sulla produzione artistica contemporanea (in “Attributi dell’arte odierna”, Feltrinelli, 1970), che è anche una folgorante opera linguistica aperta, in cui si intrecciano e si rilanciano a vicenda posizione etica e visione estetica.


di Luca Succhiarelli


Una non ovvia, affilata ricognizione critica che accosta e incrocia le traiettorie di due radicali esponenti dei linguaggi di sperimentazione del Novecento italiano. L’autore-artista lombardo morto nel 2003 e l’84enne poeta, narratore, autore verbo-visivo e teorico culturale barese, sono riguardati come i ricercatori ad oltranza di una poetica dell’origine che si esplica attraverso il movimento sonoro della parola. Se nel primo tale percorso è teso fra il vuoto di Mallarmé e la sonorità di Nietzsche, nel secondo esso si muove sulle coordinate Verlaine-Freud-Lacan. Da un lato l’originarietà, l’arcaico, il ‘genius’ si realizza in un operare autorale-amanuense che è appunto il raccordo con il mondo. Dall’altro lato, invece, questa sonorità appare legata all’intrauterino, al prenatale, e si ripresenta in anamnesi, in radice, come condizione di un ‘essere al mondo’ che denota l’immanenza dell’anima ancorandola alla ‘cosa’.


di Francesco Aprile
 
  EVENTI EDITORIALI
 
 


Il capolavoro di Stefano D’Arrigo a causa della sua pretesa intraducibilità non ha mai fino ad oggi conosciuto versioni in lingue straniere. Ora a quarant’anni dalla sua uscita, l’edizione in lingua germanica di questo romanzo sarà presentata a Berlino il 25 febbraio 2015. Ospitiamo qui la postfazione del traduttore, anzi del suo 'traghettatore' germanofono che racconta la filogenesi della propria conoscenza del libro e del suo autore e della lunga, tribolata avventura che ha portato infine alla odierna pubblicazione, sperando che essa possa incoraggiare la diffusione in Europa di una delle maggiori opere letterarie del XX secolo.


di Moshe Kahn
 
 
  CONVERSAZIONE SU STEFANO D’ARRIGO
 
 


Un ampio, inedito e bellissimo colloquio con lo scrittore Stefano Docimo che rievoca il tempo, tra la fine degli anni ’70 e l’inizio degli anni ’90, in cui si trovò a vivere nella medesima palazzina in cui abitava a Roma, a Monte Sacro, l’autore di “Horcynus Orca”. Ne emerge una testimonianza sagace, laterale, mai mitologica, talora struggente sul romanziere di Alì Terme, sulla sua vita appartata, quasi di recluso della letteratura, sui suoi pensieri, manie, paranoie, sul rapporto esclusivo con la moglie dominatrice. Cui si aggiunge, nel corpo dell’intervista, una magistrale analisi critica di Mario Lunetta del suo libro capitale.


di Gualberto Alvino
 
 
Sommario

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