CHECKPOINT POETRY
FAUSTA SQUATRITI
 

 

 

 

Dal libro Vietato entrarepoesie 2010-2012  (La Vita Felice, 2013)

 

 

III

 

Ragione di diritto

per legge salva sistema

condona condanna svanita nel nulla

procura tempo al tempo

dirupo di coscienza in risalita e svolta

nel bisogno evita confronto:

guardiaspalle serrati in caldi costumi rigonfi

compiono in fretta

respingimento.

 

Occhio non vede cuore non duole

potevano restare a casa loro.

 

Europa spezza il mito

a giovane merce avariata sul molo.

Appena potranno si vendicheranno.

 

E che dire del secolo definito breve?

Della sua fine non sa:

scorazza ancora nel futuro

e se ne muore a sorsate

nella ingorda civiltà dei rifiuti.

Se ne frega dei vivi

dimentica i morti

e dei morituri aizza la corsa.

 

Debito mai assolto alla bellezza

vado cercando

nel truogolo del tempo

arrembaggio d’intrusi sulla crosta ferita

curata da pochi

con quel succo che resta.

 

Nei Sacri Palazzi

la rabbia del Cristo è spenta.

 

 

Per le nuove regole sui clandestini che hanno, con la loro esistenza, di fatto azzerato anche l’antica legge del soccorso in mare secondo la quale ogni vita era da salvare.

 

 

 

V

 

Finis terrae della malora

sfonda margine a terreno: accoglie

dell’ avarizia l’argilla

sterile semina fuori dal solco.

 

Invoca pietà la situazione:

cresce senza sapere

stira liscia tira dall’angolo il disonore

fa finta di niente

affida

a scarsa contraddizione

libera scelta tra fili e saliva lungo funi e fuscelli

se ne scende sciacquata

senza scandalo

fin dentro la fogna

raccolta mondata ridonata a libere acque.

Misura di gola strozza protesta.

 

Allarga

ferite

cancella

ogni

ragionevole

guarigione.

 

 

 

IX

 

Senz’ombra

senza neppure l’onore di un riflesso

aria venefica soffia lenta

smantella

della stagione l’amplesso

della bella umanità s’è persa notizia

senza clamore.

 

Iniqua spartizione di poco assenso

supplenza

assilla disamore

allerta il boia

tagliuzza zizzania seminata a spaglio

tra maglie larghe di eccentrica visione.

Bazzica palazzi e tuguri.

 

Catastrofe prevista

assolda il suo stesso vizio

si macchia di pietà senza giustizia.

 

Meglio sbranare innocenza

senza fame a sazietà

inquinata trasgressione di buone intenzioni

meglio sarebbe assaporare

rischio di vivanda avanzata da sciacalli

nella civiltà del crepapelle

tenendo il bocconcino per dopo.

Se ci sarà tempo.

 

 

 

X

 

Snudare rivestire sudare vietare 

contatto con afflitti

alla vulgata adusi di speranza

allevata mangiando dissapore incomprensione e sfizio

talvolta solo armati

di scopette virgulti

divelti da rami concreti

mondati da foglioline a venire

per ramazzar polvere di passi troppo fitti.

 

Calati a valle per bisogno

mangiatori predatori

gustano immondizia nei comodi bidoni

disimparando l’arte.





Fausta Squatriti, La scala, 2014, dalla serie "Beata solitudo, sola solitudo";
foto, pigmenti, pastelli, gesso, legno, fiori, cm 110x131x17





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