CHECKPOINT POETRY
STEFANO DOCIMO
 

 

LUMPEN

 

 

e fu (allora)

(a questo punto) che Lumpen (iniziò) a mettere il mondo (tra parentesi)

ad ogni parentesi (provando) un’ insostenibile soddisfazione (simile)

(solo) ad un allargamento della coscienza (maggiore) di quello (stordimento) (emanato) dall’unica antenna (sensibile) fino allo

spasmo (non essendo) (ancora) aduso all’utensile (mostratosi) (in modo) tanto pregevole (scoprì) l’armonia (accecante) di quello strumento.

Risalito (dunque) all’essenza stessa del piacere non restava che lasciarsi guidare (seguendo) il percorso per (ridiscenderne) lungo la china.

(s.d.)

 

 

I.

 

 

E fu così che Lumpen (o Lumpen) quadruplo salto mortale

fattosi cencio si mise a cincischiare (a causa dei tempi)

del maltempo imperversante (nottetempo) bienwellgut

ma soprattutto a causa (di quella) grande depressione (così)

procedeva per stratificazioni successive (sovrapposte) (dal)

(basso) verso (lalto) poi (dinuovo) (inbasso) psicotica

(della madre) (ex cantante) (ex attrice) (ex enfant-prodige) (ora)

(affetta) come (lardo) di Colonnata (affettata) (da mania religiosa)

(non seguì le orme del padre) non segugiò tracce olfattando

in senso lato (se proprio orme) poi tutto ritorna in dis-ordine

(disarcionò il padre) col computer è più facile e veloce

(avvocato) il lavoro di carico e scarico (anche delle parentesi)

(famiglia monoreddito ) e delle altre parentele (si direbbe)

aujourd’hui  (con poche cose) paucis verbis salmodiando

con bicamere e corridoio (da dopoguerra) con stufa (e stufato)

caldo on dit (di terracotta) (e) così terrena umidità (nelle lenzuola)

coi lanzichenecchi (ricoperto col gesso il buco) con tinozza nel bagno

(se e) ci sarebbe voluto un guadagno (ma era forse a legna?)

con i regali di babbonatale legati con una corda al letto (di ferro)

e sugna canadese e spugna (lottatori in herba) par terre (parbleu)

in leggera ma progressiva ascesa fino al boom agnostico perdìo

parastrano (alla ricostruzione) direi del benessere (pastrano)

parascandalo (di Puerto Rico) di ginnasiale (eccetera) con bluse-on-

bluse e il resto- e fu così sentenziano gli annales (torrida estate)

che Lumpen abbandonò gli studi e si sottoproletarizzò (estasi)

infame canaglia (pare). Pesce fuor d’acqua al bagnasciuga (dannate)

arrosto (arrotolò) senza spazio (né dazio) (eccetera) (eccetera)

più di così non si può in questa situazione paranormale (coi passi

scontati) d’un bebè che arranca (arrapandosi) crescendo (su di sé)

(stesso) lontano (dalla vista) degli altri (ossobuchi) preambolo

(paragnostica) e parascandalo (pare) come ovipari spaziando

così (mi pare) (eccetera) da continuare (un altro giorno) tam

(per giunta) lui gli porgeva la pillola incelofanata con tambien

gesto d’attenzione (senza mungere) (mi pare) come tanti (altri)

cartelli segnaletici in disuso LUM allora si trovò (come) perdente

all’annaspo (per dir così) cencioso (così cencioso) anni (dopo)

dopo (forse decenni) dovrei cominciare (così) (scriveva) EVA

(forse albeggiava) da quell’appartamento (parlando del dolor)

(così) sognò (ad occhi) (adocchiò qualcosa) si fece scaltro (altro)

si sognò ad occhi aperti (esperto) si fece qualcosa (ma forse solo

tacque) s’era stracquato (straccato) (fuori di senso) strabordante

(si costruisce sull’occhio) (forse solo lumeggiava) AVA (come) LA

VA (vattela a pesca) così appartato tam-tam (pediluvi) nella tinozza

a sciabordare (pare) al L’ORA (erano i tempi) (del) post bellum

iugurthinum sottofrazionato denominatore (una volta) (suo)

padre  glielo disse – lì a via dell’Assi(etta) (con il tavolo triangolare) –

(non sotto) il tavolo (glielo disse) che se continuava a scrivere (a)

tambur battente poteva LA sciare la scuola – a tamburo di latta BATTEN

te – invece (difare) l’intellettuale da strapazzo (comedice) (oggi) (Rino)

oppure è (ora) che cominci (afare) (qualcosa) a PRO (a pro) dürrenmat

(sotto) prodotto (della specie) SUB (umana) sub specie aeternitatis

(stracco) o da un piumone rossocupo (cominciato) (dal basso) (così)

una composizione SOTTerranea (romano–napoletana) al chiaro (di)

luna (sotto) (quei) (chiari) (di) (luna) o-o-o (fort) (di) (questa) (strana)

estranea coazione (conato) (di) (vomito) da (a) ripetere (del) poema

(etto) (etta) perché si va sotto (invece) (didisfare) – (come) se il mondo

(fosse) una gran blatta – (?) LA tol (etta) dove BAM (bino) la poesia

essendo economia (politica): (sotto) chiave (sotto) bosco (tenuto)

in prigione (sotto) custodia (di) due gendarmi e /o guardie carcerarie

che lo mantengono lontano dal mondo della (sua) realizza (azione)

ed anche ciò è una questione di economia politica (e parodica)

all’interno /esterno d’un (dato) gruppo (politico) dove (lui) veniva

(ri–tenuto) per (ico) (lo) (so) per gli equilibri di POT (ere) e fu così

che LUI (Lumpen) incontra POT (e) L(A)STORIA COMINCIA:

 

 

II.

 

L(A) FIG(URA)

(PUNTO DI FORZA)

 

E così stare sotto a Lumpen non era mai piaciuto (ma era) come dire

la sua storia natur (ale): Alessandro gliel’ aveva dichiarato che tanto

sarebbe (infine) finito sotto il SUO POT (ere) di strizzacervelli: ma

– tant pis – si sentiva a suo agio in quel merdaio di quattro miliardi e

oltre di genere tenuto in stato di sub – umanità da quel manipolo di

sadici criminali off–shore che avevano riempito di cadaveri e di buche

il SUO DESERTO quel suo per (sonale) dessert di Fine-Immondo così

bombardato nella diaspora (in) quel (suo) per (enne) Stato di Fug (a):

carpon carponi arrancava zigzagando per e(vitare) i mortai e le ruspe

di quella diabolica dis (tru) zione tanto da risultare come de-ment(ali)zzato

a se stesso a strisciare graffiandosi i gomiti e le ginocchia tra le rocce

e la sabbia di quel SUO AFGHANISTAN fatto di rubinetti che perdono e

di acqua sporca e maleodorante: come a raccoglierne nelle mani quel

poco quel tanto da continuare a sopravvivere quando si vorrebbe (fin)

gere di (mor) ire. Dando ad altri il compito di f(are) l(a)storia. Del resto

questa patetica impotenza ad (as) sumere una qual (si) voglia (id)entità

nella palus putredinis  sem (pre) in movimento (sem) pre da risolvere

qualche problemuccio di sopra(v)viv(enza) asiatica o come la fame

africana e quella precolombiana finché morte non ci separi o crepare

e basta se ti dice bene a strisciare per trovare qualcosa da mettere

s(otto) i (d)enti senza farsi ved (ere) lasciandosi sempre dietro le spalle

il tempo (per) (ri) flettere – o prenderne magari una in prestito sarebbe

una gran cosa. Parlare è una gran cosa s’andava ripetendo tra un colpo

d’anca ed uno di gomito. Ma il POT è il POT.

 

 

 

PO(S)T

 

 

Ma lui non si sentiva ancora pronto al grande balzo. La sua vita era stato un tirocinio discontinuo, senza che, dopo quarant’anni d'improbabili prove e testimonianze, si sentisse ancora in grado d’iniziare. Era stata una fatica di Sisifo del tutto astratta, la sua. Non era ancora scattato quel quid di malcelato orgoglio o di esemplarissimo narcisismo che lo facesse riposare sulla condizione prescelta. Lui era per se stesso un enigma ancora inesplorato o un qualcosa in cui non vi fosse nulla da esplorare. Sentiva tutta la forza derivante da quella sua posizione inespressa, ma era come se un mutismo pervicace giungesse sino alla soglia del suo essere, per impedirgli di parlare. Percepiva anche quanto grande fosse l’amore degli altri verso questa sua condizione di blanda inferiorità, né le condizioni sfavorevoli al suo esordio. Ma tutto ciò non riusciva a fargli pronunciare quel mare di parole che aspettava uscire dalla sua mente. Non voleva fare questo regalo al mondo, non voleva concedersi al grande teatro della storia, non per pudicizia o per una forma invalsa di protervia, ma per pura idiosincrasia o, per meglio esprimere il concetto, per perversa idiozia, diciamo per dispetto. Anche se il dispetto lo faceva evidentemente solo a se stesso. Ma tant’è. Aveva dunque deciso di non parlare. Aveva in tal modo ritardato la sua morte, visto che ancora non si decideva a nascere.

Altre volte, preso dal panico, provava a urlare, ma dalla sua gola non usciva che un mugolìo, una specie di cupo latrato. Nella traiettoria limite della città dove abitava la strada era solcata dai binari del tram che lo trasportava ogni giorno al posto di lavoro. Un buio magazzino di merci da imballo per il carico e lo scarico, lunghe file di macchine a pedale e alte colonne di scatoloni di cartone. Il tutto asserragliato con dovizia e parsimonia al tempo stesso, ma in un'atmosfera di rarefatto clangore e di privata nefandezza: il lato oscuro del mercato. Per svolgere la sua mansione di magazziniere non aveva bisogno di parlare con nessuno, ma in compenso ogni tanto qualcuno parlava con lui. Del resto, amici moglie e parenti tutti si erano abituati da tempo alla sua personale ostinazione. Lo stipendio gli bastava a mala pena a pagare l’affitto, per cui, una volta smontato, si occupava di riparazioni di vecchi apparecchi elettronici, mestiere che gli permetteva di sbarcare il lunario.

Si era costruito un piccolo laboratorio nel sottoscala del suo appartamento, ben ordinato e discretamente attrezzato. Lì trascorreva intere ore fino a notte inoltrata, con tutto l’occorrente per rianimare vetusti computers e altro, rimettendoli sulla scena del mondo. Una pianola che lui stesso aveva provvisto a rimettere in funzione lo accompagnava in sordina nelle lunghe notti solitarie. Ma le ore migliori erano quelle che trascorreva nella tarda serata, in attesa della cena. In quel termine di giornata iniziava il suo vero lavoro. Il dopo cena era più che altro un vizio, un dondolio indiscreto al riparo della sua minutaglia. Strisciava poi a notte tarda sotto le lenzuola dove ronfava in attesa del giorno successivo.

Ma senza parole non ci si poteva neanche difendere, figuriamoci poi a protestare contro i soprusi del mondo. Sin da piccoli, i genitori delle classi oppresse insegnano ai loro figli la dura lotta per l’esistenza, Come mai allora Lumpen non era stato educato secondo quei dettami? Il fatto è che non era stato sempre così per Lumpen. Perché lui aveva ricevuto un’educazione borghese e bigotta che l’aveva sottratto alle regole della vita comunitaria, ai suoi scontri, alla dialettica interpersonale. Soprattutto da parte materna, i suoi primi anni di vita furono rigidamente impostati secondo un'enfasi di religiosità, che aveva alterato per sempre i suoi legami con il mondo. Tale religiosità, infatti, lo aveva sin dall’inizio fatto sentire molto singolare, quasi un santo. La bontà di carattere fu dunque una sua prerogativa che mal si accordava con la crudezza dei tempi. La bontà lo teneva psicologicamente lontano dal mondo. Era deciso a chiedere un risarcimento alla Chiesa per i danni irreparabili subiti da quell’educazione. Ciò che in Joyce gl’interessava era la critica violenta al cattolicesimo e in ciò si sentiva datato.

 

 

(2002)

 




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