Una cosa che tutte le altre non
una cosa che tutte le altre non sono niente proprio niente cose
così succose così golose che devi leccarti bocca e baffi
una cosa che non ci credi niente non pare quasi niente
ma se cadi nella sua
acchiappanza anche solo con tre quattro
denti
è fatta amico caro sei fatto sei out sì fuori amico bello
a spirale il cervello sale molle auretta in alto in alto
di te ti scemi e nella clessidra la renella tua tutta tutta
sc sc ilare scivola e si adagia nella coppa dell’opposto polo
non c’è niente da fare o da dire questa cosa altrui non è siamo noi
noi in sospensione in discesa là-bas dove tendono i gravi anche lievi
quelli come noi e noi con essi noi impuri carne annodati e sogni
atroci desideri e memorie folli saggezze e lucide follie
noi affacciati dall’alto a chiamare le guizzanti anguille del tempo
cori a intrecciare ariette barcarole nel profondo seno del teatro
dove sfondano gli ampi loggiati delle ebrietudini senza hashish
al rappel d’una cosa che tutte l’altre non sono niente proprio niente
***
il punto di partenza è sempre quello quello sempre il bordo dell’abbrivio
l’ingresso cioè negli accampamenti degl’innumeri greggi a sé ignoti
in quanto tali ma di sé sì vaghi quali signori di Sua Schiavitù
fervidamente sparsi in ogni dove di questa la Fiera in assoluto
dove ogni altra fiera si tira per la corda o sui carretti a mano
a esporre ogni merce anche il sesso anzi il sesso innanzi tutto
quello però certo è un’altra cosa una delle cose che sono cose
ma non così no no per niente quale una cosa che tutte le altre non
in tal consesso privo di sesso se il sesso è in vetrine laminate
perché qui siamo nel Grande Palazzo fiore all’occhiello dell’Olocene
un palazzo unico e solo come il libro del Giudizio Universale
di qual che sia epoca luogo e
cultura nel labor intus del Grande
Palazzo
tutto nodi di superfetazioni e neoformazioni a pigne a incastri
una cosa che tutte le altre sbiancano e tremano solo a sentire
nutre il germe del sospetto d’altro altri fremiti altre albe altre danze
***
sempre principio è il punto di
contrasto di cammini controcorrente
di insonnie fiorenti in palle di
neve di rugiade di giovani sguardi
anche ora che nel Grande Palazzo il rigor mortis rigato di ruggine
le fessure sigilla con resine là dove preme il soffio del Non-noto
il vento invece di questo contrasto soffia il delirio delle erbe tagliate
delle lenzuola notturne in attesa
d’amplessi e a cercare spinge sempre
più dentro
a interrogare sempre lo Stesso se esso suoni come per l’innanzi
o si declini per scarti e varianti anche una cosa che tutte le altre non
sempre stessa è la chiave anche qui dove fabbrica e sfabbrica il delirio
i contatti accecanti col Non-noto per cesure varianti e altre crepe
su ri ri ri ri ri-cominciamenti e re
re re re re-interrogazioni
come da manuale dell’Oulipo intorno agli usi accorti dell’Hi-fi
anche una cosa che tutte le altre
non va a bussare proprio alla stessa
porta
e batte batte batte il gong lì
accanto in timore e tremore che s’apra
orsù via perché girarci attorno e
non balzare sul ring a sfidarlo
l’Angelo guardiano della Porta che l’urger nostro saggi di passare?