dilungarsi su vetrate di nitido albore
è uno sport senza odore e quando
cozzando a pezzi il solfeggio
il ridente armeggio
e ove nell’asfalto il torpore come
il torpore che
e insistendo che consiste
dilungarsi su che slabbra
feritoie carnali cominciano a insistere
più acri le svolte della mente
incendiano i ratti
le scalee che discendessero
disse qualcuno che era così eppure
ciò che sale non vale
a scendere
a scendere arpeggi inconcludenti
mordono le note l’asfalto di cobalto che
salendo i fulmini
innubano nubi
e le pubiche speranze rivoluzionarie
che attimi
che spasimi che fisime
che cosparsi ardori che
cenere inanella che
pianto d’amianto la coscienza del consenso che
illupa che il
branco
scardina
toto corde a
corda a corda
nel cordoglio del ricordo concorde
ricorda che la corda
che l’acqua
dilata la vita in tortura
espandendo strappa la carne
Eppure
29 maggio 2012
***
scardinando le porte dell’urlo
urtando maldestro mi parlo dell’astro
delle pareti dei vetri incidenti
della danza sadica delle stanze
della circoncisa mancanza latente
del vento dell’amore dei chiodi
dell’altro del discorso degli altri
del fare nel vuoto un inciso
discorso del discorso che decorre
della corsa che rincorre il corso
del ricorso dell’inciso del morso
del concorso corso senza nessuno
dell’uno che in mille in mille si avventa
del mordere il vento de-
consistendo in consistenza di deconsistenza
che sempre si ridice che
l’idea che
l’ideologia che
il fantasmatico che
la zia che la tua che la mia
che l’identità fallita dell’identico
diversamente
che se converso e per converso
conversando
che convertendo segni in disegni
convegni conventi
conventicole arboriche
abbarbicate lubriche
che permettendo
la messa il messia
il messaggio viaggiando di rimessa
ci si rimette
che il cammino commette una
commissione comunque del deflusso
purgatoriale
a perdere
a monte
il paradiso di un inciso
irrinunciabile
11.2.2013