Che cosa manca nella poesia
inglese e altre poesie
Ars levandi
rem (de re amissa)
Mettere verba
e verba in posizione
l’uno diretro
all’altro, in assunzione
di voli sfarfallanti nella luce
- dream team obnubilo, ebbro nonché ubriaco -
vuol dir dare ale
all’ale, vino al vino,
pane alla fame, e vice/verso mai
compitare compunti un compitino.
Bob Dylan madrigale
Oblio dell’indomani,
la rimbombante messe dulcifonica
cola note ricolte a piene mani
dall’orda disarmonica
che si bisticcia il lauro della
musica,
coroncina stremata di vibrisse,
siccome lame infisse
nell’agitato gioco dei refusi,
fra mezzo al melomiao
che molce teste
zeppe di zuppa trita:
divino Bob, che conci per le feste
le cadenze, gli inganni e
l’abortita
fenice del conforto, pensa Tu
a buttar via il dolcetto, a dare
stura
al mosto verdeamaro
della vita.
Ballatetta di
Zimmerman l’astante
LenOno
l’arrapato militante
odiava d’odio fertile e corrivo
il menestrello Zimmerman, l’astante
sommario dei rimari interminati.
Mai militò lo Zimmerman in alcuna
loggia di fucilisti,
o di fiorati
strimpelladori
dulcopacifisti.
Capelli sempre a mezzo,
elettrizzati
dalla vena cantoria, il Dylan Bob.
Lunghissimi o rasati l’occhialuto
scarafaggio d’antan
(… A somma delle rime ci s’invischia
in troppe songs,
sicché l’orecchio fischia…)
A Marziale dal Porfirogenito
Tra i versi inveterati dell’adulto
ed i coriandoli ardenti e cinerini
del ragazzo che brucia la poesia
sull’altare di marmo del domani
corrono dunque le buche e montagne,
i saliscendi incomodi e perversi
delle abilitazioni e dei corricoli,
di sbadigli, e malizie, disincanti?
Nei vicoli senz’aria, ricacciati
dagli echi cavernosi dentro tane
già vestite da tomba, secerniamo
parole che si ammantano di rasi,
di porpore, di lini e di broccati.
Così vestiti, come mamelucchi,
i versi fanno il verso ai bistri, ai
trucchi,
per arretrare prima del discorso,
per avanzar nel dopo, o nell’avanti
(ma siamo balbuzienti, non
infanti).
Dodici finestre
Alcuni edifici sono per stare quali
facce di pietra negli angoli
diversi.
La rifrazione mite esegue l’ordine
di dare luce eterna per un attimo.
La strada, il frontespizio, lo
specchiarsi
ineluso
che fugge dallo sguardo
non so dove si arrampica. Ogni
cella
opera buiamente.
Nell’umano
abita l’invisibile. L’opaco
tiene profilo d’ape oltre la tenda.
Etcoetera etcì
Abbiam vissuto troppo, la melanconica
scialuppa dell’età, mancato il
salvataggio,
traghetta nei decenni, tra secoli e
millenni,
noi scialuppati
e poveri, sintetici
acrostici degli anni, etc, etc.
Viviamo troppo poco, la supercronica
caravella, scailab,
tripper, apollo,
interra in zolle, in cimiteri, in fields,
rose cadavere paffute di speranza
uccisa da un cimurro, etcì, etcì.
La prossima poesia
La prossima poesia sta lì pensando
che tra poco le tocca, se si
stacca.
Attaccata, è attaccata per modo
di dire, per maniera
di proferire.
Siede sola in un canto,
bisbiglia la sua solfa a menadito,
prima che torni l’eco.
Si alza e si tiene su di un solo
piede
tanto per stare scomoda, rimastica
le note risapute, si riaccomoda.
Così raccolta, tutta in sé
ritratta,
siede nel solo canto
che le tocca tra poco, se si
stacca.
Pensa però, intanto che sta zitta,
che quando il suo dettato sarà voce
farà dimenticare la poesia
fuori da casa sua.
Pensieri di Coleman
Sassi muschiosi: li raschi piano
con le unghie, strofini invano
la superficie porosa del verso.
Si sa, i muscolosi maschi amano
gonne lunghe, golfini fatti a mano:
lasse perfidie per rose perverse.
Che cosa manca nella poesia
inglese
Ci sono poesie inglesi in cui
mancano i pesci,
non trovi le galline e marmotte.
Così due piedi allegri e tristi
mi guardano dalla fotografia.
Non è mia la tristezza, confida
uno dei piedi tristi a un pesce
morto.
Il mio sentimento è del tutto
inodore,
risponde mutamente il pesce morto.
2013