CHECKPOINT POETRY
PAOLO CARLUCCI
 

 

 

Per i morti di Hiroshima 

 

E quando tutto fu compiuto

fu solo il rantolo di un essere,

che di umano aveva persa

ogni sembianza,

a dare al mondo

la Notizia

che l’uomo aveva perso

ogni ritegno e  nella barbarie

del progresso era piombato.

 

(1985)

 

 

 

Cartolina da Auschwitz

 

Mani

spinate dita

d’Amore semita

tra i fili dell’odio

chiodate.

 

Vetri di sangue

Vetri di pianto

Vetri nel vento

 

Così a volte

dall’inferno di Auschwitz

arrivano cartoline

notturni di pietà

tra le note di Chopin

 

(2008)

 

 

 

Note di neve a Terezin

 

Folate di voci bianche

disperse

note di neve

nella Notte musicale

del Male Assoluto

e niente più.

 

Com’è triste

un Allegro a Terezin!

Quanto può durare un Presto

ora

nella terra di Schubert?

 

(2008)

 

 

 

Sepolcri d’acqua

 

Schiuma di cose

bottoni di vita

canto quinto senza giochi

sepolcri d’acqua

nel canale  dei miti della fame.

 

(2011)

 

 

 

Didone nera

 

Qualche palmeto e già le Pelagie

udrai allora un canto nel sole

ed un azzurro sonno di luce poi

nere gole di vento migrante

avrà la notte sul corpo. Sarà out

ancora Didone nera.

Urla di luce nel vento: Sicilia.

 

(2011)

 

 

 

Violino tuareg

 

Parole nomadi

acuti silenzi pieni di luce

violino tuareg. Vento

che legge spartiti di stelle.

Nella neve il filo di stupore

di ingiurie piene d’amore.

 

(2011)

 

 

 

Il fieno dei sogni

 

Rock in your hair

il fieno dei sogni

allora

sporchi di fiori

La rabbia era dolcissima a Woodstock

la luna la tetta del mondo bianco

Minigonne

oceani

di libertà

Blues history for you

tomorrow.

Scalza leggeva foglie d’erba

fumava libera l’urlo di Ginsberg

dicendo alla carne del vento una ballata

copriva di insulti e di baci nuda nel sole

una schiena nera

 al college!

 

(2012)

 

 

 

Odori di cose celesti le tute

 

Crociere. È memoria che dirocca

tra  le spezie una

dispersa neve

di fornai

sporchi d’estate

ancora.

 

Sudore comune le pietre. Celesti

mietute dalla terra

che danza

all’improvviso

la notte poi che dispensa

odori di cose celesti le tute.

 

Agra la luna

maggio poi un germoglio

che mi lievita.

 

(2012)

 

 

 

I sogni delle tue scarpe chiuse

 

Sarà luce d’inverno il tuo passo

nella città che fuliggina il tram dell’alba,

andando a lavorare.

 

Tra scheletri di lampioni la farina

della neve, distesa indifferenza, desta

i sogni delle tue scarpe chiuse stringhe

nel vento di un lavoro straordinario: ha

pianto felicità il cielo, tuta blu che ha famiglia,

le nuvole, gli uccelli ….

 

Nel cantiere lo sciopero ha lasciato le pale

a guardare le stelle, orda d’amore,

sorelle, precarie, oro non pagato della notte,

la giornata dorme con un occhio solo, tra gatti in amore,

rossa una nevicata di libertà. Io lavoro domani!

 

(2012)

 

 

 

 

Fui petrolio di carne con gli occhiali

 

Morii e fui rosa di vita, sangue

sgorgato alla marina.

Mia madre, ombra  impazzita,

mi coprì col suo pianto

di luce. Bestemmiato fiore

 

Fui petrolio di carne con gli occhiali

scuri che ridevano la prosa di un bacio

 

Scrissi versi, randagi di sacro, forse

brani di un Vangelo.

Usato.

 

Alla darsena vidi ruvide primavere

ronde di piacere senza divisa.

 

Oggi è il mare, cardinale d’autunno,

che sa la ragione nell’amore

raccontare guarita

sorsata di sale

la più fulgida preghiera.

 

(2012, inedito)

 

 

 

*  Paolo Carlucci (1966) è nato e vive a Roma. Ha seguito studi classici, conseguendo la laurea sia in Lettere che in Filosofia. Svolge attività di docente nei licei. Iscritto all’albo dei giornalisti pubblicisti del Lazio, collabora a riviste, partecipa inoltre ad incontri letterari e culturali. Ha pubblicato nel 2010 il suo primo volume di poesie: Dicono i tuoi pettini di luce. Canti di Tuscia, per i tipi della edilazio, collana edilet. Nel 2011 è uscito il libro Strade di versi (L’aura di Roma editrice).

 




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