Da: Le belle ore del Duca (Edizioni Cofine, Roma 2012)
FEBBRAIO
Forse fuori
stagione la bianca
virtù della neve. Tu guardi da lato
dentro e fuori la scena, aderisci
solo al presente. Intorno le cose
tacite e inerti, c’è solo una lieta
gazzarra
di corvi che lasciano fitte
impronte a tridente, ma l’asino
sogna
piu dolci
tepori e un basto piu lieve.
Hai piedi gelati e un po’ di brace
fa bene
all’anima e al corpo e un sorso di
vino
e un po’ di lussuria nei sogni
e nei rapidi sguardi sarebbe
ancora la vita. Le rame
hanno linfe di fuoco sotto la
torpida
attesa e premono acerbi
capezzoli già pronte allo sboccio
le gemme
GIUGNO
Se ne vanno tenendosi sempre per
mano
i gemelli, gemelle le torri
dal tetto di fiamma, gemelle
come le anime quando
ma raramente lo sono.
È un’afa
che pigra vapora
dal fiume e avvolge quest’ora
d’accidia, la veste leggera
non dà sufficiente sollievo.
Durerà quanto quest’opera
assidua dei campi? E questo
ripetersi
dei nostri gesti e delle stagioni?
E il
nutrire
le nostre abitudini e il vivere
per non morire e il vivere poi
per la morte?
E questo sapendo
ma impreparati e da soli
con sete d’amore in questa
valle vivremo
OTTOBRE
Chi è mai che
conosca
del bene e del male l’ondosa
vicenda
le cento varianti?
Eppure chi
ha dato
spesso raccoglie, chi semina
sale avrà lacrime in grembo:
non giudicare, indulgere è meglio
forse sbagliando che vendicare
per troppa ragione
il danno con danno.
Con noi
generosa è la terra solcata
in dritti filari: affidale
il piccolo seme, lo insidiano
a volte i passeri ingordi
l’occulta formica, ma spesso
ti cresce sotto gli occhi la
florida
messe che ti ripaga
d’ogni fatica
e un mattino
germina pure un pensiero
chi sa in quale buio covato
nutrito dal fiume
dei sogni e un albero nasce
da un niente: le foglie
sono queste parole
è frutto il suo frutto
di fantasia