CHECKPOINT POETRY
GIORGIO MOIO
 


Echi

 

Improvvisi echi dal passato

saltano fuori squarciando la sera,

si urtano con i pensieri

in disperata fuga dal presente.

 

(1980)

 

 

Leopardiana

 

Ma perché quel giorno

non te ne andavi al mare,

mio caro Giacomo!

Magari per farti affascinare

da un aquilone rosso,

da qualche battello in fuga

o dallo stridulo di un gabbiano.

Insomma: sentirti vivo a piedi scalzi

sulla sabbia cocente.

Invece no! Testardo di un poeta!

Ti sei posto davanti a quella siepe

e mi hai sconvolto la vita.

 

(1980)

 

 

Le parole

 

Le parole si fanno fermenti distanti

da una lingua che rompe l’equilibrio

di questa giornata che scorre anonima,

tra le traiettorie dell’inutile dire

con quel loro affannarsi

nella dimora del consueto.

Dove sono finiti gli anni

in cui si dava omaggio alla diversità,

a certe voci zigzaganti

tra il suono di un mare azzurrato

che irrompeva nell’incantesimo senza credito?

 

(1981)

 

 

Nell’imbrunire

 

Nell’imbrunire di cerchi incolori

l’olfattiva memoria s’affusola nel

                                               tempo

che intrica

 

alla ricerca di un’immagine

                                      persuasiva

concentrica

 

che sappia di mare

che sappia di sale

che sappia d’amore.

 

(1981)

 

 

È ora di dire basta!

 

Non crediate di essere nel giusto,

la giustizia è un sentimento che non

                                                    [vi appartiene,

come del resto la libertà.

Non sarete mai liberi di decidere

                                                [il vostro destino,

un destino che si scioglierà sotto i

primi deboli raggi del sole;

vi prometteranno di fare montagne di soldi

che depositerete in banche dove non vi faranno mai entrare;

costruirete case, caseggiati, città, metropoli

                                                       [che non abiterete mai,

imbraccerete kalashnikov per spargere sangue

nelle città che avete costruito,

per scontrarvi con altri kalashnikov

seminando sul terreno corpi ammazzati

finché non incontrerete voi stessi la morte,

magari per mani insignificanti

                                            [ma assetate di potere,

forse solo allora assaporerete la libertà.

Ma noi non piangeremo sulle vostre morti,

non ammutoliremo, perché solo denunciando

                                                               [i vostri intrallazzi

potremmo anche noi sentirci liberi,

perché la libertà è andare a dormire

sapendo di aver fatto il proprio dovere.

 

(1982)

 

 

In ogni tua parola

 

In ogni tua parola

ci sento il mare

mareggiare sillabe

senza clamore,

una specie di filastrocca

con sei invenzioni colorate

                                       [fin sul fondo.

Ma a che serve questo gioco vario delle mutuazioni,

questa fiammata di luce, in un giorno minaccioso,

le funambolesche

capriole del vento,

tutte le composizioni di fra

                                        [del vocabolario,

questa follia rotatoria

se dove c’è il nuovo

ulisse non si trova.

 

(1982)

 

 

Meglio una gola muta

 

Sono stato

in contraddizione

‒ mi dico

sognando di forare il mondo,

de part en part

(ma non troppo)

(e infine dico)

forse anche troppo,

eludo alludo

(ma non concludo)

allora meglio una gola muta.

 

(1982)

 

 

Un verbo in fermento

 

Un’immagine

di bocca

che balla

spazza via

l’enigma del rito,

in détournement

di un sogno

sull’orlo di un attimo

per far posto

al rumore

di un verbo

in fermento.

 

(1982)

 

 

Allegoria

 

Sarà che i fiumi

scorrono lenti

sotto i ponti

se scorrono

lenti i films,

se le idee

non smontano

che granelli

di sabbia

della solita

mareggiata.

 

(1983)

 

 

Un verso che sputi sangue

 

Come mi piacerebbe

fare un verso

che sputasse sangue

che sputasse tondo,

 

par terre en l’air

fiamme,

lava,

lapilli;

 

come mi piacerebbe

fare un verso

che sputasse veleno

che sputasse au visage

 

al sublime di montale.

 

(1983)

 

 

Lungo il corso della storia

 

Nella gola

s’adagia

il silenzio,

le parole

ruttano

d’inedia

e calano

a picco

nel vortice

dell’intenzione.

 

(1983)

 

 

Omaggio a Dante

 

Nel mezzo del cammino di questa

                                                    mia vita

mi ritrovo frastornato a decidere del

                                                      mio futuro,

coi suoi codici chiusi alle distensioni

                                                       dei sostantivi,

dei numeri relativi, degli itinerari di mescolanze

                                                                       di curiosità

che reinventeranno i figli, reinventeranno le patrie

                                                                           e il tempo:

ma è nel presente che la lotta è

                                                aspra e forte,

tra una DC selvaggia e ipocrita e un PSI smarrito

                                                                    nelle intenzioni.

 

(1983)

 

 

Filastrocca biunivoca

 

Stessa

             [sorte;

stessa

          [morte;

stesso

          [colore;

stesso

          [amore;

stessa

          [parola;

stessa

          [forma;

stesso

          [luogo.

 

(1984)

 

 

Nel clima di una tensione

 

Un enigma di luce

oscilla tra un ritmo e un suono,

tra multyple manovre dell’ansia

mentre una parola

si slega, all’origine - ab ovo.

Aggruma, vagula

sull’orditura delle citazioni,

una voce dissakratoria la insegue

nel clima di una tensione

ma è nel ventre della vacca

che preferisce rintanarsi,

malgrado la precauzione insixtente

di una falsa epifania.

 

(1985)

 

 

Due poesie dialettali

 

Scennna lampa fatt’émbrian,

r(e)spirannfortnarzrénajurnat

mett’na priezzazzeccosa ncuoll,

evvotnzuvarrat, ati vvot ammartnat,

ciculariann nu ciculariellrass

vuless ca ’o ’rrass pigliasséranjt.

 

(trad. Scende una fiamma fatta d’ombra,

respirando forte l’arsura di una giornata

mette una gioia appiccicosa addosso,

a volte acidula, altre volte sbarazzina,

sciogliendo un pezzetto di grasso

vorrei che il grasso andasse a male.)

 

*

 

Nu cirr ’e penzier illuminant

’e vvot è commanakiavat,

nazzurrat ’e frischezz mmocc,

llàddo’ ’e fatt so’ ngannarus,

addocuaccdun aspett’a jurnata favorevole,

laddor ’e na voce miez a nu fuoc.

 

(trad. Un cirro di pensieri illuminanti

a volte è come fare all’amore,

un’azzurrata di freschezza in bocca,

dove i fatti sono ingannevoli,

dove qualcuno aspetta la giornata favorevole,

l’odore di una voce in mezzo ad un fuoco.)

 

(1985)

 

 

’O vi lloco ’o dicere

 

Parlo ’e na cosa

’e scrivo n’ata,

scrivo nu penziero

ma penzo a n’ato;

na parola m’alloca ’o dicere

ma po’ faccio n’ata cosa.

Sarrà ca me sto ’nfrascanno

o sarrà ca sto capenno

comm se scrive na poesia?

 

(trad. - Ecco qua il dire -

Parlo di una cosa

e ne scrivo un’altra,

scrivo un pensiero

ma penso ad un altro;

una parola mi mi indica il dire

ma poi faccio altro.

Sarà che sto rimbambendo

o sarà che sto capendo

come si scrive una poesia?)

 

(1985)

 

 

Parafrasando una poesia di Edoardo Sanguineti

 

spingi xpingi, che cuando tua madre ti partorirà figlia

ti regalerò un automa a Natale, lalmanakko dei già

      nati

un po’ di mare del nord, i resoconti del mib;

)…(

xpingi spingi, che cuando avrai dieci anni fil-

le

ti regalerò un maxi ap-

(p)artamento sul litorale domitio

una lavatrice portatile, così potrai fare la

pipì cuando vorrai e/o farti–sporcare–da

                          lle–mestruazioni;

]…[

spjngi xpjngi, che cuando avrai ventanni daughter ti regalerò un maRIT

O tanto bueno e

                 in grazia di dios, une pixtolet automaticue,

una corazzola damianto, così se ti fa incazzare sa

prai come difenderti

et una bella bella ma tanto beuty beuty

cucina in muratura con

forno elet(t)ricolo

girar - rostok;

da prenderlo per la gola, non si sa mai

}…{

spÿngi xpÿngi, che cuando avrai trentan-

ni die Tochter io : sarò : già : vecchio : se 

non : già : morto

 

(1987)

 

 

Leggendo una poesia di Corrado Costa

 

karo kosta

costa cuel

ke kosta

ogni tanto

@i to[c]ca

@uel che

@i to(c)ca :

ma

cuanto ci kosta!

la A di accua

p. es.

: rantola la

A di accua /

/ ricreando lenigma

dei kolori

alla foce

fa(tt)a daqqua

kolorata : logorata!

la U di fuoco

p. es.

® : si rove(l)la la

® U di : fuoco

® in fuocati

o(rrr)lati t(aaa)lora

l[ooo]rati lòt[aaa]ri

 

¯ ¯ ¯ ¯

di sibili

ci kosta

pure

la voce

# ke

# si konfonde

# p. es.

col bianco

del foglio

intanti modi

 

 

&

innessun modo

ma

si perde

sempre p. es.

negli / angoli ¬

toc kando

il fondo

§ del bianco

§ e : non : si : lascia

§ ved[eee]re

a

men

o

ke

non

e

spl[ooo]da

 

 

(1987)

 




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