Echi
Improvvisi echi dal passato
saltano fuori squarciando la sera,
si urtano con i pensieri
in disperata fuga dal presente.
(1980)
Leopardiana
Ma perché quel giorno
non te ne andavi al mare,
mio caro Giacomo!
Magari per farti affascinare
da un aquilone rosso,
da qualche battello in fuga
o dallo stridulo di un gabbiano.
Insomma: sentirti vivo a piedi scalzi
sulla sabbia cocente.
Invece no! Testardo di un poeta!
Ti sei posto davanti a quella siepe
e mi hai sconvolto la vita.
(1980)
Le parole
Le parole si fanno fermenti distanti
da una lingua che rompe l’equilibrio
di questa giornata che scorre
anonima,
tra le traiettorie dell’inutile dire
con quel loro affannarsi
nella dimora del consueto.
Dove sono finiti gli anni
in cui si dava omaggio alla
diversità,
a certe voci zigzaganti
tra il suono di un mare azzurrato
che irrompeva nell’incantesimo senza
credito?
(1981)
Nell’imbrunire
Nell’imbrunire di cerchi incolori
l’olfattiva memoria s’affusola nel
tempo
che intrica
alla ricerca di un’immagine
persuasiva
concentrica
che sappia di mare
che sappia di sale
che sappia d’amore.
(1981)
È ora di dire basta!
Non crediate di essere nel giusto,
la giustizia è un sentimento che non
[vi appartiene,
come del resto la libertà.
Non sarete mai liberi di decidere
[il vostro destino,
un destino che si scioglierà sotto i
primi deboli raggi del sole;
vi prometteranno di fare montagne di
soldi
che depositerete in banche dove non
vi faranno mai entrare;
costruirete case, caseggiati, città,
metropoli
[che non abiterete mai,
imbraccerete kalashnikov per
spargere sangue
nelle città che avete costruito,
per scontrarvi con altri kalashnikov
seminando sul terreno corpi
ammazzati
finché non incontrerete voi stessi
la morte,
magari per mani insignificanti
[ma assetate di potere,
forse solo allora assaporerete la
libertà.
Ma noi non piangeremo sulle vostre morti,
non ammutoliremo, perché solo
denunciando
[i vostri intrallazzi
potremmo anche noi sentirci liberi,
perché la libertà è andare a dormire
sapendo di aver
fatto il proprio dovere.
(1982)
In ogni tua parola
In ogni tua parola
ci sento il mare
mareggiare sillabe
senza clamore,
una specie di filastrocca
con sei invenzioni colorate
[fin sul fondo.
Ma a che serve questo gioco vario delle mutuazioni,
questa fiammata di luce, in un
giorno minaccioso,
le funambolesche
capriole del vento,
tutte le composizioni di fra
[del vocabolario,
questa follia rotatoria
se dove c’è il nuovo
ulisse non
si trova.
(1982)
Meglio una gola muta
Sono stato
in contraddizione
‒ mi dico
sognando di forare il mondo,
de part en part
(ma non troppo)
(e infine dico)
forse anche troppo,
eludo alludo
(ma non concludo)
allora meglio una gola muta.
(1982)
Un verbo in fermento
Un’immagine
di bocca
che balla
spazza via
l’enigma del rito,
in détournement
di un sogno
sull’orlo di un attimo
per far posto
al rumore
di un verbo
in fermento.
(1982)
Allegoria
Sarà che i fiumi
scorrono lenti
sotto i ponti
se scorrono
lenti i films,
se le idee
non smontano
che granelli
di sabbia
della solita
mareggiata.
(1983)
Un verso che sputi sangue
Come mi piacerebbe
fare un verso
che sputasse sangue
che sputasse tondo,
par terre en l’air
fiamme,
lava,
lapilli;
come mi piacerebbe
fare un verso
che sputasse veleno
che sputasse au
visage
al sublime di montale.
(1983)
Lungo il corso della storia
Nella gola
s’adagia
il silenzio,
le parole
ruttano
d’inedia
e calano
a picco
nel vortice
dell’intenzione.
(1983)
Omaggio a Dante
Nel mezzo del cammino di questa
mia vita
mi ritrovo frastornato a decidere
del
mio futuro,
coi suoi codici chiusi alle
distensioni
dei sostantivi,
dei numeri relativi, degli itinerari
di mescolanze
di curiosità
che reinventeranno i figli,
reinventeranno le patrie
e il tempo:
ma è nel presente che la lotta è
aspra e forte,
tra una DC selvaggia e ipocrita e un
PSI smarrito
nelle intenzioni.
(1983)
Filastrocca biunivoca
Stessa
[sorte;
stessa
[morte;
stesso
[colore;
stesso
[amore;
stessa
[parola;
stessa
[forma;
stesso
[luogo.
(1984)
Nel clima di una tensione
Un enigma di luce
oscilla tra un ritmo e un suono,
tra multyple
manovre dell’ansia
mentre una parola
si slega,
all’origine - ab ovo.
Aggruma, vagula
sull’orditura delle citazioni,
una voce dissakratoria
la insegue
nel clima di una tensione
ma è nel ventre della vacca
che preferisce rintanarsi,
malgrado la precauzione insixtente
di una falsa epifania.
(1985)
Due poesie dialettali
Scenn ’na
lampa fatt’émbrian,
r(e)spirannfortnarzrénajurnat
mett’na priezzazzeccosa ncuoll,
evvot ’nzuvarrat, ati vvot ammartnat,
ciculariann
nu ciculariellrass
vuless ca ’o ’rrass pigliasséranjt.
(trad. Scende una fiamma fatta d’ombra,
respirando forte l’arsura
di una giornata
mette una gioia
appiccicosa addosso,
a volte acidula, altre
volte sbarazzina,
sciogliendo un pezzetto di
grasso
vorrei che il grasso
andasse a male.)
*
Nu cirr ’e penzier
illuminant
’e vvot è commanakiavat,
nazzurrat
’e frischezz mmocc,
llàddo’ ’e
fatt so’ ngannarus,
addo’ cuaccdun aspett’a jurnata favorevole,
laddor ’e na voce miez a nu fuoc.
(trad. Un cirro di pensieri illuminanti
a volte è come fare
all’amore,
un’azzurrata di freschezza
in bocca,
là dove i fatti sono
ingannevoli,
dove qualcuno aspetta la
giornata favorevole,
l’odore di una voce in mezzo ad un fuoco.)
(1985)
’O vi lloco ’o dicere
Parlo ’e na cosa
’e scrivo n’ata,
scrivo nu penziero
ma penzo a
n’ato;
na parola
m’alloca ’o dicere
ma po’ faccio n’ata
cosa.
Sarrà ca
me sto ’nfrascanno
o sarrà ca sto capenno
comm se
scrive na poesia?
(trad. - Ecco qua il dire -
Parlo di una cosa
e ne scrivo un’altra,
scrivo un pensiero
ma penso ad un altro;
una parola mi mi
indica il dire
ma poi faccio altro.
Sarà che sto
rimbambendo
o sarà che sto capendo
come si scrive una poesia?)
(1985)
Parafrasando una poesia di Edoardo Sanguineti
spingi xpingi,
che cuando tua madre ti partorirà figlia
ti regalerò un automa a Natale, lalmanakko dei già
nati
un po’ di mare del nord, i resoconti
del mib;
)…(
xpingi
spingi, che cuando avrai dieci anni fil-
le
ti regalerò un maxi ap-
(p)artamento
sul litorale domitio
una lavatrice portatile, così potrai
fare la
pipì cuando
vorrai e/o farti–sporcare–da
lle–mestruazioni;
]…[
spjngi xpjngi, che cuando avrai ventanni daughter ti regalerò un maRIT
O tanto bueno
e
in grazia di dios, une pixtolet automaticue,
una corazzola
damianto, così se ti fa incazzare sa
prai come
difenderti
et una bella bella ma tanto beuty beuty
cucina in muratura con
forno elet(t)ricolo
&
girar - rostok;
da prenderlo per la gola, non si sa
mai
}…{
spÿngi xpÿngi, che cuando avrai trentan-
ni die Tochter
io : sarò : già : vecchio : se
non : già : morto
(1987)
Leggendo una poesia di Corrado Costa
karo kosta
costa cuel
ke kosta
ogni tanto
@i to[c]ca
@uel che
@i to(c)ca
:
ma
cuanto ci kosta!
la A di accua
p. es.
: rantola la
A di accua /
/ ricreando lenigma
dei kolori
alla foce
fa(tt)a daqqua
kolorata : logorata!
la U di
fuoco
p. es.
® : si rove(l)la la
® U di : fuoco
® in fuocati
o(rrr)lati
t(aaa)lora
l[ooo]rati
lòt[aaa]ri
¯ ¯ ¯ ¯
di sibili
ci kosta
pure
la voce
# ke
# si konfonde
# p. es.
col bianco
del foglio
intanti
modi
&
innessun
modo
ma
si perde
sempre p. es.
negli / angoli ¬
toc kando
il fondo
§ del bianco
§ e : non : si
: lascia
§ ved[eee]re
a
men
o
ke
non
e
spl[ooo]da
(1987)